Lecco: Sconfinati con la Caritas
"Nessuno mette i suoi figli su una barca, a meno che l’acqua non sia più sicura della terra". (Warsan Shire, giovane scrittrice e poetessa keniota).
Che cosa prova una persona che si trova costretta a lasciare la propria terra, non più sicura a causa della guerra, della violenza, della persecuzione, della povertà e affronta la traversata del Mediterraneo, diventato in questi anni il più grande cimitero d'Europa, su una precaria imbarcazione, alla mercé delle onde e degli spietati trafficanti di esseri umani? Quali paure, sentimenti, difficoltà, incognite si trova a fronteggiare?
È ciò che ci invita a sperimentare il percorso "Sconfinati" che la Caritas Decanale di Lecco, in collaborazione con Caritas Ambrosiana, ripropone Martedì 18 e Mercoledì 19 luglio (dalle ore 17 alle ore 20) e Giovedì 20 luglio (dalle ore 19 alle ore 22) presso la Casa della Carità di Lecco in Via S. Nicolò. Per informazioni e prenotazione (consigliata): giovanicdclecco@caritasambrosiana.it - Matteo 335 6554819.
Sconfinati è un percorso esperienziale sul tema delle migrazioni. Come nei giochi di ruolo, i visitatori assumeranno l’identità delle migliaia di stranieri che scappano dalla Siria, dalla Nigeria, dal Pakistan e da tutti quei Paesi dove guerra, povertà o gli effetti dei cambiamenti climatici rendono impossibile la sopravvivenza. Riceveranno un passaporto con una nuova nazionalità. Dovranno con pochi soldi mercanteggiare con i trafficanti per assicurarsi un passaggio di fortuna. Alla fine saliranno tutti a bordo di una barca vera…
Come in un gioco, insomma. Ma solo in apparenza. Perché dietro la finzione c’è la sofferenza stampata sui volti di persone vere. Il percorso, infatti, della durata di 15 minuti e aperto a tutta la cittadinanza dai 14 anni in su, è basato sulle storie autentiche raccolte dai volontari e dagli operatori della Caritas Ambrosiana. Chi seguirà il percorso “Sconfinati”, potrà sperimentare sulla propria pelle la millesima parte di quel che sente un migrante. Il messaggio esplicito lungo tutto il percorso è che siamo in fondo tutti sulla stessa barca: o ci si salva o si naufraga insieme, muri e steccati non sono mai serviti a niente.
E' una proposta che ha lo scopo di scuoterci dall'indifferenza e dall'assuefazione che sembra contagiare la stragrande maggioranza delle persone di fronte alle frequenti stragi di migranti nel Mar Mediterraneo, come ebbe coraggiosamente a richiamare il Vescovo di Palermo, Mons. Corrado Lorefice, dopo il naufragio di Cutro dello scorso febbraio, sulle coste calabre, che costò la vita ad almeno un centinaio di uomini, donne e bambini: "Non c’è spazio oggi per i qualunquismi: è tempo per tutti noi di rifuggire con chiarezza da ogni narrazione tesa a colpevolizzare l’anello più debole della società. La responsabilità è nostra: quel che è avvenuto a Cutro non è stato un incidente, bensì la naturale conseguenza delle politiche italiane ed europee di questi anni, la naturale conseguenza del modo in cui noi cittadini, noi cristiani, malgrado il continuo appello di Papa Francesco, non abbiamo levato la nostra voce, non abbiamo fatto quel che era necessario fare girandoci dall’altra parte o rimanendo tiepidi e timorosi".