AmbientalMente: sulle partecipate pubbliche
Abbiamo letto alcune considerazioni sulle partecipate provinciali su cui vorremmo esprimerci. È evidente che la congiuntura economica internazionale abbia avuto effetti particolarmente negativi sulle società energivore e Lario Reti Holding non fa eccezione. Il problema che si pone con il dividendo del 2024 ha certamente un forte impatto sulle finanze dei comuni soci ma bisogna prestare attenzione alle ricette che si vogliono introdurre per risolvere il problema.
Pensare di individuare in Silea, o nel forno inceneritore, la fonte di guadagno o di energia che tenga a galla con travasi o fusioni i bilanci degli enti locali o di altre partecipate è particolarmente miope e pone numerosi problemi. Uno dei vantaggi del nostro territorio è stato quello di guardare alla collettività. La scelta di porre nello statuto di Silea che una quota non inferiore al 70% deve essere reinvestita nella attività societarie ha permesso di avere fondi per progettare e condurre, con bassi costi per la collettività, impianti virtuosi e all’avanguardia come il nuovo impianto di Seruso (al terzo posto come performance in Italia) e il futuro impianto di produzione di Biometano da rifiuti. Erodere questa capacità sarebbe un grosso errore.
Non va poi dimenticato il percorso politico, che ha visto nell’approvazione a larghissima maggioranza dell’atto di indirizzo di Silea del marzo 2019 il suo culmine: “Silea deve impegnarsi per intraprendere un percorso virtuoso atto a perseguire - al più tardi alla scadenza dell’attuale AIA (2032) - una riconversione tecnica e tecnologica del termovalorizzatore”. Vi deve dunque essere chiara l’idea che i rifiuti non sono una fonte energetica rinnovabile nella forma dell’incenerimento.
Quello che purtroppo manca al territorio è una vera Energy Service Company (ESCo) che possa operare nelle energie rinnovabili e nell’efficientamento energetico del patrimonio pubblico. È importante dunque iniziare presto una riflessione per individuare la via migliore per fornire di questa risorsa gli il territorio e i comuni.
Pensare di individuare in Silea, o nel forno inceneritore, la fonte di guadagno o di energia che tenga a galla con travasi o fusioni i bilanci degli enti locali o di altre partecipate è particolarmente miope e pone numerosi problemi. Uno dei vantaggi del nostro territorio è stato quello di guardare alla collettività. La scelta di porre nello statuto di Silea che una quota non inferiore al 70% deve essere reinvestita nella attività societarie ha permesso di avere fondi per progettare e condurre, con bassi costi per la collettività, impianti virtuosi e all’avanguardia come il nuovo impianto di Seruso (al terzo posto come performance in Italia) e il futuro impianto di produzione di Biometano da rifiuti. Erodere questa capacità sarebbe un grosso errore.
Non va poi dimenticato il percorso politico, che ha visto nell’approvazione a larghissima maggioranza dell’atto di indirizzo di Silea del marzo 2019 il suo culmine: “Silea deve impegnarsi per intraprendere un percorso virtuoso atto a perseguire - al più tardi alla scadenza dell’attuale AIA (2032) - una riconversione tecnica e tecnologica del termovalorizzatore”. Vi deve dunque essere chiara l’idea che i rifiuti non sono una fonte energetica rinnovabile nella forma dell’incenerimento.
Quello che purtroppo manca al territorio è una vera Energy Service Company (ESCo) che possa operare nelle energie rinnovabili e nell’efficientamento energetico del patrimonio pubblico. È importante dunque iniziare presto una riflessione per individuare la via migliore per fornire di questa risorsa gli il territorio e i comuni.
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