Polemici o costruttivamente critici?
Sempre più spesso si sentono apostrofare alcune persone col termine inequivocabile di “polemico”.
“ E' difficile parlare con Tizio perché è polemico”; “...ma non discutere con Caio, perché è un polemista e ha sempre da dire su tutto in termini critici...”.
Queste alcune tipiche frasi “dal sen fuggite” di chi spesso si ritiene invece equilibrato nei giudizi su fatti e persone.
Ma in questo attuale mondo, che spesso sembra girare a rovescio (e specialmente in questa Italia o perlomeno in quella dei tanti “furbi” e dei molti “io penso per me”), corrisponde sempre al vero questo esercizio, anche forse un po' maniacale, di condannare gli altri etichettandoli e di assolvere al contempo la propria coscienza di fronte alle piccole e grandi ingiustizie che spesso ci si parano di fronte?
Una coscienza che non poche volte sembra delegare ad altri ciò che dovrebbe competere ad ognuno di noi.
Quel “I care” ( “mi riguarda, mi interessa, Mi sta a cuore” dei migliori giovani americani di svariati anni fa… l'esatto contrario del motto fascista “me ne frego”), “progetto di vita” che dovrebbe interpellare tutti coloro che si sentono sovrani e non sudditi secondo il motivato pensiero di quel Don Lorenzo Milani che, contrastato da molti in vita, sarà celebrato quest'anno, forse anche ipocritamente da non pochi, a 100 dalla nascita.
Purtroppo i “profeti”, spesso non solo nella Chiesa, sono tanto osteggiati ed incompresi in vita quanto celebrati e riveriti post mortem (e forse pure anche un po' “neutralizzati” rispetto alla reale portata del loro pensiero, spesso in anticipo coi tempi …).
Allora, visti come polemici e “fastidiosi” quanto oggi santificati.
Certo essere “scomodi” e “essere nel giusto” non è mai affatto un automatismo, come del resto essere minoranza non corrisponde mai automaticamente ad “avere ragione”, ma inviterei a pensare che in un mondo a testa in giù occorre ben valutare se la “scomodità” o l'essere “controcorrente” non sia un buon parametro di giudizio, come del resto l'effettiva umiltà e la coerenza, mai comunque ostentata.
Quindi l'essere “polemici” è, penso non solo a mio parere, un esercizio non solo possibile ma addirittura doveroso se rimanda ad una piena assunzione di responsabilità ad esempio esprimendo il proprio punto di vista rispetto ad un fatto ed una vicenda anche pubblica, in particolare quelle che incidono particolarmente sul costume sociale.
Del resto esistono pure i cosiddetti “bastian contrari” a prescindere, che spesso alimentano il proprio narcisismo autoreferenziale, ma esistono pure coloro che essendo in difficoltà a confrontarsi con onesta intellettuale, se la cavano dando strumentalmente del polemico a chi non la pensa come loro e magari nascondendosi dietro quel “fan tutti così” tanto caro a certa cultura “benpensante”.
L'elemento dirimente dovrebbe semmai essere l'effettiva volontà/capacità di confrontarsi con gli altri ed in particolar modo con chi la pensa diversamente. E soprattutto la genuina ricerca del Giusto e del Vero in direzione di un effettivo interesse collettivo.
In definitiva in un mondo come questo, perlomeno a mio parere, meglio comunque rischiare di essere “polemici” (nel senso però nobile del termine e mettendosi sempre comunque in discussione …) che essere assopiti e omologati da un sistema che fagocita le coscienze.