Merate: Matteo De Zaiacomo racconta le grandi pareti delle Alpi e del mondo
In vista del weekend di festa per i 95 anni di fondazione del Gruppo Alpini di Merate, il CAI meratese ed il Comune hanno invitato nella serata di giovedì 14 settembre lo scalatore membro del prestigioso Gruppo Ragni di Lecco ed accademico CAI Matteo De Zaiacomo per raccontare se stesso ed il suo l'amore per l'arrampicata.
Conosciuto con il soprannome "Giga", per il suo essere un giagante buono, Matteo De Zaiacomo a soli 30 anni è già uno dei massimi esponenti dell'alpinismo italiano di alto livello, per via delle sue innumerevoli spedizioni alla volta delle pareti più ostili e verticali che ci siano nei quattro gli angoli del mondo. "Ho iniziato ad arrampicare a zero anni" ha spiegato scherzosamente Matteo. "I miei genitori, soprattutto mio padre, sono sempre stati appassionati scalatori ed un giorno, al termine di un'arrampicata, hanno scoperto che sarei venuto al mondo. Quando sono venuto alla luce ero quindi già uno scalatore brevetto".
La vera passione per l'arrampicata nasce però all'età di circa 10 anni quando, dopo essersi infortunato a calcio, decide di seguire il padre alla volta delle pareti alpine. Gli anni passano e Matteo inizia a cercare sfide sempre più stimolanti ed impegnative. A circa 20 anni viene infine contattato da Luca Schiera, anch'egli giovane scalatore in cerca di sfide, che gli propone di andare in Kirghizistan, più precisamente nella valle di Ak-su, dove riescono ad arrampicarsi per diverse vie e ad aprirne delle nuove. "Pur essendo lontano centinaia di chilometri da casa, appena ho visto le pareti il mio istinto ha capito immediatamente come le avrei dovute affrontare perchè molto simili ad esperienze già vissute in passato". In quel momento De Zaiacomo capì che non voleva perdere tempo e sfruttare la giovane età e l'energia per eseguire una spedizione l'anno così da migliorarsi sempre di più.
Oltre all'abilità nella scalata, Matteo ha anche scoperto quanto sia importante migliorare l'aspetto personale e la mentalità con cui si affronta questo sport. "Tornato dal Kirghizistan credevo che nulla mi avrebbe più fermato. Avevo un approccio arrogante verso la scalata e le pareti e mio padre si accorse subito quando lo invitai a seguirmi in un'arrampicata sulle Dolomiti. Le nuvole ed il maltempo erano un chiaro avvertimento della montagna che quel giorno me ne sarei dovuto tornare a casa, ma io, dalla mia imprudenza nel non ascoltare i consigli di mio padre e del luogo che mi circondava, decisi arrogantemente di scalare la parete, pur non riuscendo a seguire la via per la scarsa visibilità. Fu così che sbagliai un appoggio e mi feci male. Sull'elicottero di soccorso capii quanto fosse importante avere coscienza in ogni decisione presa in questo sport, anche per rispetto nei confronti di chi ti vuole bene e sa che stai per affrontare un'impresa rischiosa".
Dopo quell'episodio Matteo ricevette la proposta di entrare a far parte del Gruppo Ragni della Grignetta, uno dei più prestigiosi gruppi alpinistici del panorama internazionale con alle spalle oltre 70 anni di storia, fatta di scalate ai massimi livellu sulle montagne di tutto il mondo. "Poter indossare il maglione rosso con lo stemma del gruppo Ragni per me è stato ed è tuttora un onore. Per un alpinista quello dei ragni è un maglione a volte pesante da portare, perché carico di tanta storia e tante aspettative. Ma é anche uno stimolo costante ad inseguire con tenacia i nostri sogni e le nostre ambizioni, perché ci ricorda da dove veniamo e dove possiamo arrivare".
Ed è così che sono iniziate le innumerevoli spedizioni che hanno reso famoso Matteo De Zaiacomo e che sono andate a sommarsi alla lista di imprese del gruppo Ragni. Tra le più memorabili Matteo ha ricordato la ghiacciata e desolata Isola di Baffin, l'imperturbabile e ardua Bhagirathi IV sull'Himalaya, scalata in giornata dopo infiniti tentativi, ed il Cerro Torre, vetta situtata in Patagonia tra le più spettacolari ed inaccessibili del mondo per via della sua parete granitica di 900 metri. "Spesso si pensa che per vedere luoghi spettacolari si debba per forza andare via dall'Italia, così la pensavo anch'io. Negli ultimi anni ho però intrapreso varie arrampicate su pareti che spesso vengono dimenticate ma che sono tra le più belle che io abbia mai scalato" ha concluso Matteo. "Tra i miei molti sogni voglio andare in Antartide, El Capitan, il Pakistan e tornare a Baffin, ma per ora credo che resterò a casa, per fare boulder, fare qualche tiro in falesia e scalare una via in Dolomiti con papà".
Dopo un'incessante fragore d'applausi, Matteo De Zaiacomo ha ricevuto le congratulazioni, oltre che dei doni simbolici, da parte del sindaco Massimo Panzeri, del presidente del CAI di Merate Daniele Oggioni e del capogruppo della sezione alpini di Merate Claudio Ripamonti. "Quando si parla di alpini si parla di famiglia e la loro casa è la montagna. E' sempre bello vedere storie di giovani come Matteo che racchiudono tutti i valori di un alpino e amano allo stesso modo la montagna" sono state le parole del Sindaco, confermate anche dal capogruppo Ripamonti che ha sottolineato il suo comportamento sempre umile ed onesto, pur avendo compiuto certe imprese.
Conosciuto con il soprannome "Giga", per il suo essere un giagante buono, Matteo De Zaiacomo a soli 30 anni è già uno dei massimi esponenti dell'alpinismo italiano di alto livello, per via delle sue innumerevoli spedizioni alla volta delle pareti più ostili e verticali che ci siano nei quattro gli angoli del mondo. "Ho iniziato ad arrampicare a zero anni" ha spiegato scherzosamente Matteo. "I miei genitori, soprattutto mio padre, sono sempre stati appassionati scalatori ed un giorno, al termine di un'arrampicata, hanno scoperto che sarei venuto al mondo. Quando sono venuto alla luce ero quindi già uno scalatore brevetto".
La vera passione per l'arrampicata nasce però all'età di circa 10 anni quando, dopo essersi infortunato a calcio, decide di seguire il padre alla volta delle pareti alpine. Gli anni passano e Matteo inizia a cercare sfide sempre più stimolanti ed impegnative. A circa 20 anni viene infine contattato da Luca Schiera, anch'egli giovane scalatore in cerca di sfide, che gli propone di andare in Kirghizistan, più precisamente nella valle di Ak-su, dove riescono ad arrampicarsi per diverse vie e ad aprirne delle nuove. "Pur essendo lontano centinaia di chilometri da casa, appena ho visto le pareti il mio istinto ha capito immediatamente come le avrei dovute affrontare perchè molto simili ad esperienze già vissute in passato". In quel momento De Zaiacomo capì che non voleva perdere tempo e sfruttare la giovane età e l'energia per eseguire una spedizione l'anno così da migliorarsi sempre di più.
Oltre all'abilità nella scalata, Matteo ha anche scoperto quanto sia importante migliorare l'aspetto personale e la mentalità con cui si affronta questo sport. "Tornato dal Kirghizistan credevo che nulla mi avrebbe più fermato. Avevo un approccio arrogante verso la scalata e le pareti e mio padre si accorse subito quando lo invitai a seguirmi in un'arrampicata sulle Dolomiti. Le nuvole ed il maltempo erano un chiaro avvertimento della montagna che quel giorno me ne sarei dovuto tornare a casa, ma io, dalla mia imprudenza nel non ascoltare i consigli di mio padre e del luogo che mi circondava, decisi arrogantemente di scalare la parete, pur non riuscendo a seguire la via per la scarsa visibilità. Fu così che sbagliai un appoggio e mi feci male. Sull'elicottero di soccorso capii quanto fosse importante avere coscienza in ogni decisione presa in questo sport, anche per rispetto nei confronti di chi ti vuole bene e sa che stai per affrontare un'impresa rischiosa".
Dopo quell'episodio Matteo ricevette la proposta di entrare a far parte del Gruppo Ragni della Grignetta, uno dei più prestigiosi gruppi alpinistici del panorama internazionale con alle spalle oltre 70 anni di storia, fatta di scalate ai massimi livellu sulle montagne di tutto il mondo. "Poter indossare il maglione rosso con lo stemma del gruppo Ragni per me è stato ed è tuttora un onore. Per un alpinista quello dei ragni è un maglione a volte pesante da portare, perché carico di tanta storia e tante aspettative. Ma é anche uno stimolo costante ad inseguire con tenacia i nostri sogni e le nostre ambizioni, perché ci ricorda da dove veniamo e dove possiamo arrivare".
Ed è così che sono iniziate le innumerevoli spedizioni che hanno reso famoso Matteo De Zaiacomo e che sono andate a sommarsi alla lista di imprese del gruppo Ragni. Tra le più memorabili Matteo ha ricordato la ghiacciata e desolata Isola di Baffin, l'imperturbabile e ardua Bhagirathi IV sull'Himalaya, scalata in giornata dopo infiniti tentativi, ed il Cerro Torre, vetta situtata in Patagonia tra le più spettacolari ed inaccessibili del mondo per via della sua parete granitica di 900 metri. "Spesso si pensa che per vedere luoghi spettacolari si debba per forza andare via dall'Italia, così la pensavo anch'io. Negli ultimi anni ho però intrapreso varie arrampicate su pareti che spesso vengono dimenticate ma che sono tra le più belle che io abbia mai scalato" ha concluso Matteo. "Tra i miei molti sogni voglio andare in Antartide, El Capitan, il Pakistan e tornare a Baffin, ma per ora credo che resterò a casa, per fare boulder, fare qualche tiro in falesia e scalare una via in Dolomiti con papà".
Dopo un'incessante fragore d'applausi, Matteo De Zaiacomo ha ricevuto le congratulazioni, oltre che dei doni simbolici, da parte del sindaco Massimo Panzeri, del presidente del CAI di Merate Daniele Oggioni e del capogruppo della sezione alpini di Merate Claudio Ripamonti. "Quando si parla di alpini si parla di famiglia e la loro casa è la montagna. E' sempre bello vedere storie di giovani come Matteo che racchiudono tutti i valori di un alpino e amano allo stesso modo la montagna" sono state le parole del Sindaco, confermate anche dal capogruppo Ripamonti che ha sottolineato il suo comportamento sempre umile ed onesto, pur avendo compiuto certe imprese.
M.Pen.