Osnago: su Retesalute Brivio 'litiga' col segretario Balestra
Non è stato certo il Consiglio comunale più semplice per il sindaco Paolo Brivio. Come se stesse gareggiando ai Mondiali di scherma, in corso in questi giorni nel capoluogo lombardo, il primo cittadino osnaghese ha dovuto fronteggiare le sciabolate della minoranza, con l’agguerrito Vittorio Bonanomi, e i colpi di fioretto del segretario comunale.
A far scendere in pedana il dott. Giovanni Balestra è stata l’interpretazione giuridica del caso Retesalute. All’insegna della trasparenza, il segretario comunale ha scandito il proprio punto di vista sulla vicenda del pagamento delle spese legali per la condanna nei confronti di Retesalute per aver intentato una lite temeraria. L’intervento ha palesato la netta divergenza di vedute tra Brivio e Balestra, con il primo a tratti a disagio, a tratti spazientito. Specialmente quando venivano vanificati dal segretario i tentativi del sindaco di dare un colpo di spugna e mettere la parola fine alla discussione.
Paolo Brivio le ha provate tutte, fino ad accusare i segretari comunali del troppo tempo intercorso prima di trovare la strada per risanare l’azienda speciale meratese che si occupa di Welfare. Fino ad attribuire al dott. Balestra un carattere “orgoglioso”. Lui, il segretario, non si è mai scomposto e, lungi dal contrattaccare sul piano personale, ha messo il dito nella piaga su una vicenda che, sin dall’origine, mette in imbarazzo le amministrazioni comunali che fanno parte di Retesalute. E qui si spiega probabilmente il reale motivo di irritazione del sindaco.
Non si ripeterà mai abbastanza che l’esemplare sentenza del giudice del lavoro era stata una mazzata tremenda per i sindaci, che sono stati svergognati dal Tribunale di Lecco. La sentenza – su cui i soci dell’azienda speciale hanno deciso di non ricorrere in Appello – dice espressamente che i Comuni erano ben consapevoli della sottocapitalizzazione di Retesalute. Aggiunge che gli Enti soci dell’azienda sapevano che le tariffe dei servizi forniti dall’azienda fossero inadeguate e che esse non variavano per una scelta gestoria che seguiva una precisa volontà dei Comuni [clicca QUI].
Le accuse nei confronti delle ex dipendenti si sono frantumate e Retesalute è stata condannata a rifondere le spese legali e a pagare una condanna per lite temeraria perché la causa non sapeva da fare. “In sintesi è quando si va avanti in una causa pur sapendo di avere torto” ha chiarito il segretario Balestra. “La sentenza a condanna di Retesalute con il rimborso delle spese legali ha qualificato la somma per responsabilità aggravata. È abbastanza raro che un Ente pubblico venga condannato per una lite temeraria”.
Si è tornati a parlare della vicenda perché l’Assemblea dei soci aveva deciso che a farsi carico dei 93 mila euro di spese legali dovessero essere i Comuni. Alcuni hanno già pagato. Osnago è tra quelli che ancora non l’ha fatto. Nel bilancio la quota parte di 3.703 euro compariva genericamente nel Fondo di riserva. Con la manovra economica dell’altro giorno in Consiglio comunale la cifra è stata spostata come voce di spesa.
“La Ragioneria ha inteso inserire anche questa voce di spesa con la finalità di evitare che se poi saremo tenuti a corrispondere questa cifra non compaia come debito fuori bilancio. Di fatto non ci sono ancora determine e non c’è ancora un impegno concreto” ha voluto rassicurare il sindaco Brivio. “Alcuni Comuni hanno già disposto il pagamento, altri non l’hanno fatto. Si è aperta una discussione tra tecnici che ancora non è approdata ad esiti finali”.
Un’operazione che, secondo il segretario comunale, non è però corretta. “Nel momento in cui un Ente si accolla le spese derivanti da una sentenza di condanna per lite temeraria crea un danno per la finanza pubblica” ha dichiarato il dott. Balestra, paventando il rischio del danno erariale. Il segretario ha rivendicato di aver condotto un approfondimento sulla materia e di aver prodotto una relazione già a novembre scorso, inviata ai dipendenti del Comune, al sindaco e all’azienda speciale. Il muro di gomma che ha trovato gli dà motivo di credere, se non di avere ragione, perlomeno di non avere nemmeno torto. “Secondo la giurisprudenza dovrebbe essere l’organo che ha autorizzato la lite temeraria a dover pagare” ha sostenuto Balestra, senza però essere in grado di specificare se si tratti del collegio dei liquidatori, di chi ha emesso l’affidamento dell’incarico legale o dell’avvocato stesso.
Senza mezzi termini il segretario non ha nascosto la sua visione: “Le ricerche condotte da me mi inducono a dire che non è corretto quello che stiamo facendo stasera in riferimento ai 3.700 euro. Non è corretto che sia l’Ente pubblico ad accollarsi le spese e secondo me non è nemmeno corretto fare la variazione di bilancio”.
Dunque per Balestra il problema è duplice. Non solo il Comune non dovrebbe pagare. Ma, seppure si dovesse decidere in tal senso, lo si dovrebbe fare con il riconoscimento del debito fuori bilancio e non con una semplice variazione di bilancio: “La variazione di bilancio serve per allocare delle risorse che poi decido di spendere. Qui io non decido nulla. C’è stata una condanna. Se non si paga si va addirittura in sede di monitoria, con degli atti esecutivi nei confronti di Retesalute. Quindi i principî contabili dicono che laddove ci sia una sentenza definitiva il modo per reperire le risorse non è una variazione di bilancio ma il riconoscimento del debito fuori bilancio perché è una somma che già dobbiamo pagare, a differenza della variazione di bilancio”.
Una disamina alla luce del sole che ha irritato il sindaco: “Questa storia è nota da sei mesi, ho invitato il segretario e il direttore di Retesalute a trovare una soluzione. Mi aspetto che la trovino. Ragioneria, revisore dei conti e altri segretari sono d’accordo. Siamo prigionieri di diatribe tecniche dei tecnici, mettetevi d’accordo. La volontà politica è stata espressa. Diteci qual è il modo”. Brivio ha aggiunto che se si riterrà di riconoscere i 3.700 euro come debito fuori bilancio si farà una variazione, tanto per il momento non è intenzione del responsabile del servizio e del Comune in generale di pagare la cifra.
“Si decise di non accollare questo onere al bilancio di Retesalute – ha ricordato il primo cittadino di Osnago – per evitare che un bilancio che si apprestava a chiudere in attivo chiudesse in passivo, cosa che non era conveniente per un primo bilancio dal rischio di fallimento. Però la strada è praticabile, tant’è che molti Comuni hanno già assunto l’impegno di spesa”.
Non si è scomposto il segretario. “Io sono disponibile a cambiare idea, però finora nessuno ha portato elementi giuridici”. Sulla ricostruzione delle motivazioni per cui l’Assemblea dei soci aveva stabilito che fossero i Comuni a dover pagare, Balestra ha spiegato che un’altra via fosse possibile senza incappare nella situazione di chiudere il bilancio in perdita: “Per evitare di far andare in passività l’azienda si poteva mettere a bilancio i cespiti in attivo, attuando poi le azioni, anche giudiziarie nel caso, per recuperare i crediti dall’organo che si ritiene responsabile. Non lo si chiede ai Comuni soci”.
Si è inserito nella schermaglia Vittorio Bonanomi, ponendo l’accento sul paventato rischio di danno erariale, su cui il sindaco sorvolerebbe mentre in passato sarebbe stato utilizzato come scusa per non affrontare con maggiore determinazione l’autorizzazione dell’antenna 5G di Iliad in località Marasche o per giustificare il muro contro muro con l’Ente Fiera per dei canoni non assunti dalla Fiera a favore del Comune.
Lo scontro tra sindaco e segretario si è fatto ancora più intenso, con Brivio che ha scelto la strada di scoprire gli altarini: “Siamo in questa condizione: lei dice che non bisogna pagare. Retesalute ci dice che dobbiamo pagare, ci scrive delle lettere in cui ci intima di pagare. Alzi la cornetta del telefono, chiami”.
Alla pretesa sfacciata, il segretario ha mantenuto l’aplomb: “Assolutamente no, perché la relazione è già stata fatta avere al direttore”. Ormai completamente spazientito il sindaco ha ribattuto: “Allora siamo ad un problema di orgoglio. Dirò al direttore di Retesalute di chiamarla. Lei ha ragione a dire di aver bisogno di una risposta, però mamma mia! Cercate l’umiltà di trovare un accordo e dirci cosa dobbiamo fare di questi 3 mila euro. Non possiamo stare in questo balletto di indicazioni contrastanti”. Sulle lettere ricevute da Retesalute Balestra ha lamentato che si trattassero di poche righe in cui si chiedeva soltanto di pagare.
A far scendere in pedana il dott. Giovanni Balestra è stata l’interpretazione giuridica del caso Retesalute. All’insegna della trasparenza, il segretario comunale ha scandito il proprio punto di vista sulla vicenda del pagamento delle spese legali per la condanna nei confronti di Retesalute per aver intentato una lite temeraria. L’intervento ha palesato la netta divergenza di vedute tra Brivio e Balestra, con il primo a tratti a disagio, a tratti spazientito. Specialmente quando venivano vanificati dal segretario i tentativi del sindaco di dare un colpo di spugna e mettere la parola fine alla discussione.
Paolo Brivio le ha provate tutte, fino ad accusare i segretari comunali del troppo tempo intercorso prima di trovare la strada per risanare l’azienda speciale meratese che si occupa di Welfare. Fino ad attribuire al dott. Balestra un carattere “orgoglioso”. Lui, il segretario, non si è mai scomposto e, lungi dal contrattaccare sul piano personale, ha messo il dito nella piaga su una vicenda che, sin dall’origine, mette in imbarazzo le amministrazioni comunali che fanno parte di Retesalute. E qui si spiega probabilmente il reale motivo di irritazione del sindaco.
Non si ripeterà mai abbastanza che l’esemplare sentenza del giudice del lavoro era stata una mazzata tremenda per i sindaci, che sono stati svergognati dal Tribunale di Lecco. La sentenza – su cui i soci dell’azienda speciale hanno deciso di non ricorrere in Appello – dice espressamente che i Comuni erano ben consapevoli della sottocapitalizzazione di Retesalute. Aggiunge che gli Enti soci dell’azienda sapevano che le tariffe dei servizi forniti dall’azienda fossero inadeguate e che esse non variavano per una scelta gestoria che seguiva una precisa volontà dei Comuni [clicca QUI].
Le accuse nei confronti delle ex dipendenti si sono frantumate e Retesalute è stata condannata a rifondere le spese legali e a pagare una condanna per lite temeraria perché la causa non sapeva da fare. “In sintesi è quando si va avanti in una causa pur sapendo di avere torto” ha chiarito il segretario Balestra. “La sentenza a condanna di Retesalute con il rimborso delle spese legali ha qualificato la somma per responsabilità aggravata. È abbastanza raro che un Ente pubblico venga condannato per una lite temeraria”.
Si è tornati a parlare della vicenda perché l’Assemblea dei soci aveva deciso che a farsi carico dei 93 mila euro di spese legali dovessero essere i Comuni. Alcuni hanno già pagato. Osnago è tra quelli che ancora non l’ha fatto. Nel bilancio la quota parte di 3.703 euro compariva genericamente nel Fondo di riserva. Con la manovra economica dell’altro giorno in Consiglio comunale la cifra è stata spostata come voce di spesa.
“La Ragioneria ha inteso inserire anche questa voce di spesa con la finalità di evitare che se poi saremo tenuti a corrispondere questa cifra non compaia come debito fuori bilancio. Di fatto non ci sono ancora determine e non c’è ancora un impegno concreto” ha voluto rassicurare il sindaco Brivio. “Alcuni Comuni hanno già disposto il pagamento, altri non l’hanno fatto. Si è aperta una discussione tra tecnici che ancora non è approdata ad esiti finali”.
Un’operazione che, secondo il segretario comunale, non è però corretta. “Nel momento in cui un Ente si accolla le spese derivanti da una sentenza di condanna per lite temeraria crea un danno per la finanza pubblica” ha dichiarato il dott. Balestra, paventando il rischio del danno erariale. Il segretario ha rivendicato di aver condotto un approfondimento sulla materia e di aver prodotto una relazione già a novembre scorso, inviata ai dipendenti del Comune, al sindaco e all’azienda speciale. Il muro di gomma che ha trovato gli dà motivo di credere, se non di avere ragione, perlomeno di non avere nemmeno torto. “Secondo la giurisprudenza dovrebbe essere l’organo che ha autorizzato la lite temeraria a dover pagare” ha sostenuto Balestra, senza però essere in grado di specificare se si tratti del collegio dei liquidatori, di chi ha emesso l’affidamento dell’incarico legale o dell’avvocato stesso.
Senza mezzi termini il segretario non ha nascosto la sua visione: “Le ricerche condotte da me mi inducono a dire che non è corretto quello che stiamo facendo stasera in riferimento ai 3.700 euro. Non è corretto che sia l’Ente pubblico ad accollarsi le spese e secondo me non è nemmeno corretto fare la variazione di bilancio”.
Dunque per Balestra il problema è duplice. Non solo il Comune non dovrebbe pagare. Ma, seppure si dovesse decidere in tal senso, lo si dovrebbe fare con il riconoscimento del debito fuori bilancio e non con una semplice variazione di bilancio: “La variazione di bilancio serve per allocare delle risorse che poi decido di spendere. Qui io non decido nulla. C’è stata una condanna. Se non si paga si va addirittura in sede di monitoria, con degli atti esecutivi nei confronti di Retesalute. Quindi i principî contabili dicono che laddove ci sia una sentenza definitiva il modo per reperire le risorse non è una variazione di bilancio ma il riconoscimento del debito fuori bilancio perché è una somma che già dobbiamo pagare, a differenza della variazione di bilancio”.
Una disamina alla luce del sole che ha irritato il sindaco: “Questa storia è nota da sei mesi, ho invitato il segretario e il direttore di Retesalute a trovare una soluzione. Mi aspetto che la trovino. Ragioneria, revisore dei conti e altri segretari sono d’accordo. Siamo prigionieri di diatribe tecniche dei tecnici, mettetevi d’accordo. La volontà politica è stata espressa. Diteci qual è il modo”. Brivio ha aggiunto che se si riterrà di riconoscere i 3.700 euro come debito fuori bilancio si farà una variazione, tanto per il momento non è intenzione del responsabile del servizio e del Comune in generale di pagare la cifra.
“Si decise di non accollare questo onere al bilancio di Retesalute – ha ricordato il primo cittadino di Osnago – per evitare che un bilancio che si apprestava a chiudere in attivo chiudesse in passivo, cosa che non era conveniente per un primo bilancio dal rischio di fallimento. Però la strada è praticabile, tant’è che molti Comuni hanno già assunto l’impegno di spesa”.
Non si è scomposto il segretario. “Io sono disponibile a cambiare idea, però finora nessuno ha portato elementi giuridici”. Sulla ricostruzione delle motivazioni per cui l’Assemblea dei soci aveva stabilito che fossero i Comuni a dover pagare, Balestra ha spiegato che un’altra via fosse possibile senza incappare nella situazione di chiudere il bilancio in perdita: “Per evitare di far andare in passività l’azienda si poteva mettere a bilancio i cespiti in attivo, attuando poi le azioni, anche giudiziarie nel caso, per recuperare i crediti dall’organo che si ritiene responsabile. Non lo si chiede ai Comuni soci”.
Si è inserito nella schermaglia Vittorio Bonanomi, ponendo l’accento sul paventato rischio di danno erariale, su cui il sindaco sorvolerebbe mentre in passato sarebbe stato utilizzato come scusa per non affrontare con maggiore determinazione l’autorizzazione dell’antenna 5G di Iliad in località Marasche o per giustificare il muro contro muro con l’Ente Fiera per dei canoni non assunti dalla Fiera a favore del Comune.
Lo scontro tra sindaco e segretario si è fatto ancora più intenso, con Brivio che ha scelto la strada di scoprire gli altarini: “Siamo in questa condizione: lei dice che non bisogna pagare. Retesalute ci dice che dobbiamo pagare, ci scrive delle lettere in cui ci intima di pagare. Alzi la cornetta del telefono, chiami”.
Alla pretesa sfacciata, il segretario ha mantenuto l’aplomb: “Assolutamente no, perché la relazione è già stata fatta avere al direttore”. Ormai completamente spazientito il sindaco ha ribattuto: “Allora siamo ad un problema di orgoglio. Dirò al direttore di Retesalute di chiamarla. Lei ha ragione a dire di aver bisogno di una risposta, però mamma mia! Cercate l’umiltà di trovare un accordo e dirci cosa dobbiamo fare di questi 3 mila euro. Non possiamo stare in questo balletto di indicazioni contrastanti”. Sulle lettere ricevute da Retesalute Balestra ha lamentato che si trattassero di poche righe in cui si chiedeva soltanto di pagare.
M.P.