La Valletta: a cascina Bagaggera l'ultimo abbraccio a Giulia. L'amica: “Hai seminato tanta bellezza e energia, sei morta viva”
Un ultimo saluto immersi nella natura, con sottofondo le “chiacchiere” degli animali della fattoria e il frusciare del vento tra le fronde del Curone. Attorno parenti, amici, i volti delle persone più care. Proprio come Giulia avrebbe voluto, così il suo funerale è stato.
Ad ospitare le esequie della mamma 35enne, coordinatrice dei servizi educativi, nativa di Merate e da poco trasferitasi in provincia di Savona, morta sabato per una fatale caduta in montagna, è stato il parco di cascina Bagaggera, l'azienda agricola di La Valletta brianza con finalità sociali, a cui la giovane era legata e a cui si ispirava.
Una scelta fatta dai famigliari che non ha sorpreso chi conosceva Giulia e il suo mondo: semplice, spartano, agreste. Una vita vissuta assaporando ogni istante, non perdendo mai le occasioni, partendo dalle piccole e semplici cose di ogni giorno per costruire un progetto. E poi una filosofia di vita che significava anche ripartenza dopo ogni caduta, dove il dolore diventava un punto di inizio mai un burrone dal quale non più uscire.
“Ci siamo abbracciati in un silenzio che esprime tutto” ha detto don Adolfo Macchioli, uno sei cinque sacerdoti presenti, nel corso della sua omelia “ma siamo paralizzati perchè stiamo celebrando l'opposto di quello che è Giulia. Come dice un cantante, stiamo cercando un senso a questa storia, ma questa storia un senso non ce l'ha. Siamo in un momento in cui la morte fa sentire ancora il suo veleno e noi abbiamo bisogno di buttarlo fuori. Quanto accaduto ci porta a fare due suggestioni. Dobbiamo comprendere col tempo che la vita di Giulia non è buttata via, sarebbe assurdo. La vita di Giulia è stata veramente realizzata. Giulia è stata un 10 per ciò che ha vissuto, per il bene che ha condiviso. E poi dobbiamo ritrovare un bene in ciò che questa realtà ci consegna perchè vale ancora la pena di vivere. C'è una vita che continua e che potremo riprendere con occhi diversi”.
Terminata la distribuzione della Comunione (tante erano le persone che non tutte hanno potuto ricevere l'Eucaristia, ndr), è stato lasciato spazio ai ricordi e ad alcuni gesti.
Al microfono si sono così alternati, amici, parenti, conoscenti e ciascuno ha "scattato" una fotografia di Giulia, in base al vissuto e alla traccia o meglio al solco lasciato dalla giovane che per tanti anni è stata anche scout.
In due grandi vasi trasparenti di vetro ognuno ha deposto un oggetto per fare memoria dell'amica, della sorella, della compagnia di vita e di cammino: c'è chi ha posto un fiore, chi un sasso, chi un pensiero, chi una conchiglia. Una varietà di oggetti per raccontare una ragazza dalle mille risorse ed energie, un vulcano di entusiasmo e di sorrisi.
“Sarai tra le albe e i tramonti che ammireremo, tra la danza guizzante del fuoco e il bagliore delle stelle. Sarai in ogni legame che hai allacciato, in ogni connessione che hai ampliato. Grazie per esserti intrecciata alle nostre vite”.
E poi mentre la fila di chi lasciava un oggetto nelle teche illuminate dalle candele si assottigliava, ha preso la parola una amica. “Eri circondata da persone care con cui hai condiviso pezzi di vita importanti. Eri un tornado di energia, entusiasmo e generosità, un raro mix di inquietudine e leggerezza. Sapevi goderti la vita e noi la godevamo assieme a te. Riuscivi a integrare bene i tuoi molti ruoli di mamma, moglie, donna, amica, ricercatrice, coordinatrice pedagogica”.
Tra una pianta e l'altra sono state appese, legate a un filo, le immagini di Giulia nei momenti più spensierati nella vita da studentessa, mamma, amica, giovane donna impegnata. A fare da trait d'union, il sorriso.
A ricordarla sono stati anche i compagni ed ex colleghi di università che hanno tracciato il suo percorso accademico, le competenze acquisite, gli studi concretizzatisi in ricerche, convegni, monografie. E non hanno trascurato il lato umano di Giulia, il suo approcciarsi ai colleghi e agli studenti con attenzione e sensibilità rare. “Siamo contenti di avere condiviso una parte delle nostre storie con lei”.
Infine anche l'amica che ha trascorso con lei gli ultimi istanti di vita, salendo sulla cresta del monte dove poi ha perso la vita.
“Ti ho guardata camminare, eri così bella. Ho preso il telefono per farti una foto. Ti ho chiamata e hai alzato le braccia verso il cielo felice e sorridente. Ho pensato a quanto fossi forte con tutte le tue fragilità e fatiche. Salendo mi hai detto che ti dispiaceva non avere risposto a tante amiche nell'ultimo periodo. E hai sorriso, con quel sorriso che chi ti conosce ha scolpito nel cuore. Ho imparato tanto da te Giuly. Mi manchi tantissimo, penso che questo dolore devastante sia la cifra di quanto ti ho voluto bene. Hai seminato tanta bellezza ed energia, sei morta viva Giuly. Sei stata tu fino al tuo ultimo passo”.
E con un'ultima metafora della Natura, l'hanno ricordata le persone più care.
“Sei una stella alpina una sposa bianca, preziosa e da proteggere. Sei rododendro, l'amica viola che in poco tempo conquista e colora tutto il pendio del monte. Sei la rosa, una figlia rossa con le spine che pungono e i petali che rinfrescano. Sei il dente di leone, una mamma gialla, ruggente e raggiante. Sei la gerbera, la sorella arancione come il sole al tramonto quando cala dietro le cime delle montagne e si tuffa nelle onde del mare. Grazie Giuly per tutti i tuoi colori”.
Ad ospitare le esequie della mamma 35enne, coordinatrice dei servizi educativi, nativa di Merate e da poco trasferitasi in provincia di Savona, morta sabato per una fatale caduta in montagna, è stato il parco di cascina Bagaggera, l'azienda agricola di La Valletta brianza con finalità sociali, a cui la giovane era legata e a cui si ispirava.
Una scelta fatta dai famigliari che non ha sorpreso chi conosceva Giulia e il suo mondo: semplice, spartano, agreste. Una vita vissuta assaporando ogni istante, non perdendo mai le occasioni, partendo dalle piccole e semplici cose di ogni giorno per costruire un progetto. E poi una filosofia di vita che significava anche ripartenza dopo ogni caduta, dove il dolore diventava un punto di inizio mai un burrone dal quale non più uscire.
“Ci siamo abbracciati in un silenzio che esprime tutto” ha detto don Adolfo Macchioli, uno sei cinque sacerdoti presenti, nel corso della sua omelia “ma siamo paralizzati perchè stiamo celebrando l'opposto di quello che è Giulia. Come dice un cantante, stiamo cercando un senso a questa storia, ma questa storia un senso non ce l'ha. Siamo in un momento in cui la morte fa sentire ancora il suo veleno e noi abbiamo bisogno di buttarlo fuori. Quanto accaduto ci porta a fare due suggestioni. Dobbiamo comprendere col tempo che la vita di Giulia non è buttata via, sarebbe assurdo. La vita di Giulia è stata veramente realizzata. Giulia è stata un 10 per ciò che ha vissuto, per il bene che ha condiviso. E poi dobbiamo ritrovare un bene in ciò che questa realtà ci consegna perchè vale ancora la pena di vivere. C'è una vita che continua e che potremo riprendere con occhi diversi”.
Terminata la distribuzione della Comunione (tante erano le persone che non tutte hanno potuto ricevere l'Eucaristia, ndr), è stato lasciato spazio ai ricordi e ad alcuni gesti.
Al microfono si sono così alternati, amici, parenti, conoscenti e ciascuno ha "scattato" una fotografia di Giulia, in base al vissuto e alla traccia o meglio al solco lasciato dalla giovane che per tanti anni è stata anche scout.
In due grandi vasi trasparenti di vetro ognuno ha deposto un oggetto per fare memoria dell'amica, della sorella, della compagnia di vita e di cammino: c'è chi ha posto un fiore, chi un sasso, chi un pensiero, chi una conchiglia. Una varietà di oggetti per raccontare una ragazza dalle mille risorse ed energie, un vulcano di entusiasmo e di sorrisi.
“Sarai tra le albe e i tramonti che ammireremo, tra la danza guizzante del fuoco e il bagliore delle stelle. Sarai in ogni legame che hai allacciato, in ogni connessione che hai ampliato. Grazie per esserti intrecciata alle nostre vite”.
E poi mentre la fila di chi lasciava un oggetto nelle teche illuminate dalle candele si assottigliava, ha preso la parola una amica. “Eri circondata da persone care con cui hai condiviso pezzi di vita importanti. Eri un tornado di energia, entusiasmo e generosità, un raro mix di inquietudine e leggerezza. Sapevi goderti la vita e noi la godevamo assieme a te. Riuscivi a integrare bene i tuoi molti ruoli di mamma, moglie, donna, amica, ricercatrice, coordinatrice pedagogica”.
Tra una pianta e l'altra sono state appese, legate a un filo, le immagini di Giulia nei momenti più spensierati nella vita da studentessa, mamma, amica, giovane donna impegnata. A fare da trait d'union, il sorriso.
A ricordarla sono stati anche i compagni ed ex colleghi di università che hanno tracciato il suo percorso accademico, le competenze acquisite, gli studi concretizzatisi in ricerche, convegni, monografie. E non hanno trascurato il lato umano di Giulia, il suo approcciarsi ai colleghi e agli studenti con attenzione e sensibilità rare. “Siamo contenti di avere condiviso una parte delle nostre storie con lei”.
Infine anche l'amica che ha trascorso con lei gli ultimi istanti di vita, salendo sulla cresta del monte dove poi ha perso la vita.
“Ti ho guardata camminare, eri così bella. Ho preso il telefono per farti una foto. Ti ho chiamata e hai alzato le braccia verso il cielo felice e sorridente. Ho pensato a quanto fossi forte con tutte le tue fragilità e fatiche. Salendo mi hai detto che ti dispiaceva non avere risposto a tante amiche nell'ultimo periodo. E hai sorriso, con quel sorriso che chi ti conosce ha scolpito nel cuore. Ho imparato tanto da te Giuly. Mi manchi tantissimo, penso che questo dolore devastante sia la cifra di quanto ti ho voluto bene. Hai seminato tanta bellezza ed energia, sei morta viva Giuly. Sei stata tu fino al tuo ultimo passo”.
E con un'ultima metafora della Natura, l'hanno ricordata le persone più care.
“Sei una stella alpina una sposa bianca, preziosa e da proteggere. Sei rododendro, l'amica viola che in poco tempo conquista e colora tutto il pendio del monte. Sei la rosa, una figlia rossa con le spine che pungono e i petali che rinfrescano. Sei il dente di leone, una mamma gialla, ruggente e raggiante. Sei la gerbera, la sorella arancione come il sole al tramonto quando cala dietro le cime delle montagne e si tuffa nelle onde del mare. Grazie Giuly per tutti i tuoi colori”.
S.V.