Merate, viaggio a ritroso nel tempo/6: l’osteria della Tanina poi Taverna tra belle ragazze e le cotolette del "sciur Ceser".

L'osteria di Tanina, poi diventata “La Taverna” era tra le più antiche di Merate. Il primo proprietario di cui si ha memoria - forse il fondatore - è Gaetano Consonni, alla cui morte subentrò la moglie, Tanina, per l'appunto. L'osteria occupava l'area tra le attuali Via Trento e Via Carlo Baslini, dove oggi, in pratica c'è il centro commerciale La Taverna.

Nei primi anni del '900, l'attività passò da "ma' Tanina" al figlio Cesare e, successivamente ai figli di questi, Ersilia, Graziosa e Riccardo, che gestirono per lunghi anni l'osteria, dotata anche di alcune stanzette per il pernottamento. Si tratta quindi più che di un semplice bar, di una trattoria, con ottima cucina a prezzi popolari. La storia della trattoria "Tanina" è legata alla controversia con l'Albergo del Sole sull'ubicazione del mercato del bestiame. Entrambi i proprietari volevano che l'esposizione degli animali avvenisse di fronte ai propri esercizi.

All'epoca - e fino a tutti gli anni sessanta - il mercato del bestiame costituiva un momento di forte attrazione; contadini e allevatori arrivavano in città da tutte le contrade del lecchese, e della fascia ovest del bergamasco. Ottenere che il mercato si svolgesse sull'area antistante, poteva segnare il pieno successo o l'inevitabile declino di una delle due attività. La controversia assunse toni aspri, con liti furibonde tra i diretti interessati e le rispettive fazioni. A risolvere la vertenza furono i mediatori, maestri nello scegliere gli affari giusti, i partner ideali e le soluzioni più convenienti. Difatti, chiamati in causa nella loro qualità di veri organizzatori dei mercati, decisero che "L'è pusé bela la Tanina, l'albergh del Suu, l'è trop de lùsu", troppo elegante l'Albergo del Sole, meglio la Tanina. La decisione favorì lo sviluppo degli affari del locale che aumentò anche il numero delle camere.
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Graziosa Consonni

 "Una sera – ci raccontò nel 2001 Graziosa Consonni, allora 92 anni - avevamo appena finito di appendere salami di maiale al soffitto di una stanza, quando arrivarono due stranieri di bell'aspetto che accettarono di dormire nella stessa stanza essendo la trattoria al completo. Il mattino dopo, però, non c'erano più né i forestieri né tutto il salame appeso al soffitto; quasi un maiale intero sparito nella notte. Anche cinquant'anni fa non mancavano i ladri audaci".

Piatti tipici della "Tanina" erano la cotoletta alla milanese, la trippa e la cassoela. La cotoletta del signor Cesare, era famosa in tutto il meratese. Il sindaco Carlo Baslini, medico oculista con studi in città e a Milano, portava spesso gli amici milanesi a gustare i piatti del "sciur Ceser". Ma anche la bellezza delle sorelle Ersilia e Graziosa, aveva fatto il giro delle contrade contadine e operaie della Brianza. Tanto che, quando arrivò da Roma l'invito al sindaco Carlo Baslini, di selezionare un gruppo di signorine degne di rappresentare la bellezza brianzola, al matrimonio di Umberto I° con Maria José, questi non ebbe un attimo di esitazione, arruolando subito le sorelle Consonni. Era l'anno 1930.
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7 gennaio 1930: "Il professore Invernizzi e ragazze di Merate tra cui Ersilia e Graziosa in costume Brianzolo a Roma in occasione delle nozze del Principe Umberto di Savoia con la Principessa Maria del Belgio. Bionda Maria - disse il Principe - ti porto via sulle ali dell'amor"


Il verdetto popolare aveva stabilito che le più belle di Merate erano loro: Ersilia e Graziosa. Una tradotta si incaricò di portarle, assieme ad altre ragazze dei paesi vicini, fino nella Capitale. "Ricordo ancora bene quella giornata", ci dice Graziosa Consonni. "L'ansia dei preparativi, l'invidia che ci circondava da parte di tante amiche escluse dalla selezione, i saluti di tutti i meratesi. Poi a Roma, una cerimonia incredibile con tanto lusso, abiti meravigliosi. Non c'era la televisione, noi potevamo soltanto immaginare come fosse la vita delle persone che contavano a Roma. Naturalmente non eravamo sole: con noi c'era il professor Invernizzi, insegnante presso il collegio Manzoni, con l'incarico di accompagnarci e tenerci d'occhio. Non si sa mai..".

L'appuntamento più impegnativo per i ristoratori era certamente quello con la Fiera di Sant'Ambrogio. Lo racconta la stessa Graziosa Consonni: "La Fiera era una festa per tutti. Arrivava una marea di gente dai paesi intorno e per due giorni di seguito le bancarelle erano prese d'assalto. La sera, poi, le piazze e le viette, spesso sotto la neve, erano punteggiate dalle luci dei carretti degli ambulanti che si preparavano a trascorrere la notte all'aperto. Chi trovava posto veniva nella nostra trattoria; gli altri che non potevano permettersi la camera dell'Albergo del Sole, stavano fino alla chiusura, al Cantinun e negli altri locali, poi andavano a dormire sui carretti o sotto la bancarella. Il clima di festa che si respirava in quei giorni era tutta un'altra cosa rispetto a oggi. La gente si salutava, si scambiava sinceri auguri, amava stare in strada anche fino a tarda ora. Nei bar andavano famiglie intere per trascorrere un po' di tempo in compagnia. E poi la Fiera era proprio bella, minga cumé adess, che l'è ul mercatin del negot".
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Graziosa Consonni in compagnia del fratello Riccardo

Dopo tanti anni trascorsi al bancone del bar, le sorelle Consonni decidono che è giunto il momento di cambiare. Sono donne in gamba, col senso degli affari. La guerra è finita da un bel pezzo, adesso la gente incomincia a curare il proprio aspetto. Così Ersilia e Graziosa cambiano settore commerciale e danno vita alla famosissima "Imec", poi Lady Abbigliamento, a due passi dall'amata trattoria. Si tratta di un ampio negozio, con due vetrine sulla centralissima Via Carlo Baslini, che vende articoli di merceria, corsetteria, abbigliamento, calze. Un altro successo commerciale.
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 1 giugno 1955: inaugurazione del negozio "Imec", oggi Lady Abbigliamento

Nel frattempo la trattoria passa ad un professore meridionale che però ben presto la cede a Pietro Ravasi. Da allora e per i successivi trent'anni circa diventa "la Taverna". A metà degli anni ottanta anche Pietro Ravasi si ritira dall'attività e alcuni investitori, tra cui il figlio di Pietro, Franco Ravasi e l'architetto Roberto Colombo, ristrutturano tutti i locali, comprese rimesse e cascinali e danno vita al centro commerciale che porta ancora il precedente nome: Taverna. Ma nel cuore dei vecchi meratesi, sotto quel porticato, c'era la Tanina. Te se la regordet, no?
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Il cortile interno dell'osteria "La Taverna" prima che venisse ristrutturata.

 
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L'ingresso sul retro di via Trento

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6/ continua
di Claudio Brambilla e Roberto Perego
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