Comodamente sedute/99: F come fichi, F come fierezza

Non so se vi ricordate ma un paio di anni fa di questi tempi avevo pubblicato un articolo intitolandolo F come fichi F come frustrazione.

Eccolo qui per chi se lo fosse perduto o dimenticato.

Mi lamentavo del fatto di avere due piccoli alberi di fico e di non aver potuto preparare la marmellata che in famiglia è in assoluto una delle più apprezzate.

Oggi son qui di nuovo a parlare di fichi, perché se c’è una cosa che amo fare, è cambiare idea e raccontare di averla cambiata…

Quest’anno infatti, non solo le mie piante di fico sono letteralmente esplose, ma stanno producendo fichi in grande quantità.
Perciò vi dico con orgoglio che ho preparato 40 vasetti di marmellata!
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Quindi mi è parso doveroso tornare a scrivere di fichi non più con frustrazione ma con enorme fierezza!

Vi dirò di più, per celebrare questo evento ho voluto rifare la crostata che vi avevo proposto allora con una golosissima variante: oltre alla composta di fichi ho aggiunto anche una golosa crema di ricotta che l’ha resa assolutamente strepitosa!
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Ecco la ricetta modificata subito da realizzare!

CROSTATA DI FICHI SUPERGOLOSA
INGREDIENTI
PASTA FROLLA
280 gr di farina
120 gr di burro
140 gr di zucchero
1 uovo intero e un tuorlo
Un pizzico di sale fino
RIPIENO
500 gr di fichi
50 gr. di zucchero di canna
Una spruzzata di limone
qualche biscotto secco (facoltativo)
250 gr. di ricotta
un uovo
80 gr. di zucchero
Preparate la pasta frolla e mettetela in frigo per una mezz’oretta. Nel frattempo sbucciate i fichi, fateli a pezzetti e cuoceteli in padella per dieci minuti con lo zucchero di canna e il limone. Quando saranno diventati una bella purea, aggiungete qualche biscotto secco sbriciolato e lasciate raffreddare. Sbattete l’uovo con lo zucchero e la ricotta fino ad ottenere una crema omogenea. Dividete la pasta frolla in due parti, stendete la prima parte nella teglia imburrata, bucherellatela un po’, quindi versate prima la crema di ricotta e poi il composto di fichi e coprite con la seconda parte di pasta frolla, sigillandola bene lungo i bordi. Bucherellate la superficie e infornate a 180 gradi per 30/40 minuti. Se vi piace spolverizzate con un po’ di zucchero a velo.

FIEREZZA

La fierezza è uno stato d’animo che riconosciamo poco nella nostra vita.

Facciamo sempre così fatica a trovare ragioni per cui essere fiere e invece ne esistono a milioni.

Di noi stesse innanzitutto, del nostro operato, delle nostre parole, delle nostre decisioni, che mica sempre sono frutto del caso, della fortuna, dei consigli altrui.

Anzi, dietro un traguardo raggiunto, spesso ci sono tanto lavoro, tanta fatica, tanto impegno e tantissima costanza e se non siamo noi le prime a riconoscerlo, difficilmente lo faranno gli altri.

Il sentimento della fierezza, se così lo possiamo definire, è in assoluto uno dei miei preferiti.

Amo essere fiera non solo dei miei traguardi, ma anche dei miei fallimenti, perché non tolgono valore a ciò che sono, ma raccontano una storia di tentativi ostinati di migliorare sempre.

E amo essere fiera anche dei traguardi e dei fallimenti altrui perché inconsapevolmente portano valore aggiunto alla mia vita.

Fiera dei miei figli, dello sguardo che hanno sul mondo, che li salverà sempre dalla meschinità umana.

Fiera delle donne che la vita mette sul mio cammino ogni giorno, della loro instancabile capacità di rialzarsi sempre anche dopo la più rovinosa delle cadute.

Fiera degli uomini che non hanno paura di mostrare la loro fragilità, che sanno prendersi cura di ogni creatura che la vita mette loro accanto.

Fiera di quei genitori che commettono errori talmente pieni zeppi di amore, che gli verrà perdonato tutto.

Fiera di squadre che vincono o che perdono, di chi saluta con gentilezza e sorride senza una vera ragione, di chi è davvero bravo a far ridere le persone.

“Mantenere, nell’ombra, quella nobile fierezza dell’individualità che consiste nel non insistere per nulla con la vita.
Essere, nel volteggiare dei mondi dell’universo, come il pulviscolo floreale che un vento sconosciuto solleva nella brezza della sera, e il torpore dell’imbrunire lascia posare in un luogo a caso, indistinto tra cose maggiori.
Essere questo con una conoscenza sicura, né allegra né triste, grato al sole per il suo brillio e alle stelle per la loro lontananza. Non essere di più, non avere di più, non volere di più…”
Fernando Pessoa, Il libro dell’inquietudine, 1982 (postumo)

La fierezza abbatte l’invidia, semina bellezza, nutre l’autostima.

Riconoscere di essere fieri ci permette di camminare a testa alta in qualunque giorno della settimana, in qualunque mese dell’anno, ci insegna a perdonarci  e a volerci un po’ più di bene ma a volerne anche agli altri.

E voi amiche di cosa o di chi andate fiere?

Raccontatemi i vostri passi fieri, perché è proprio nel momento in cui li raccontate a voce alta, che imparate a riconoscerli.

Vi auguro una buona domenica e come sempre se questo articolo vi è piaciuto o vi ha fatto pensare a qualcuno di cui andate fieri, condividetelo, lo renderete felice.

Noi ci vediamo come sempre la prossima settimana oppure nel mio blog www.comodamentesedute.com

Giovanna Fumagalli Biollo
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