Aizurro: 28 ragazzi al campo di lavoro, riaperta la mulattiera

Francia, Polonia, Repubblica Ceca, Spagna, Turchia, ma anche Siena, Pavese, Varesotto, Comasco, hinterland milanese, fino ai vicini di casa di Bosisio Parini, Calolziocorte, Imbersago, Merate e Villa Santa. Un numeroso gruppo di adolescenti da svariate parti d’Europa sta svolgendo un campo di lavoro internazionale ad Aizurro, la frazione alta di Airuno.
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Un’esperienza immersiva nei boschi, ribattezzata Together in the forest, con quartier generale a Cascina Rapello. Sotto le balze dell’edificio rurale settecentesco 28 ragazzi dai 14 ai 18 anni stanno pernottando in tenda dall’11 luglio. Di giorno i lavori per la cura dei luoghi naturali e semi-naturali. Ogni mattina si creano due gruppi. Una parte dei ragazzi si occupa della coltivazione degli ortaggi e del  giardinaggio nei pressi della cascina. L’altra squadra si dedica alla manutenzione di un antico sentiero.mulattiera_inaugurata_airuno_13.jpg (98 KB)

Questa pulizia rientra nel più ampio progetto Da Sartirana al cuore del Monte di Brianza, finanziato dalla Fondazione Comunitaria del Lecchese (Fondo per lo Sviluppo del territorio provinciale lecchese. Interventi in campo storico-artistico e naturalistico) e da Lario Reti Holding.
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Al centro Matteo Rossi della coop. Liberi Sogni

L’attività si sta svolgendo a gran ritmo tanto che già nel pomeriggio di domenica 16 luglio si è tenuta l’inaugurazione della mulattiera, un tracciato che dal lavatoio dell’attuale piazza Roma (un tempo era un semplice slargo sterrato) passa da Cascina Rapello e conduce fino a Beverate. Era questo il tragitto quotidiano di molte donne che si recavano alla filanda a lavorare, in una fase in cui lo sviluppo industriale non aveva ancora svuotato quasi completamente il borgo.mulattiera_inaugurata_airuno_01.jpg (83 KB)

L’inaugurazione è cominciata con un momento di raccoglimento intorno al lavatoio. È stata l’occasione per i giovani volontari di presentarsi e raccontare come stanno affrontando l’esperienza. “Siamo qui per imparare la cultura del posto, stare in amicizia con la natura e conoscere le culture degli altri partecipanti con i quali stiamo stringendo dei legami di amicizia” ha detto una giovane in inglese, lingua neutra usata per comunicare durante il campo internazionale.
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Com'era la mulattiera

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A coordinare il progetto di volontariato è Matteo Rossi di Liberi Sogni, la cooperativa che sta cercando di far tornare a vivere Cascina Rapello, con una raccolta fondi per la riqualificazione strutturale dell’edificio e con numerose attività di educazione sul rispetto della natura e di lavoro agricolo. “L’incontro con gli altri è importante. In passato i cambiamenti avvenivano in secoli. Oggi accade tutto rapidamente e non si ha il tempo per interrogarsi sul senso delle trasformazioni. Questo campo ha anche come obiettivo quello di mantenere ogni piccola storia locale” ha dichiarato Rossi.mulattiera_inaugurata_airuno_02.jpg (91 KB)

L’inaugurazione è servita anche come momento di confronto con le “memorie storiche viventi” Renzo e Gaetano. “Il lavatoio era il luogo dove parlare e sparlare, dove fare i pettegolezzi. Non c’erano le lavatrici e le televisioni. Chi arrivava dal lato che guarda a Bergamo lo si appellava bergamasco mentre chi arrivava dalla parte che va a Milano lo si chiamava milanese. Il lavatoio era diviso tra sinistra e destra e chi arrivava da una zona non poteva andare nel lato opposto del lavatoio” è stato ricordato.mulattiera_inaugurata_airuno_11.jpg (73 KB)

A tornare in mente sono state soprattutto le condizioni di vita difficili, la facilità ad ammalarsi e la difficoltà a curarsi in un nucleo abitativo circoscritto, situato in un angolo sperduto tra i boschi. Le famiglie non erano molte e i bambini nascevano spesso da rapporti endogamici e perciò erano maggiormente predisposti a morbi congeniti. L’aiuto nelle stalle per i maschi o nelle filande per le donne cominciava ancor prima della pubertà. 

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Durante la seconda guerra mondiale il panorama era drammaticamente illuminato dai bombardamenti nel capoluogo lombardo e alla fine della guerra in molti dalle campagne hanno partecipato alla ricostruzione dei palazzi a Milano. Ma il contesto è cambiato radicalmente dopo 10-15 anni dalla fine della guerra, con i contadini che sono diventati operai, abbandonando Aizurro e i Monti di Brianza per avvicinarsi alle fabbriche e vivere in città.mulattiera_inaugurata_airuno_05.jpg (58 KB)
Il sindaco Alessandro Milani

Memorie storiche che ora anche i ragazzi provenienti da più parti d’Europa potranno conservare tra i propri ricordi. “I nostri sono luoghi stupendi” ha dichiarato il sindaco di Airuno Alessandro Milani che ha partecipato all’inaugurazione della mulattiera insieme all’assessore Claudio Rossi. “Il tratto internazionale di questo campo di lavoro è bello e affascinante. Ciascuno di questi ragazzi potrà portare nel proprio cuore e nel proprio paese di provenienza quello che hanno visto, vissuto e provato qui ad Aizurro, un’occasione straordinarie per stringere nuove amicizie” ha commentato il sindaco Milano per poi ringraziare Liberi Sogni per aver organizzato il campo.
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Com'è la mulattiera


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 A fare da imbuto per i ragazzi provenienti dagli altri Stati è stata la piattaforma digitale italiana Lunaria, che mette a conoscenza di giovani aspiranti volontari da tutto il mondo dei numerosissimi progetti sociali. La cooperativa Liberi Sogni ha così pubblicizzato il programma delle attività che per la prima volta in assoluto si svolgono ad Aizurro. È tuttavia già dal 2010 che vengono organizzate esperienze simili con base a Valgreghentino o a Consonno.
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Alcuni momenti del lavoro
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L’inaugurazione è proseguita percorrendo la mulattiera. Si è potuto osservare il lavoro svolto per allargare il sentiero, prima pieno di rovi e rami sporgenti. Arrivati a Cascina Rapello è stata offerta una merenda in un clima conviviale. I ragazzi si sono poi riuniti in cerchio per ballare una danza turca, insegnata dalla ragazza che arriva direttamente dalla Turchia.
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Il campo si concluderà il 20 luglio. Subito dopo ne comincerà un altro: Into the wild. Open camp, sempre della durata di 9 giorni. L’attività sarà più focalizzata sul tema dell’accessibilità e dell’accoglienza nei confronti ad esempio di persone disabili. Insieme si svolgeranno mansioni di coltivazione e giardinaggio.
M.P.
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