Comodamente sedute/98: le cose a cui siamo affezionati

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Ho trascorso buona parte dei mesi estivi a sbarazzarmi di una quantità inverosimile di cose inutili di cui la mia casa era piena zeppa. Ho perso il conto dei viaggi fatti in discarica per liberarmi di libri polverosi, elettrodomestici in disuso, giochi non più funzionanti, pezzi inutili di legno, plastica, alluminio conservati (soprattutto da mio marito) perché “non si sa mai, possono sempre tornare utili”.

E’ stato un lavoro di grande soddisfazione che mi ha permesso anche di fare ordine e creare spazi nuovi (ve lo consiglio veramente!) e alla fine ho provato una sensazione di leggerezza impagabile.

Tuttavia, devo ammettere che ogni tanto mi imbattevo in qualcosa che muoveva così tanto i miei ricordi, che proprio non sono riuscita a eliminare nonostante fossi ben consapevole della sua inutilità. 

Sono poche le cose a cui sono affezionata, perché preferisco legarmi a ricordi, momenti, sensazioni piuttosto che a oggetti che inevitabilmente il tempo deteriora, eppure ci sono cose che sono state capaci di insinuarsi nel cuore e da lì non c’è modo di spostarli.
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Da trent’anni utilizzo sempre la stessa tazza per fare colazione e anche se è vecchiotta e un po’ fuori moda, guai a chi me la tocca. Davanti a quella tazza ho versato lacrime quando i pensieri mattutini mi riportavano a momenti tristi, è stata testimone di lunghe conversazioni con mio marito quando ancora non era la malattia a farla da padrone, ha visto i miei figli diventare grandi, e svariati animali camminarmi intorno alla ricerca di una carezza con cui cominciare la giornata. E’ la mia tazza e ci sono affezionata.
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Sono affezionata alle fedi che porto al dito perché sono custodi di promesse e di impegno.
Sono affezionata alla sveglia che era appartenuta al mio papà e che occupa un posto speciale in casa mia. Ci ha tenuto compagnia con il suo insopportabile ticchettio per molti anni e guardarla di tanto in tanto mi riporta ai tempi felici della mia giovinezza ricordandomi quanto sono stata felice e amata.
Affezionarsi significa legarsi a qualcosa che a sua volta ci conduce a dei ricordi, qualcosa di cui non possiamo fare a meno. 
Ci affezioniamo a persone, animali, oggetti, ma anche abitudini, sensazioni, storie.
A volte ci affezioniamo a cose anche banali e non lo riveliamo a nessuno perché un po’ ci vergogniamo, oppure perché si tratta di qualcosa che non abbiamo desiderio di condividere, testimone di un momento che appartiene a noi soltanto. 
In realtà se ci pensiamo non è tanto all’oggetto in sé che ci sentiamo legate, ma alle emozioni che suscita in noi ogni qualvolta lo guardiamo, lo sfioriamo, lo utilizziamo.
Quante volte ci è capitato di sentirci dire di buttare qualcosa di mal ridotto, il cui utilizzo ormai è divenuto impossibile, e quante volte abbiamo sorpreso i nostri figli, stringere al cuore un orsacchiotto consumato che ha il sapore dell’infanzia?
Siamo fatte di ricordi, di momenti, di emozioni e tanti di quegli oggetti ne sono stati spettatori tangibili, hanno visto cose che forse a nessun altro abbiamo concesso di guardare e sono lì a raccontarci una storia preziosa della quale siamo state protagoniste.
Affezionarsi significa concedere che tra noi e qualcos’altro o qualcun altro si crei un legame che forse un giorno potrebbe rompersi e spezzarci il cuore, ma per insondabili ragioni, crediamo ne valga la pena. 

Mi piacerebbe tanto che utilizzaste questa rubrica per raccontare a cosa siete affezionati,quindi se leggendo questo post di tazze e sveglie e orsacchiotti vi è venuta voglia di andare a dare una sbirciatina a quell’oggetto a cui siete tanto legate, fatelo, concedetevi un momento di bene, lasciatevi trasportare dai ricordi che vi evoca e poi se volete raccontatelo qui, a me farebbe molto piacere.

Vi auguro una buona domenica e come sempre se volete passare per un saluto nel mio blog per leggere altri articoli, volentieri vi aspetto www.comodamentesedute.com
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
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