La paradigmatica questione della psichiatria del Mandic

Cortese Redazione
riprendo, dopo qualche giorno di non mirata trattazione, quello che in sempre più tanti consideriamo una delle componenti più importanti della nostra Convivenza Civile e cioè la "questione sanitaria". Nello specifico mi riferisco alla vicenda della ventilata chiusura ( o mancata riapertura ) del reparto di Psichiatria dell'Ospedale Mandic che ha dato la stura ulteriore ad una trattazione più ampia della gestione del relativo comparto della nostra ASST lecchese.
Innanzitutto mi sento di rivolgere un sentito ringraziamento per la vostra puntuale pubblicazione dell'accorata quanto ben documentata lettera aperta all' ASST di Lecco, nella persona del dg Paolo Favini, da parte del personale (ben 18 firme) del Dipartimento di Salute Mentale. Lettera aperta che inspiegabilmente, vista la rilevanza almeno provinciale, abbiamo potuto trovare solo sul vostro portale (CLICCA QUI)
Avendo seguito da tempo, come molti altri, la questione dell'Ospedale Mandic, proprio per la sua esemplarità rispetto al pur diffuso e graduale e variegato depotenziamento della Sanità Pubblica, ho letto con ammirazione e rispetto la loro documentata perorazione delle ragioni di una rinnovata richiesta qualitativa che quantitativa per il settore.
Ma poi, dopo questo genere di importanti prese di posizione, inspiegabilmente ( oppure assai "spiegabilmente"), sembra calato un indefinibile silenzio, come spesso succede quando ci sono di mezzo questioni delicate che rimandano a scelte soprattutto di vertice.
E il Cittadino, pur attento e "mobilitato", in più di un caso non sa che fine fanno certe doverose perorazioni e correndo quindi il rischio di lasciar subentrate una qualche forma di rassegnazione, quasi che le cose non possano mai cambiare.
Proprio per evitare tutto ciò risulta, non solo a mio parere, importante oltre che coerente contribuire a far emergere , specie attraverso i media e i social, a chi siano realmente in capo le scelte e le relative responsabilità. Come pure chi le sostiene o chi, in vari modi, le avversa.
Ecco perché ad esempio sarebbe interessante, per formarsi un'opinione più consapevole sulla vicenda non solo del Reparto Psichiatria del Mandic, avere pubblicamente il testo della lettera inviata dal dg Favini in risposta ai sindaci del meratese e del casatese "così che fosse chiara a tutti la realtà dei fatti" e quindi il "nessun ridimensionamento dell'offerta delle cure psichiatriche del territorio meratese e casatese", come riportato da una testata online lecchese.
Peraltro vi si leggeva che Guido Agostoni, Presidente del Consiglio di rappresentanza dei Sindaci del territorio provinciale si "è impegnato a diffondere a tutti i Sindaci della provincia di Lecco tale lettera che illustra la reale posizione aziendale".
Il tutto all'interno di un incontro"in un clima di aperto confronto" svoltosi lunedì 5 giugno tra la Direzione dell'Asst di Lecco, il già citato Agostoni e i 3 Presidenti dell'Assemblea dei Sindaci del distretto di Lecco, Sabina Panzeri, del Distretto di Bellano, Gabriella Del Nero, e del Distretto di Merate, Paolo Brivio.
Come pure sarebbe utile, sempre ai fini di un'opinione pubblica più consapevole, sapere quali concreti sviluppi abbiano fatto seguito alle dichiarazioni in tale sede di Guido Agostoni con quel generico, e un po' politichese, virgolettato finale " Siamo fiduciosi della possibilità di valutare congiuntamente le diverse opportunità di risposta ai bisogni del territorio potenziando i servizi territoriali o, se necessario, riaprendo anche il SPDC di Merate. Per noi è importante che si sia aperto un dialogo a cui teniamo molto".
A parte un certo sconcerto, se mal non intendo, nell'apprendere dell'apertura di un dialogo che dovrebbe essere costantemente attuato viste il "costitutivo" ruolo attivo delle Rappresentanze dei Comuni in tali contesti, una cosa è certa: queste sono questioni dirimenti per la Collettività e quindi necessitano del massimo grado possibile di divulgazione. Quantomeno per rendere edotta la Cittadinanza ancor prima che rischiare, nei fatti, di considerarla semplice e passiva Utenza.


PS. Rileggendo ora il testo integrale della lettera aperta sopra menzionata, non so come interpretare quella barratura delle firme che nella prima pubblicazione erano invece ben visibili.

Germano Bosisio
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