Merate: a 140 anni dalla nascita e a 70 dalla morte la città ricorda Donato Frisia. Il ritratto fatto dall'omonimo nipote
Nel 2023 a Merate ricorrono due importanti anniversari. Il 30 agosto di 140 anni fa infatti nasceva il celebre pittore Donato Frisia, spentosi 70 anni dopo, il 13 dicembre del 1953. Un doppio anniversario che la città ha scelto di celebrare con una mostra incentrata sull’artista che verrà aperta il prossimo 2 settembre in Villa Confalonieri nell’ambito del progetto espositivo “Carpi, Frisia, Gola. Memorie di un territorio”. Quest’anno infatti ricorrono anche il 50° anniversario della morte di Aldo Carpi e il 100° dalla morte di Emilio Gola.
A conservare ancora vividi ricordi di Donato Frisia è il suo omonimo nipote, nato a Bengasi, in Libia, e oggi 84enne, che esporrà a sua volta alcune opere il prossimo settembre sempre a Merate. Donato Frisia junior dal nonno ha ereditato la passione per la pittura e per i 13 anni in cui ha avuto modo di frequentarlo, ha cercato di trarre più insegnamenti possibili da lui per quanto concerne la pittura. “Ricordo quando nel maggio del ’45 è finita la guerra. Avevo cinque anni e con la mia famiglia eravamo sfollati a Olgiate Comasco. La nostra casa a Milano, in Piazza Firenze, era stata in parte distrutta durante i bombardamenti e così mio padre mi mandò da mio nonno Donato, nella sua casa in via Castel Morrone” ha raccontato il nipote del pittore a due settimane dall’anniversario della nascita del nonno, spiegando che fu grazie a lui se capì di essere portato per la pittura.
“Ero affascinato dal suo modo di vivere, e da quello dei pittori in generale. La sua casa era spesso frequentata da artisti come Adriano Spilimbergo e Carlo Carrà. Dialogavano molto in merito alla pittura, si scambiavano pareri e consigli, e a me piaceva ascoltare i loro discorsi. Era un bel modo di vivere perché a quei tempi gli artisti si aiutavano reciprocamente. Il nonno era amico del pittore napoletano Mario Cortiello che, quando veniva a Milano, era suo ospite, così come quando mio nonno andava a Napoli veniva a sua volta accolto. A quei tempi inoltre spesso ristoranti e alberghi accettavano dai pittori dei quadri in cambio di cene o ospitalità” ha continuato Frisia, descrivendo con nostalgia un modo di vivere che a suo dire – purtroppo – ora non c’è più.
Fu comunque in quel periodo che, a soli cinque anni, iniziò a dipingere. “Il nonno mi regalò i primi colori e il cavalletto”. Viene spontaneo pensare che un nonno pittore abbia insegnato all’appassionato nipote come dipingere, ma non fu esattamente così. “Il nonno non insegnava, si limitava a dare consigli. Ricordo quando ero un po’ più grande, avevamo fatto ritorno a Merate e lui di lì a poco sarebbe morto. Eravamo a San Giorgio e lui nonostante non stesse bene mi guardava dipingere. Con le sue parole mi guidò, facendomi notare dettagli, particolari e controllando ogni pennellata finché il quadro non uscì come l’avrebbe dipinto lui”. I consigli furono comunque preziosi per Frisia Junior, l’unico nipote che porta lo stesso nome, ma a trasmettergli la voglia di dipingere fu semplicemente la sua presenza. “Stare vicino a un artista è cosa migliore per una persona affascinata da un certo tipo di arte. Io guardavo mio nonno con grande entusiasmo, ed era questo a stimolarmi e a spingermi a voler dipingere”.
Donato Frisia, formatosi all’Accademia di Brera e allievo di Cesare Tallone, ha dedicato tutta la sua vita solo e soltanto alla pittura, fatta eccezione per qualche piccola parentesi durante la quale modellò con ottimi risultati. “Non aveva altri interessi se non quello. Fu un uomo che non si dedicò in particolar modo alla famiglia, perché aveva la sua arte. Era molto serio e mostrava cordialità solo con i colleghi pittori” ha continuato il nipote, ricordando i numerosi viaggi compiuti dal nonno e del periodo in cui, dal 1918 al 1920, condivise a Parigi lo studio con Amedeo Modigliani, il quale realizzò di lui cinque ritratti. “Dipinse anche quando non stava più bene” ha spiegato Frisia Junior, svelando uno dei ricordi più intimi e toccanti che ha del nonno. “Quando fu sul letto di morte, io avevo 13 e lui mi mandò a chiamare. Quando andai da lui, mi disse «Sai, Donato, stavo imparando proprio adesso a dipingere. Mi dispiace morire»”.
Frisia si spense il 13 dicembre di 70 anni fa nella sua casa di via Terzaghi, sede oggi della farmacia Sant’Ambrogio e occupata in tempo di guerra dai tedeschi. Della sua prole è rimasta in vita soltanto una figlia, che da anni vive in Minnesota, ma sono diversi però i nipoti e i pronipoti. Non si contano invece i quadri, sparsi in tutto il mondo e letteralmente inquantificabili. Alcuni di questi, almeno quelli posseduti dalla sua famiglia, verranno esposti a settembre a Merate, mentre altri, che fanno parte di collezioni private, verranno esposti nello stesso periodo a Varenna, a Villa Monastero.
A conservare ancora vividi ricordi di Donato Frisia è il suo omonimo nipote, nato a Bengasi, in Libia, e oggi 84enne, che esporrà a sua volta alcune opere il prossimo settembre sempre a Merate. Donato Frisia junior dal nonno ha ereditato la passione per la pittura e per i 13 anni in cui ha avuto modo di frequentarlo, ha cercato di trarre più insegnamenti possibili da lui per quanto concerne la pittura. “Ricordo quando nel maggio del ’45 è finita la guerra. Avevo cinque anni e con la mia famiglia eravamo sfollati a Olgiate Comasco. La nostra casa a Milano, in Piazza Firenze, era stata in parte distrutta durante i bombardamenti e così mio padre mi mandò da mio nonno Donato, nella sua casa in via Castel Morrone” ha raccontato il nipote del pittore a due settimane dall’anniversario della nascita del nonno, spiegando che fu grazie a lui se capì di essere portato per la pittura.
“Ero affascinato dal suo modo di vivere, e da quello dei pittori in generale. La sua casa era spesso frequentata da artisti come Adriano Spilimbergo e Carlo Carrà. Dialogavano molto in merito alla pittura, si scambiavano pareri e consigli, e a me piaceva ascoltare i loro discorsi. Era un bel modo di vivere perché a quei tempi gli artisti si aiutavano reciprocamente. Il nonno era amico del pittore napoletano Mario Cortiello che, quando veniva a Milano, era suo ospite, così come quando mio nonno andava a Napoli veniva a sua volta accolto. A quei tempi inoltre spesso ristoranti e alberghi accettavano dai pittori dei quadri in cambio di cene o ospitalità” ha continuato Frisia, descrivendo con nostalgia un modo di vivere che a suo dire – purtroppo – ora non c’è più.
Fu comunque in quel periodo che, a soli cinque anni, iniziò a dipingere. “Il nonno mi regalò i primi colori e il cavalletto”. Viene spontaneo pensare che un nonno pittore abbia insegnato all’appassionato nipote come dipingere, ma non fu esattamente così. “Il nonno non insegnava, si limitava a dare consigli. Ricordo quando ero un po’ più grande, avevamo fatto ritorno a Merate e lui di lì a poco sarebbe morto. Eravamo a San Giorgio e lui nonostante non stesse bene mi guardava dipingere. Con le sue parole mi guidò, facendomi notare dettagli, particolari e controllando ogni pennellata finché il quadro non uscì come l’avrebbe dipinto lui”. I consigli furono comunque preziosi per Frisia Junior, l’unico nipote che porta lo stesso nome, ma a trasmettergli la voglia di dipingere fu semplicemente la sua presenza. “Stare vicino a un artista è cosa migliore per una persona affascinata da un certo tipo di arte. Io guardavo mio nonno con grande entusiasmo, ed era questo a stimolarmi e a spingermi a voler dipingere”.
Donato Frisia, formatosi all’Accademia di Brera e allievo di Cesare Tallone, ha dedicato tutta la sua vita solo e soltanto alla pittura, fatta eccezione per qualche piccola parentesi durante la quale modellò con ottimi risultati. “Non aveva altri interessi se non quello. Fu un uomo che non si dedicò in particolar modo alla famiglia, perché aveva la sua arte. Era molto serio e mostrava cordialità solo con i colleghi pittori” ha continuato il nipote, ricordando i numerosi viaggi compiuti dal nonno e del periodo in cui, dal 1918 al 1920, condivise a Parigi lo studio con Amedeo Modigliani, il quale realizzò di lui cinque ritratti. “Dipinse anche quando non stava più bene” ha spiegato Frisia Junior, svelando uno dei ricordi più intimi e toccanti che ha del nonno. “Quando fu sul letto di morte, io avevo 13 e lui mi mandò a chiamare. Quando andai da lui, mi disse «Sai, Donato, stavo imparando proprio adesso a dipingere. Mi dispiace morire»”.
Frisia si spense il 13 dicembre di 70 anni fa nella sua casa di via Terzaghi, sede oggi della farmacia Sant’Ambrogio e occupata in tempo di guerra dai tedeschi. Della sua prole è rimasta in vita soltanto una figlia, che da anni vive in Minnesota, ma sono diversi però i nipoti e i pronipoti. Non si contano invece i quadri, sparsi in tutto il mondo e letteralmente inquantificabili. Alcuni di questi, almeno quelli posseduti dalla sua famiglia, verranno esposti a settembre a Merate, mentre altri, che fanno parte di collezioni private, verranno esposti nello stesso periodo a Varenna, a Villa Monastero.
Edoardo Mazzilli