La battaglia per un salario minimo legale
Negli ultimi due o tre anni abbiamo assistito ad una ignominiosa, infame ed agguerrita campagna mediatica, intrisa di astio ideologico e denigrazione morale, portata avanti dai media di regime contro i percettori del "reddito di cittadinanza", raffigurati come una massa di "fannulloni", "infingardi" e "sfaticati". Tale "guerra ideologica" è soltanto il "frutto marcio", ovvero un "effetto collaterale" della feroce guerra di classe scatenata dal padronato verso le fasce sociali più deboli e meno abbienti. I padroni e i loro servitori prezzolati, i pennivendoli di regime, i giullari e i lacchè di regime, mirano a restaurare e perpetuare lo schiavismo, ossia una sorta di "feudalesimo" di stampo capitalistico nei rapporti di produzione, nelle logiche e dinamiche del mercato del lavoro del nostro Paese, afflitto da anni dallo scandalo del precariato e dall'abominio dello sfruttamento di classe dei lavoratori... Ad esempio, in alcuni settori del mercato del lavoro, in molti reparti commerciali, nella ristorazione, nei bar, mi risulta che la maggior parte delle commesse e dei camerieri percepisca una retribuzione a dir poco miserabile, a nero: 3 o al massimo 4 euro all'ora. E non sempre tali paghe vergognose sono versate regolarmente, in molti casi in ritardo, se non addirittura mai... Per cui credo che la battaglia politica per un salario minimo a livello legale, sia sacrosanta e debba essere inserita in una piattaforma politica di classe da parte di quelle soggettività e formazioni che si professano ancora "comuniste".
Lucio Garofalo