Montevecchia: suor Natalina e la sua missione tra le bambine accusate di stregoneria
Dal 1976 opera nella Repubblica Democratica del Congo in aiuto dei più bisognosi e dal 2002 accompagna in percorsi di sostegno le numerosissime bambine accusate dai parenti di essere streghe, cause di disgrazie ed avversità contro tutta la famiglia. E' suor Natalina Isella, religiosa dell'Istituto secolare discepole del Crocifisso, che in occasione della S. Messa delle 18 di sabato 30 settembre ha testimoniato a Montevecchia della sua missione in Congo e raccontato proprio della difficile sfida nell'affrontare un problema sociale così grave come le accuse di stregoneria nei confronti di innocenti bambine.
Con la guerra nel 1994 in Rwanda era aumentato significativamente il numero di rifugiati, con una conseguente crescita esponenziale della povertà. Questa situazione aveva portato numerosi bambini ad essere abbandonati e vagare per le strade di Bukavu, città el Sud Kivu, attirando l'attenzione di organizzazioni e istituzioni. Sorprendentemente, tra questi minori c'erano nove ragazze di circa dieci anni che si definivano "streghe". Questa scoperta fu fatta da un gruppo di studentesse che, vedendo la precaria condizione in cui si trovavano, decisero di aiutarle. Le studentesse trovarono il sostegno di suor Natalina, che il giorno precedente aveva ricevuto le chiavi di una casa destinata a un progetto per persone disabili. La religiosa, originaria di Barzago, accettò immediatamente di aiutare le nove bambine e di offrire loro un rifugio sicuro. Questo segnò l'inizio di un progetto per migliorare le condizioni di vita di queste ragazze e offrire loro un futuro migliore.
"Era il 20 gennaio 2002 quando mi fu chiesto di occuparmi di quelle bambine abbandonate perché accusate di stregoneria" ha raccontato la missionaria . "Da allora sono trascorsi quasi vent'anni, durante i quali, assieme alle educatrici, abbiamo lavorato instancabilmente per ripristinare la dignità non solo di quelle nove bambine, ma anche delle molte altre che nel tempo si sono aggiunte". La casa da piccola che era all'inizio si è poi ampliata. Grazie alle donazioni generose dei benefattori, sono infatti stati aggiunti servizi essenziali, come un salone per gli incontri e una biblioteca, permettendo alla struttura di diventare un vero e proprio Centro per bambini nominato Ek'Abana (Casa delle bambine). "Di solito, una bambina rimane nel Centro per circa un anno, talvolta anche due. Durante la permanenza, intraprendiamo un percorso di perdono con ciascuna di loro, poiché l'accusa di essere la causa di tutti i problemi familiari rappresenta una ferita profonda".
"In quasi 20 anni abbiamo accolto più di 420 minori: ci prendiamo cura di circa 40-45 bambine e bambini ogni anno. Offriamo sostegno scolastico a 1200 bambini all’anno, aiutandoli a tornare a casa dalle loro famiglie. Ek'Abana, come espressione, significa anche 'i bambini a casa'. È bello – ha commentato per concludere il suo intervento – perché in effetti noi lavoriamo proprio perché le ragazze ritrovino la propria casa e possano ricominciare una vita di speranza".
Con la guerra nel 1994 in Rwanda era aumentato significativamente il numero di rifugiati, con una conseguente crescita esponenziale della povertà. Questa situazione aveva portato numerosi bambini ad essere abbandonati e vagare per le strade di Bukavu, città el Sud Kivu, attirando l'attenzione di organizzazioni e istituzioni. Sorprendentemente, tra questi minori c'erano nove ragazze di circa dieci anni che si definivano "streghe". Questa scoperta fu fatta da un gruppo di studentesse che, vedendo la precaria condizione in cui si trovavano, decisero di aiutarle. Le studentesse trovarono il sostegno di suor Natalina, che il giorno precedente aveva ricevuto le chiavi di una casa destinata a un progetto per persone disabili. La religiosa, originaria di Barzago, accettò immediatamente di aiutare le nove bambine e di offrire loro un rifugio sicuro. Questo segnò l'inizio di un progetto per migliorare le condizioni di vita di queste ragazze e offrire loro un futuro migliore.
"Era il 20 gennaio 2002 quando mi fu chiesto di occuparmi di quelle bambine abbandonate perché accusate di stregoneria" ha raccontato la missionaria . "Da allora sono trascorsi quasi vent'anni, durante i quali, assieme alle educatrici, abbiamo lavorato instancabilmente per ripristinare la dignità non solo di quelle nove bambine, ma anche delle molte altre che nel tempo si sono aggiunte". La casa da piccola che era all'inizio si è poi ampliata. Grazie alle donazioni generose dei benefattori, sono infatti stati aggiunti servizi essenziali, come un salone per gli incontri e una biblioteca, permettendo alla struttura di diventare un vero e proprio Centro per bambini nominato Ek'Abana (Casa delle bambine). "Di solito, una bambina rimane nel Centro per circa un anno, talvolta anche due. Durante la permanenza, intraprendiamo un percorso di perdono con ciascuna di loro, poiché l'accusa di essere la causa di tutti i problemi familiari rappresenta una ferita profonda".
"In quasi 20 anni abbiamo accolto più di 420 minori: ci prendiamo cura di circa 40-45 bambine e bambini ogni anno. Offriamo sostegno scolastico a 1200 bambini all’anno, aiutandoli a tornare a casa dalle loro famiglie. Ek'Abana, come espressione, significa anche 'i bambini a casa'. È bello – ha commentato per concludere il suo intervento – perché in effetti noi lavoriamo proprio perché le ragazze ritrovino la propria casa e possano ricominciare una vita di speranza".
M.Pen.