Il Medico del P.S.: sospeso senza nemmeno un confronto. La ragazza sorrideva alla battuta, utile per sdrammatizzare
Come sia possibile che sulla base di un articolo di giornale riportante alcune dichiarazioni di una paziente la Direzione Generale comunichi alla società per la quale il medico lavora, la sospensione immediata dal servizio, ci pare una assurdità.
Invece è andata proprio così, e non avevamo dubbi. Il dottor Antonio Battista, medico di medicina d’urgenza in servizio da quarant’anni è stato sospeso senza nemmeno essere interpellato, senza neppure sentire la sua versione dei fatti. Tutto per quella battuta del “cane buongustaio” alla quale anche la ragazza avrebbe sorriso.
A questo punto temiamo che sia sufficiente che una donna dica di essere stata molestata che un malcapitato qualunque finisca nei guai.
E’ sperabile che siano le donne per prime a rifiutare questa modalità.
Ma veniamo al dottor Antonio Battista, il medico suo malgrado finito nel tritacarne nazionale per una battuta. Lo abbiamo intervistato in esclusiva.
Buonasera Dottore, come si sente?
“Bene, insomma bene per come si può sentire un professionista che lavora da quarant’anni e adesso si trova in questa scabrosa situazione”.
Possiamo immaginare. Ma dunque Lei non è stato ascoltato da nessuno.
“No, assolutamente. Lei è il primo che mi chiama. Ho letto di tutto ma nessuno si è degnato di sentire la mia versione, nemmeno la direzione di Asst. E’ giunta la lettera di sospensione alla società per cui lavoro. Ho prestato servizio il primo agosto nel turno dato che era impossibile reperire un sostituto e dal 2 agosto non lavoro più presso l’ospedale di Merate”.
Ci racconta brevemente come sono andate le cose?
“Guardi la ragazza era in attesa già da diverso tempo, il Pronto soccorso era affollato. Quando è stato il suo turno l’abbiamo fatta entrare nella sala visite. Con me come sempre c’era un infermiere che mi ha coadiuvato nella visita, nella terapia e poi è stato l'autore della medicazione. La ragazza era piuttosto agitata. L’abbiamo fatta sdraiare sul lettino delle visite. Il morso non era particolarmente importante. Ho visto centinaia di morsi e questo era piuttosto superficiale. Ho fatto la diagnosi e si è provveduto ad applicare uno o due punti di sutura, ora non ricordo con precisione”.
E la ragazza come si comportava?
“Era tesa e sofferente per quel che ricordo, ma sempre sorridente. Vede, io quando io ho di fronte un paziente che non ha una patologia grave, adotto un metodo da sempre (esattamente quello illustrato dal dottor Pino Bollini ex primario del P.S.): cerco di sdrammatizzare, di mettere il paziente a proprio agio, lo tratto come fosse mio padre, mia madre, mia moglie, le mie figlie. So per esperienza che il paziente posto nelle migliori condizioni psicologiche tende a ridurre l’ansia. Di qui la battuta scherzosa, alla quale ha sorriso pure la ragazza come l'infermiere. Tutto questo per rendere più leggera la situazione”.
E poi che è successo?
“Ho lasciato la sala visite e mi sono portato nella saletta referti che ha una porta sempre aperta e una finestra sempre spalancata. Dentro c’era altra gente, infermieri, qualche paziente in fase di dimissione. Ho redatto il referto sempre scherzando con la ragazza che sorrideva. Le ho detto che quel “cane buongustaio” lo avrei scritto anche sul referto. Una battuta per dimostrare che poteva stare tranquilla, non era nulla di che. Ovviamente l’avrei poi tolto dal documento ma sono stato distratto da una disputa certamente importante con la ragazza per i giorni di malattia da attribuirle. E da una parola all’altra mi sono davvero dimenticato di cancellare la battuta. In tutta questa vicenda non mi sento responsabile di qualsivoglia intenzione molestatoria, ma assolutamente no”.
La ragazza dice poi che Lei avrebbe aggiunto "abbassi la mascherina, finora ho visto solo l'altro lato" e " tra dieci giorni deve togliere i punti, così facciamo un bel regalo al medico di base".
“Queste dichiarazioni sono successive e penso strategicamente finalizzate. Il senso del riferimento al medico di base è proprio l'opposto. Vede spesso i medici di base non fanno volentieri questi piccoli interventi. Alcuni hanno invitato addirittura i pazienti a tornare al Pronto soccorso per asportarli. Per questo ho detto alla ragazza, facciamo un regalo al suo medico. Scusi ma se le cose fossero andate con la logica sottesa alle dichiarazioni della paziente l’avrei fatta tornare in P.S. Davvero sconcertante la lettura a questa frase, mi sembra veramente strumentale. E non riesco a immaginare a quale scopo né a quale fine”.
Come si è congedata la ragazza?
“Molto bene, ha preso il suo referto. Ha sempre sorriso e mi ha ringraziato sia per l’intervento sia per il modo con cui l’abbiamo accolta e curata”.
Nulla quindi faceva presagire che poi avrebbe riferito l’accaduto nei termini raccontati.
“Assolutamente no. Come ho detto sono quarant’anni che adotto questo metodo e mai ho dovuto pentirmene. Il medico deve avere una sensibilità anche psicologica per mettere il paziente – uno sempre diverso dall’altro – nelle migliori condizioni considerando che si sente indifeso e spesso preoccupato oltre misura. Ma se anche la preoccupazione fosse fondata è necessario sdrammatizzare, evitare che l’adrenalina aumenti, che la tensione nervosa prenda il sopravvento”.
Cosa si sente di dire alla ragazza?
“Mah, che mi dispiace davvero per l’accaduto. E che un po’ sono sorpreso perché durante la breve visita sia con me che con l’infermiere ha scherzato, ha sempre sorriso, mai ha dato neanche l’impressione di aver preso male la battuta. Credo sia servita a minimizzare l’incidente e le sue conseguenze. Insomma sono davvero caduto dalle nuvole quando mi è arrivata la lettera di sospensione”.
E tutto il polverone?
“Non so cosa dire. Sono certo di aver agito bene come medico, ho spiegato con chiarezza la situazione, che, come dico, non era certo di preoccupante entità. E come faccio sempre visto lo stato di agitazione e ansia della ragazza l’ho messa in condizione di sorridere. Con una battuta. Alla quale ha sorriso pure lei”.
Invece è andata proprio così, e non avevamo dubbi. Il dottor Antonio Battista, medico di medicina d’urgenza in servizio da quarant’anni è stato sospeso senza nemmeno essere interpellato, senza neppure sentire la sua versione dei fatti. Tutto per quella battuta del “cane buongustaio” alla quale anche la ragazza avrebbe sorriso.
A questo punto temiamo che sia sufficiente che una donna dica di essere stata molestata che un malcapitato qualunque finisca nei guai.
E’ sperabile che siano le donne per prime a rifiutare questa modalità.
Ma veniamo al dottor Antonio Battista, il medico suo malgrado finito nel tritacarne nazionale per una battuta. Lo abbiamo intervistato in esclusiva.
Buonasera Dottore, come si sente?
“Bene, insomma bene per come si può sentire un professionista che lavora da quarant’anni e adesso si trova in questa scabrosa situazione”.
Possiamo immaginare. Ma dunque Lei non è stato ascoltato da nessuno.
“No, assolutamente. Lei è il primo che mi chiama. Ho letto di tutto ma nessuno si è degnato di sentire la mia versione, nemmeno la direzione di Asst. E’ giunta la lettera di sospensione alla società per cui lavoro. Ho prestato servizio il primo agosto nel turno dato che era impossibile reperire un sostituto e dal 2 agosto non lavoro più presso l’ospedale di Merate”.
Ci racconta brevemente come sono andate le cose?
“Guardi la ragazza era in attesa già da diverso tempo, il Pronto soccorso era affollato. Quando è stato il suo turno l’abbiamo fatta entrare nella sala visite. Con me come sempre c’era un infermiere che mi ha coadiuvato nella visita, nella terapia e poi è stato l'autore della medicazione. La ragazza era piuttosto agitata. L’abbiamo fatta sdraiare sul lettino delle visite. Il morso non era particolarmente importante. Ho visto centinaia di morsi e questo era piuttosto superficiale. Ho fatto la diagnosi e si è provveduto ad applicare uno o due punti di sutura, ora non ricordo con precisione”.
E la ragazza come si comportava?
“Era tesa e sofferente per quel che ricordo, ma sempre sorridente. Vede, io quando io ho di fronte un paziente che non ha una patologia grave, adotto un metodo da sempre (esattamente quello illustrato dal dottor Pino Bollini ex primario del P.S.): cerco di sdrammatizzare, di mettere il paziente a proprio agio, lo tratto come fosse mio padre, mia madre, mia moglie, le mie figlie. So per esperienza che il paziente posto nelle migliori condizioni psicologiche tende a ridurre l’ansia. Di qui la battuta scherzosa, alla quale ha sorriso pure la ragazza come l'infermiere. Tutto questo per rendere più leggera la situazione”.
E poi che è successo?
“Ho lasciato la sala visite e mi sono portato nella saletta referti che ha una porta sempre aperta e una finestra sempre spalancata. Dentro c’era altra gente, infermieri, qualche paziente in fase di dimissione. Ho redatto il referto sempre scherzando con la ragazza che sorrideva. Le ho detto che quel “cane buongustaio” lo avrei scritto anche sul referto. Una battuta per dimostrare che poteva stare tranquilla, non era nulla di che. Ovviamente l’avrei poi tolto dal documento ma sono stato distratto da una disputa certamente importante con la ragazza per i giorni di malattia da attribuirle. E da una parola all’altra mi sono davvero dimenticato di cancellare la battuta. In tutta questa vicenda non mi sento responsabile di qualsivoglia intenzione molestatoria, ma assolutamente no”.
La ragazza dice poi che Lei avrebbe aggiunto "abbassi la mascherina, finora ho visto solo l'altro lato" e " tra dieci giorni deve togliere i punti, così facciamo un bel regalo al medico di base".
“Queste dichiarazioni sono successive e penso strategicamente finalizzate. Il senso del riferimento al medico di base è proprio l'opposto. Vede spesso i medici di base non fanno volentieri questi piccoli interventi. Alcuni hanno invitato addirittura i pazienti a tornare al Pronto soccorso per asportarli. Per questo ho detto alla ragazza, facciamo un regalo al suo medico. Scusi ma se le cose fossero andate con la logica sottesa alle dichiarazioni della paziente l’avrei fatta tornare in P.S. Davvero sconcertante la lettura a questa frase, mi sembra veramente strumentale. E non riesco a immaginare a quale scopo né a quale fine”.
Come si è congedata la ragazza?
“Molto bene, ha preso il suo referto. Ha sempre sorriso e mi ha ringraziato sia per l’intervento sia per il modo con cui l’abbiamo accolta e curata”.
Nulla quindi faceva presagire che poi avrebbe riferito l’accaduto nei termini raccontati.
“Assolutamente no. Come ho detto sono quarant’anni che adotto questo metodo e mai ho dovuto pentirmene. Il medico deve avere una sensibilità anche psicologica per mettere il paziente – uno sempre diverso dall’altro – nelle migliori condizioni considerando che si sente indifeso e spesso preoccupato oltre misura. Ma se anche la preoccupazione fosse fondata è necessario sdrammatizzare, evitare che l’adrenalina aumenti, che la tensione nervosa prenda il sopravvento”.
Cosa si sente di dire alla ragazza?
“Mah, che mi dispiace davvero per l’accaduto. E che un po’ sono sorpreso perché durante la breve visita sia con me che con l’infermiere ha scherzato, ha sempre sorriso, mai ha dato neanche l’impressione di aver preso male la battuta. Credo sia servita a minimizzare l’incidente e le sue conseguenze. Insomma sono davvero caduto dalle nuvole quando mi è arrivata la lettera di sospensione”.
E tutto il polverone?
“Non so cosa dire. Sono certo di aver agito bene come medico, ho spiegato con chiarezza la situazione, che, come dico, non era certo di preoccupante entità. E come faccio sempre visto lo stato di agitazione e ansia della ragazza l’ho messa in condizione di sorridere. Con una battuta. Alla quale ha sorriso pure lei”.
C.B.