Feste paesane: scopi benefici non devono penalizzare chi fa la ristorazione professionale
Buonasera redazione. Vorrei proporre un tema di riflessione sulle sagre e feste paesane, con particolar riguardo alla recentissima festa della Frazione Foppaluera in Brivio, che uso come esempio. Premetto d’esser un commerciante del settore della ristorazione. Le nostre attività nel corso del 2022 e 2023 hanno subito un grave deterioramento del fatturato causato da vari fattori, e più precisamente: 1) incremento dei costi energetici 2) incremento dei costi per l’acquisto della materia prima da trasformare 3) difficoltà a reperire personale a chiamata con conseguente riduzione del numero dei coperti 4) consistente minor afflusso della clientela durante i giorni infrasettimanali . Bisogna poi tener presente che anche i così detti costi fissi (sanificazione, corsi professionali, haccp; tassa rifiuti, tassa occupazione aree esterne per chi le ha, canoni di locazone, manutenzioni periodiche, ecc.) hanno una loro rilevanza. Insomma paghiamo le tasse tutto l’anno e contribuiamo a tener vivo il tessuto produttivo dando lavoro. In quest’ottica stride il rapporto tra impegno di spesa ed utile netto realizzato dalle associazioni che organizzano feste locali con presenza di cucina. La mia costata venduta a 17 euro, rende 4 euro netti La costata venduta alla festa di Foppaluera a 17 euro, se va male rende 10 euro netti. Stesso rapporto per bibite, vino, birra ed altri piatti. Quando le feste durano più settimane, e non un solo fine settimana contestualizzato in coincidenza con la celebrazione del patrono, si concretizza un vero e proprio sistema di concorrenza sleale estremamente penalizzante per chi ha attività in zona, nelle immediate vicinanze. I due colleghi di Brivio centro ed il vicino ristorante di via Olgiate Molgora erano praticamente semi deserti. Ciò non significa che le feste di paese con cucina debbano esser abolite, considerata la socialità che creano, ma quanto meno regolamentate restringendole al contesto temporale proprio della celebrazione, generalmente un fine settimana. Diversamente vanno introdotti correttivi, o meglio una vera e propria tassazione degli utili mediante l’imposizione del registratore di cassa, l’applicazione della tassa rifiuti, il versamento dell’IVA incassata per differenza con quella pagata sugli acquisti. Dovete sapere che per gli utili derivanti da queste iniziative non c’è tassazione. Senza dimenticare il tema igienico sanitario, ovvero l’idoneità dei volontari, delle attrezzature ed i protocolli per la conservazione delle materie prime e del cibo, da noi controllate periodicamente ed a sorpresa da ATS, NAS ed Ispettorato del lavoro, alle feste di paese, salvo rarissimi casi, controllati da nessuno. Lo scopo benefico non può divenire strumento di penalizzazione nei confronti di chi fa ristorazione professionale. Spero in un riscontro e dibattito civile.
Un ristoratore lecchese