Merate, viaggio a ritroso nel tempo/5: quando la politica era ''infuocata'', anche i bar erano schierati, Circulin e Circulun
Gli anni della passione politica, degli slogan "Nel segreto dell'urna Dio ti vede, Stalin no", quando democristiani e comunisti, finito l'abbraccio partigiano e le lotte di resistenza, iniziarono a combattersi sempre più duramente, ebbero precisi riferimenti anche nella toponomastica dei locali pubblici. Il primo locale "schierato" è il Circolo Familiare di Piazza Prinetti, più noto come "Ul Circulun".
La prima sede è annessa al negozio della cooperativa "La Meratese", aperto in Via Trieste in alcuni locali di Casa Avignone. L'atto costitutivo della cooperativa viene redatto presso la sezione della Democrazia Cristiana, in Via Trento 10 dal notaio Luigi Stella, il 10 luglio 1945, alla presenza di 31 soci promotori, rappresentanti dei tre partiti di massa, la Dc, il Psi e il Pci. Lino Zanarotti è il primo presidente, Camillo Albani il vice. Il Consiglio è composto da Giuseppe Carretti, Giovanni Gerosa e Angelo Soroldoni. Nei primi anni l'attività si sviluppa in armonia, la sede viene trasferita in piazza Giulio Prinetti (ex ristorante La Torre), assai più ampia e dotata di campi da bocce, cucina e spazi all’aperto. Ma i contrasti politici tra democristiani e comunisti finiscono per irrigidire i rapporti anche all'interno del Circolo Familiare. Si verificano alcuni scontri che vedono i Dc in difficoltà. Gli avventori del Circolone sono a maggioranza di sinistra. La scintilla scatta nel '48 con la costituzione del fronte popolare delle sinistre socialcomuniste e saetta nell'aria della nostra tranquilla cittadina, con l'attentato a Palmiro Togliatti. La triplice sindacale si rompe, le fazioni operaie si contrappongono in base all'appartenenza partitica, l'aria si fa sempre più pesante e i tafferugli tra esagitati del Pci e militanti della Dc si moltiplicano. Convivere nei grandi locali di Piazza Prinetti è ormai impossibile. Così, nel 1949 un gruppo di cittadini di ispirazione politica democristiana si riunisce in alcune stanze a piano terra dell'edificio di proprietà Baslini, di Via Sant'Ambrogio 17 e fonda il "Circolo Aurora", subito ribattezzato "Ul Circulin".
La politica irrompe nel commercio: Circulin e Circulun si fronteggeranno per lunghi anni; i "rossi" in Piazza Prinetti e i "bianchi", vicino alla chiesa. Il Circolo Familiare è affidato ai coniugi Gualtieri di Modena. Lui è una pezza d'uomo, un po' stempiato, che mesce vino ai clienti dai bottiglioni da due litri. Lei è cortese, un'avvenente emiliana, capace di gestire un locale, talvolta "difficile" come un circolo ricreativo. "All'inizio - racconta la signora Gualtieri - temevamo di non essere bene accolti, venendo da fuori. Invece con i clienti si è subito stabilito un bel rapporto di fiducia e di amicizia. Gli operai e i pensionati trascorrevano molto tempo giocando alle bocce e la vetrinetta era piena di coppe vinte nelle gare zonali e provinciali. La domenica si parlava di calcio, di bocce e di politica; e quando il discorso finiva su argomenti politici e sindacali allora sì che gli animi si scaldavano. Ricordo che negli anni sessanta nacque il quotidiano "Il Giorno" e per farlo conoscere arrivarono al Circolo alcuni incaricati a spiegare la linea del nuovo giornale e, successivamente, inviarono per un po' di tempo alcune copie. Il Giorno finì per diventare il quotidiano del Circolone. Allora c'erano ancora i giornali del pomeriggio come il Corriere d'informazione, comprato da molti clienti e dal ’52 anche La Notte che però era di destra".
Problemi di salute resero sempre più difficile ai coniugi Gualtieri proseguire l'attività. Nel 1970 dovettero abbandonare. Nel frattempo anche il Circolino - aperto come dicevamo nel '49 - mostrava i primi segni di evidente difficoltà: i costi avevano preso a salire rapidamente con la crescita dell'inflazione e i prezzi non riuscivano a compensare le maggiori spese. A gestirlo era giunta la famiglia Ravasi, non dipendente quindi dalla Cooperativa. I clienti, invece, erano sempre quelli, soci, simpatizzanti dc e tanta gente comune, estranea alla politica militante. Ma l'entusiasmo dei fondatori si era ormai spento e nel complesso anche la vivacità politica si era un po’ attenuata con i socialisti alleati stabili della Dc a Roma. Tenere aperto il locale diventava un impegno gravoso non sufficientemente compensato dai ricavi. Così, nell'agosto del 1972, anche la famiglia Ravasi decide di chiudere. Del resto, ragioni economiche a parte, anche la "funzione politica" del Circulin, si era ormai esaurita: di lì a qualche anno il Pci avrebbe tentato l'estremo sorpasso sulla Dc, ma senza riuscirci; mentre un nuovo personaggio era pronto a balzare sulla scena politica: quel Bettino Craxi incoronato segretario del Psi, (una soluzione che doveva essere di ripiego e invece sappiamo tutti come andarono poi le cose) durante il congresso all'hotel Midas nel 1976.
Il Circolino, a differenza della gran parte degli altri bar, non preparava piatti freddi o caldi ma aveva preferito avviare un commercio parallelo di trasporto al domicilio di vini, acqua e bevande. Un'attività imitata poi da altri operatori privati. La cooperativa Aurora aprì altri due locali: il bar Mentin di Via Verdi, chiuso nel 1983, e il bar Pirovano di Novate, all'ingresso di vicolo Colombino.
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5/ continua
La politica irrompe nel commercio: Circulin e Circulun si fronteggeranno per lunghi anni; i "rossi" in Piazza Prinetti e i "bianchi", vicino alla chiesa. Il Circolo Familiare è affidato ai coniugi Gualtieri di Modena. Lui è una pezza d'uomo, un po' stempiato, che mesce vino ai clienti dai bottiglioni da due litri. Lei è cortese, un'avvenente emiliana, capace di gestire un locale, talvolta "difficile" come un circolo ricreativo. "All'inizio - racconta la signora Gualtieri - temevamo di non essere bene accolti, venendo da fuori. Invece con i clienti si è subito stabilito un bel rapporto di fiducia e di amicizia. Gli operai e i pensionati trascorrevano molto tempo giocando alle bocce e la vetrinetta era piena di coppe vinte nelle gare zonali e provinciali. La domenica si parlava di calcio, di bocce e di politica; e quando il discorso finiva su argomenti politici e sindacali allora sì che gli animi si scaldavano. Ricordo che negli anni sessanta nacque il quotidiano "Il Giorno" e per farlo conoscere arrivarono al Circolo alcuni incaricati a spiegare la linea del nuovo giornale e, successivamente, inviarono per un po' di tempo alcune copie. Il Giorno finì per diventare il quotidiano del Circolone. Allora c'erano ancora i giornali del pomeriggio come il Corriere d'informazione, comprato da molti clienti e dal ’52 anche La Notte che però era di destra".
Problemi di salute resero sempre più difficile ai coniugi Gualtieri proseguire l'attività. Nel 1970 dovettero abbandonare. Nel frattempo anche il Circolino - aperto come dicevamo nel '49 - mostrava i primi segni di evidente difficoltà: i costi avevano preso a salire rapidamente con la crescita dell'inflazione e i prezzi non riuscivano a compensare le maggiori spese. A gestirlo era giunta la famiglia Ravasi, non dipendente quindi dalla Cooperativa. I clienti, invece, erano sempre quelli, soci, simpatizzanti dc e tanta gente comune, estranea alla politica militante. Ma l'entusiasmo dei fondatori si era ormai spento e nel complesso anche la vivacità politica si era un po’ attenuata con i socialisti alleati stabili della Dc a Roma. Tenere aperto il locale diventava un impegno gravoso non sufficientemente compensato dai ricavi. Così, nell'agosto del 1972, anche la famiglia Ravasi decide di chiudere. Del resto, ragioni economiche a parte, anche la "funzione politica" del Circulin, si era ormai esaurita: di lì a qualche anno il Pci avrebbe tentato l'estremo sorpasso sulla Dc, ma senza riuscirci; mentre un nuovo personaggio era pronto a balzare sulla scena politica: quel Bettino Craxi incoronato segretario del Psi, (una soluzione che doveva essere di ripiego e invece sappiamo tutti come andarono poi le cose) durante il congresso all'hotel Midas nel 1976.
Il Circolino, a differenza della gran parte degli altri bar, non preparava piatti freddi o caldi ma aveva preferito avviare un commercio parallelo di trasporto al domicilio di vini, acqua e bevande. Un'attività imitata poi da altri operatori privati. La cooperativa Aurora aprì altri due locali: il bar Mentin di Via Verdi, chiuso nel 1983, e il bar Pirovano di Novate, all'ingresso di vicolo Colombino.
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di Claudio Brambilla e Roberto Perego