Mandic: quando il femminismo pret-a-porter scorda la realtà
Per carità, quando si deve dare onore a un collega per una notizia in esclusiva è doveroso darlo. La vicenda del medico del P.S. e della paziente morsicata da un cane merita il giusto rilievo. Di qui l’inedita mobilitazione del direttore generale Paolo Favini e del plotone di associazioni femminili sul piede di guerra contro il medico che ha redatto l’improbabile referto.
Bene quindi tutta l’agitazione (ammesso che tutto poi troverà conferma ufficiale nei giusti canali).
Ora però usciamo dal pathos e torniamo alla realtà fattuale. Tanto per cominciare il Pronto soccorso è per i sette decimi in mano ai gettonisti. Da ciò ne discendono tutte le problematiche che quotidianamente vengono segnalate anche se non si tratta del morso di un cane sul sedere di una donna.
Anziani abbandonate per ore e ore sulla sedia senza il conforto né di una ‘informazione sul quando sarà visitato né di un bicchiere d’acqua. Donne con bambini che dopo estenuanti attese se ne vanno portandosi di nuovo a casa il problema.
Ma di tutto questo nessuno ne parla.
E questo è un primo aspetto.
Poi c’è il resto, cioè anni e anni di sistematica disarticolazione del presidio, con soppressioni continue di reparti che un tempo operavano come strutture complesse e oggi neppure sono più strutture semplici. Il pensiero corre a Psichiatria perché è il caso più recente.
Ma . . e Chirurgia pediatrica? E Ortopedia pediatrica? E Oculistica? E l’Urologia? E l’Anatomia patologica?
Le associazioni femminili così agitate per il comportamento del medico dove stavano quando i dirigenti di Ostetricia Ginecologia finivano regolarmente sotto l’attacco dei vari capidipartimento e dei vertici aziendali?
Quando primario e aiuto si sono dimessi non ricordiamo una simile mobilitazione. Eppure nel giro di pochi anni il punto nascite è crollato da un migliaio di parti a meno di cento in sette mesi con la prospettiva non improbabile di una chiusura definitiva entro fine anno. E se ciò accadrà che fine faranno le donne senza un punto nascite locale? E le straniere che devono partorire e che non hanno più nessuno che le accoglie a qualsiasi ora del giorno e della notte senza troppa burocrazia perché il medico prima fa il medico e poi l’impiegato? E le donne che soffrono di un disagio psichico che cosa fanno ora? E le pensionate operate di cataratta che poi devono andare a Lecco per i controlli senza che nessuno le accompagni se non un parente?
Ecco, solo per dire che va bene tutto, il fatto è sicuramente esecrabile, ma la dimensione del “caso” è enormemente meno grave della situazione in cui versa il San Leopoldo Mandic.
Situazione che mai abbiamo visto illustrata né in prima pagina (spesso, al contrario, delegata proprio al dottor Favini) né nei comunicati delle associazioni femminili.
Bene quindi tutta l’agitazione (ammesso che tutto poi troverà conferma ufficiale nei giusti canali).
Ora però usciamo dal pathos e torniamo alla realtà fattuale. Tanto per cominciare il Pronto soccorso è per i sette decimi in mano ai gettonisti. Da ciò ne discendono tutte le problematiche che quotidianamente vengono segnalate anche se non si tratta del morso di un cane sul sedere di una donna.
Anziani abbandonate per ore e ore sulla sedia senza il conforto né di una ‘informazione sul quando sarà visitato né di un bicchiere d’acqua. Donne con bambini che dopo estenuanti attese se ne vanno portandosi di nuovo a casa il problema.
Ma di tutto questo nessuno ne parla.
E questo è un primo aspetto.
Poi c’è il resto, cioè anni e anni di sistematica disarticolazione del presidio, con soppressioni continue di reparti che un tempo operavano come strutture complesse e oggi neppure sono più strutture semplici. Il pensiero corre a Psichiatria perché è il caso più recente.
Ma . . e Chirurgia pediatrica? E Ortopedia pediatrica? E Oculistica? E l’Urologia? E l’Anatomia patologica?
Le associazioni femminili così agitate per il comportamento del medico dove stavano quando i dirigenti di Ostetricia Ginecologia finivano regolarmente sotto l’attacco dei vari capidipartimento e dei vertici aziendali?
Quando primario e aiuto si sono dimessi non ricordiamo una simile mobilitazione. Eppure nel giro di pochi anni il punto nascite è crollato da un migliaio di parti a meno di cento in sette mesi con la prospettiva non improbabile di una chiusura definitiva entro fine anno. E se ciò accadrà che fine faranno le donne senza un punto nascite locale? E le straniere che devono partorire e che non hanno più nessuno che le accoglie a qualsiasi ora del giorno e della notte senza troppa burocrazia perché il medico prima fa il medico e poi l’impiegato? E le donne che soffrono di un disagio psichico che cosa fanno ora? E le pensionate operate di cataratta che poi devono andare a Lecco per i controlli senza che nessuno le accompagni se non un parente?
Ecco, solo per dire che va bene tutto, il fatto è sicuramente esecrabile, ma la dimensione del “caso” è enormemente meno grave della situazione in cui versa il San Leopoldo Mandic.
Situazione che mai abbiamo visto illustrata né in prima pagina (spesso, al contrario, delegata proprio al dottor Favini) né nei comunicati delle associazioni femminili.
Claudio Brambilla