In merito alle parole di Concita De Gregorio
Nei giorni scorsi, i media si sono ampiamente occupati della parole di Concita De Gregorio che, in un articolo apparso su Repubblica , per stigmatizzare il comportamento dei giovani vandali che hanno distrutto una statua di valore in una villa varesina, li ha infelicemente paragonati alle persone con disabilità: “cretini integrali, decerebrati assoluti che un tempo non così remoto sarebbero stati alle differenziali, seguiti da un insegnante di sostegno che diceva loro 'vieni tesoro, sillabiamo insieme pulisciti però prima la bocca’” (nell'articolo il paragone continua ancora).
Non è nostra intenzione innescare polemiche e non è nostro desiderio passare per campioni del “politicamente corretto” (il morso del cane docet!), e venir così liquidati con sufficienza da chi ritiene che proprio il politicamente corretto sia un freno alla libera espressione ( come la stessa giornalista nelle sue successive scuse sembra voler suggerire), semplicemente vorremmo sottolineare che oggi come mai, vista la quantità di messaggi che circolano, diventa necessario essere rispettosi -sempre- in ogni contesto e con ogni interlocutore, essere semplicemente corretti e riconoscere che le parole hanno sempre un significato e un peso, perché solo così il linguaggio tornerà ad essere comunicazione civile e cesserà di essere strumento di umiliazione, di derisione e di offesa.
La descrizione disabilità che si legge nelle parole della De Gregorio offende dunque non solo le persone che convivono con la propria disabilità, ma tutti coloro che stanno loro accanto e, quindi, in fondo tutti noi!
Chiedere rispetto per la disabilità e chiedere di “maneggiare “ con cura le parole che la descrivono, significa, in fondo, solo chiedere di avere rispetto per ciascuno di noi e di avere per l’altro il rispetto a cui ciascuno di noi sente di avere diritto, a maggior ragione per chi non ha voce per pretenderlo.
Non è nostra intenzione innescare polemiche e non è nostro desiderio passare per campioni del “politicamente corretto” (il morso del cane docet!), e venir così liquidati con sufficienza da chi ritiene che proprio il politicamente corretto sia un freno alla libera espressione ( come la stessa giornalista nelle sue successive scuse sembra voler suggerire), semplicemente vorremmo sottolineare che oggi come mai, vista la quantità di messaggi che circolano, diventa necessario essere rispettosi -sempre- in ogni contesto e con ogni interlocutore, essere semplicemente corretti e riconoscere che le parole hanno sempre un significato e un peso, perché solo così il linguaggio tornerà ad essere comunicazione civile e cesserà di essere strumento di umiliazione, di derisione e di offesa.
La descrizione disabilità che si legge nelle parole della De Gregorio offende dunque non solo le persone che convivono con la propria disabilità, ma tutti coloro che stanno loro accanto e, quindi, in fondo tutti noi!
Chiedere rispetto per la disabilità e chiedere di “maneggiare “ con cura le parole che la descrivono, significa, in fondo, solo chiedere di avere rispetto per ciascuno di noi e di avere per l’altro il rispetto a cui ciascuno di noi sente di avere diritto, a maggior ragione per chi non ha voce per pretenderlo.
Maria Grazia Arlati, presidente AGAPH, Ass Genitori e Amici dei Portatori di Handicap - APS ETS Rose Marie Roberti, presidente ASS. AMICI DEL CSE - ODV ETS