Bancarotta Diana: 3 anni e 4 mesi all'amministratore

Dopo il crac, c'è anche una condanna a sancire il "the end" della Rue Royal Diana, storica azienda di costumi da bagno nata a Merate e conosciuta poi, grazie anche ad atleti di grido nel tempo scesi in vasca indossando capi con la "freccia delle piscine", in tutto il mondo. Questa mattina il collegio giudicante del Tribunale di Lecco ha irrogato una pena pari a 3 anni e 4 mesi a Jeder Giulio Alacchi, a processo quale supposto amministratore di fatto dell'impresa durante l'ultima gestione, quella chiusasi con la dichiarazione di fallimento, nel 2017. Ha patteggiato in altro momento, invece, l'amministratore di diritto, uscito dunque di scena.

Convinto probabilmente di poter dimostrare la propria buona fede, Alecchi, assistito dall'avvocato Stefania Fiorentini, ha di contro affrontato - in solitaria - il dibattimento. Alla base delle accuse mosse a suo carico le conclusioni del curatore fallimentare, sposate evidentemente dal PM che per primo ha imbastito il fascicolo, passato poi più volte di mano fino ad approdare sulla scrivania del sostituto Simona Galluzzo, chiamata così - nel giugno scorso - a tirare le somme dell'istruttoria.

Sotto la lente della magistratura due ipotesi di reato: la bancarotta distrattiva, per la mancata corresponsione da parte di una società in qualche modo ancora legata ad Alecchi del canone pattuito per l'affitto di un ramo della Diana e la bancarotta documentale, cristallizzatasi invece nel momento in cui non è stata fornita al curatore fallimentare la documentazione necessaria per ricostruire la contabilità aziendale.

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