San Zeno: serata di riflessione sulla pace con Luciano Gualzetti di Caritas Ambrosiana

Nella serata di venerdì 8 presso la parrocchia di San Zeno, si è tenuto l’incontro “La Chiesa e la pace” a cura del direttore di Caritas Ambrosiana della diocesi di Milano Luciano Gualzetti accompagnato da momenti di canto del coro e da musiche della Scuola Eugenio Nobili.
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Il direttore di Caritas Ambrosiana, Luciano Gualzetti

L’attenzione del pubblico è stata focalizzata su due tematiche legate al calvario di Gesù: la postura di compassione di Maria sotto la croce e la dimensione della speranza nella Resurrezione dopo una morte così emblematica, che deve spingere i credenti a condividere la passione di Cristo come ha fatto la Madonna. Maria durante il calvario vive la sofferenza fisica di un figlio che sembra sconfitto, la vergogna di essere lì con un condannato finché finalmente si abbandona alla volontà del divino, che porta a comprendere che Dio ha regalato al figlio il gesto d’amore più grande: dare la vita per i propri fratelli. Non bisogna quindi solo soffermarsi sulla dimensione fisica del dolore, al contrario bisogna concentrarsi su quella spirituale che spinge all’azione di fronte ad appelli di aiuto vicini e lontani, per condividere il dolore nello stesso modo in cui ha fatto Maria.
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In questo periodo difficile bisogna schierarsi decidendo che la guerra e le armi non sono la soluzione ai conflitti. I Cristiani non possono che essere uomini di speranza siccome al momento della Resurrezione l’ultima parola detta sulla morte è la vita. È dunque necessario trovare strade alternative che portino all'appianamento dei conflitti, eliminando quelle situazioni che costringono a sofferenza e instillando quelle per costruire condizioni di pace, riconoscendo che i migranti e fuggitivi hanno anch’essi intriso dentro di loro un germe di speranza che li lascia attaccati alla vita, il desiderio di una quotidianità migliore.
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Don Giancarlo Cereda

Essere uomini di Chiesa significa vivere questa speranza con loro e Maria. Credere che ogni persona può ripartire tirando fuori le energie e la volontà necessarie. Questa è la postura che deve appartenere ad un Cristiano: cercare di vedere il bene in ogni uomo anche tra pregiudizi e difficoltà. Le vere armi da brandire per creare un tessuto sociale sicuro sono quelle che la Caritas Spes e Caritas Ucraina hanno mostrato in questi anni nel paese in guerra: il soccorso degli sfollati e il mantenimento di un reddito stabile per quelle famiglie che hanno perso il lavoro, insieme alle Caritas di confine che hanno accolto i profughi e li hanno supportati. Questo ente confessionale intende promuovere progetti che sul lungo periodo possano aiutare chiunque a rialzarsi, a prescindere delle loro convinzioni e credenze: oggi in Italia 3.000 famiglie ucraine sono ospiti di parrocchie e di amici e lo rimarranno fino alla stipulazione di una pace. 
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È anche vero che, come dimostra la storia, la Chiesa non è perfetta. Molte realtà trasformano il nemico da schiacciare in un essere spregevole, quasi non umano e dunque più facile da eliminare proprio come è successo con il genocidio in Rwuanda. Per questo motivo Gualzetti ha invitato a prendere una posizione ben definita in modo da fermare sul nascere questo tipo di sentimenti e dimostrare davvero una propensione alla pace. 

Questa conferenza si è tenuta nella cornice della 38° festa della Madonna Addolorata di Porchera che continuerà fino a domenica 10 settembre con la processione con la statua della Madonna per le vie del paese insieme alla Banda di Airuno.
I.Bi.
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