Osnago: condizione nelle carceri e mediazione penale con My Urby e Fratelli d'Italia
Daniela Fiocchi
La serata è stata distillata dalle ideologie di partito. Le parole d'ordine della destra sono spesso all'insegna della certezza della pena, del buttare via la chiave. Punti di vista che travalicano talvolta l'appartenenza politica, toccando una buona fetta dei cittadini. Le voci sul palco hanno voluto testimoniare un cambio di prospettiva culturale, riconoscendo le faticose condizioni di vita nei penitenziari sovraffollati che contribuiscono ad innalzare le statistiche di recidiva dei carcerati una volta che escono di prigione. Avviare invece dei percorsi di responsabilizzazione dei detenuti li affranca dal mondo dietro le sbarre.
Antonio di Palma
Luisa Colombo
Fiocchi ha dichiarato: "La mediazione penale in realtà è di vecchia data, i primi accenni normativi risalgono già al 2000. Sono state create delle misure, come l'attivazione dei giudici di pace. Sono state istituite delle forme alternative alla detenzione che, pur tenendo conto del calcolo della pena, responsabilizzano il carcerato in un percorso progressivo verso la reintroduzione nella società. Un percorso che quindi può far trarre dei benefici alla società intera". Per Fiocchi però fino alla Riforma Cartabia questi meccanismi non erano stati messi a sistema e soprattutto non si era puntato alla mediazione penale. "Il mediatore è una figura terza e neutra che agisce per una riparazione emotiva, che cerca di mettere una pace emotiva dove c'è guerra" ha detto Fiocchi.
Giacomo Zamperini
È proprio su questo aspetto che è intervenuto il presidente di My Urby Antonio di Palma, sottolineando quanto sia importanza impegnarsi sulla conciliazione tra il detenuto e la collettività. Ad entrare nel vivo delle proposte svolte dall'associazione è stata l'arteterapeuta Luisa Colombo: "Nelle carceri ci sono un sacco di persone che sono delle risorse incredibili con grandi potenzialità. A volte ci sono dei ragazzi che scrivono delle cose che fanno accapponare la pelle. Pochi sanno cosa succede dentro le carceri. D'inverno si muore di freddo e d'estate di caldo. Con l'arteterapia cerchiamo di aiutare a percepire le emozioni, un qualcosa che può aiutare a non recidivare". Luisa Colombo ha invitato tutti a non assumere un atteggiamento giudicante verso i detenuti, che in molti casi provengono da contesti familiari e sociali difficili, non partendo da condizioni di vita agiate e semplici.
Saad Yahya
La parola è tornata all'avv. Fiocchi che ha citato i dati del Rapporto di Antigone sul sovraffollamento, ricordando che il 73% dei carcerati è ancora in attesa di giudizio e che ci sono 9 mila detenuti in carceri oltre la capienza consentita. Ha poi ricordato che l'età media è di 50 anni circa, che quindi quando tornano in libertà fanno fatica a trovare un impiego per un doppio motivo. Ha ricordato i numeri dei suicidi dietro le sbarre: 85 nel 2022, di cui 10 nelle prime 24 ore dall'ingresso nei penitenziari.
È stata poi ascoltata la testimonianza di Saad Yahya, in carcere da 15 anni su una pena da scontare complessivamente di 30 anni per concorso in omicidio. Con un permesso speciale dell'istituto penitenziario di Bollate ha potuto partecipare all'incontro di Osnago. "Il mio è stato un concorso in omicidio ma mi sento in colpa per quel fatto. Nel 2014-2015 ho iniziato a scrivere una lettera ai famigliari della vittima. Quando ho ricevuto la lettera di risposta mi tremavano le mani, era come una bomba a mano. Quando ho visto che cominciava con ‘Buongiorno' mi sono sciolto, ma sono riuscito a leggere solo le prime tre righe. L'ho lasciata lì per un bel po'. Poi, quando è morto mio padre a 63 anni ho provato rabbia e ho capito cosa sente un figlio. In quel momento ho pensato ai figli di quella vittima, che non hanno perso il padre per morte naturale ma perché è stato ucciso. Non ho chiesto loro perdono, ma una conciliazione". Il discorso si è interrotto dalla commozione quando l'uomo stava esprimendo di avere un figlio di 19 anni in Egitto che ha visto per l'ultima quando aveva appena un mese di vita.
È poi intervenuto il consigliere regionale Giacomo Zamperini, che ha ricordato che in Regione Lombardia esiste la Commissione speciale Tutela dei diritti delle persone private della libertà personale e condizioni di vita e di lavoro negli istituti penitenziari, presieduta da Alessia Villa, in quota FdI. L'organismo ha il compito di conoscere le realtà delle carceri lombarde per monitorare che vengano garantite le tutele previste dalla Legge. Zamperini ha sostenuto che non debba mai venire meno la dignità umana e che sia bene promuovere la "giustizia rigenerativa", pensando a sviluppare dei progetti sia dentro che fuori dalle strutture detentive, pur nel rispetto delle vittime e dei loro famigliari. Serve incrementare il supporto psicologico e sanitario e investire maggiormente sulla Polizia penitenziaria che è sottodimensionata. Fiocchi ha strappato a Zamperini la promessa di tornare ad occuparsi di questi temi nell'espletamento della sua funzione di consigliere regionale.
A sinistra Eleonora Lavelli
Tra il pubblico è emersa qualche resistenza culturale al modello della mediazione penale, sviluppando un breve dibattito mantenuti nel tono del rispetto tra i diversi punti di vista. Infine Daniela Fiocchi ha invitato a salire sul palco per un commento la segretaria provinciale di Azione, Eleonora Lavelli, che ha apprezzato l'iniziativa, ritenendo che sia un bene parlare di questa tematica. Fiocchi ha colto al balzo questo momento per proporre alla segretaria Lavelli di organizzare insieme, in maniera bipartisan, una nuova conferenza sulle carceri e sulla mediazione penale. Fiocchi ha infine chiosato: "Bisogna migliorare la vita carceraria e sostenere la riqualificazione delle persone. Fratelli d'Italia ascolta tutti perché tutti hanno bisogno di una seconda chance".