La Valletta: uno spiazzo...non vale l'altro. Rischi sul progetto della ex scuola elementare
Per trent'anni l'ex scuola elementare di Spiazzo ha offerto al territorio il fascino dell'abbandono e nient'altro. Troppo isolata anche per essere degnamente vandalizzata, ha assistito impotente all'immobilismo delle amministrazioni che si sono succedute in sei lustri.
Bene patrimoniale disponibile, disponibile ma inutilizzato. È in buona compagnia. Di spazi svuotati, lasciati andare e caduti a pezzi la Brianza - pubblica e privata - è purtroppo piena.
L'edificio si deteriora, ma rimane disponibile: immobile per definizione. Trent'anni non passano in fretta. Gli insegnanti vanno in pensione, i bambini e i boy scout al lavoro, senza più i calzoncini, in giacca e cravatta.
Sull'onda dell'entusiasmo, nel novembre 2020, come privati cittadini abbiamo richiesto e ottenuto un appuntamento con l'amministrazione neo insediata per sottoporre un progetto di riqualificazione della ex-scuola. Ancora non ci eravamo costituiti in associazione, ma volevamo contribuire al suo recupero e lo volevamo fare insieme al Comune che ne è proprietario, con l'ambizione di costruire dal basso un percorso di rigenerazione che lo potesse valorizzare. Per noi, quell'edificio era molto di più di un muro scrostato o di un giardino incolto. Pensare al suo domani non è stato per noi un esercizio di fantasia, ma un lavoro attento, alla ricerca di una prospettiva che partisse dal suo passato e che potesse farlo rinascere; abbiamo ascoltato lo spirito che ne ha riempito i corridoi, la spinta creativa ed educativa che lì è nata e lì è stata coltivata.
Da quell'idea abbiamo fatto nascere un progetto, da quel gruppo di persone è stata costituita un'associazione.
Alcune doverose premesse.
La planimetria e i render mostrati dal Comune appaiono essere il frutto di un compromesso al ribasso. Si tira giù e si ritira su. Sarebbe stato più complesso rigenerare senza abbattere, ma complesso non significa impossibile, anche se occorre impegnarsi maggiormente, dedicare più tempo, più energia nella progettazione.
Così com'è, l'edificio appare incollato da un altrove, incompatibile e snaturato dal luogo in cui è collocato. Il nuovo, NZEB o non NZEB, non può essere valore assoluto. Sebbene consapevoli che l'edificio esistente presentasse limiti strutturali e criticità collegate al restauro, la nostra proposta prevedeva la riqualificazione conservativa del corpo storico dell'edificio e l'abbattimento del solo ampliamento (opera realizzata negli anni 80 a titolo di compensazione edilizia e di scarsa qualità architettonica).
Crediamo si potesse e si possa ancora fare di meglio, con una valutazione di varianti al progetto che lo possano migliorare.
La seconda considerazione è sul significato dell'azione di rigenerazione.
Ci chiediamo se, anche alla luce dei numerosi incontri avuti prima della presentazione della richiesta di finanziamento, l'amministrazione abbia fatto sue le riflessioni sul "perché fare" o si sia limitata a predisporre un progetto esecutivo dei lavori e cioè il "Cosa fare".
Noi abbiamo svolto una riflessione vera e attenta sul valore attribuito e attribuibile all'edificio. Se è vero che la funzione segue la forma, ci chiediamo quale sia la lettura di esigenze fatta dall'amministrazione. Non si tratta di giocare al "si potrebbe farci un...", ma di una valutazione coerente sulle aspettative e i bisogni delle "popolazioni" che potranno abitare lo spazio.
Perché di "popolazioni" si tratta, ognuna portatrice di interessi specifici, a volte sovrapponibili ma che possono facilmente entrare in conflitto: visitatori, turisti, abitanti, studenti, associazioni, giovani, anziani. La riattivazione di uno spazio abbandonato da trent'anni non è qualcosa di semplice se non si è ancora compreso quali meccanismi hanno portato al vecchio abbandono e al lungo inutilizzo. Una cosa non vale l'altra. Quali garanzie abbiamo che da un vecchio edificio abbandonato si arrivi dopo domani a un nuovo edificio abbandonato?
Per questi motivi, la nostra associazione ha il piacere di invitare l'amministrazione a un momento di pubblico confronto aperto alla cittadinanza sul passato, il presente e il futuro dell''Ex Scuola di Spiazzo e sulla sua riqualificazione.
Bene patrimoniale disponibile, disponibile ma inutilizzato. È in buona compagnia. Di spazi svuotati, lasciati andare e caduti a pezzi la Brianza - pubblica e privata - è purtroppo piena.
Trascorrono stagioni e giunte, il presente si fa passato, l'erba cresce, i vetri si rompono; passeggiando per le strade che la incontrano, in pochi ormai si chiedono il significato di quell'abbandono. Chi lo fa, scopre che da scuola doveva diventare sede Scout, ma che poi non se n'è fatto nulla. Valori non condivisi con l'allora amministrazione. E per valori si intendono quelli che contano da noi, in Brianza. I valori contabilizzabili.
Sull'onda dell'entusiasmo, nel novembre 2020, come privati cittadini abbiamo richiesto e ottenuto un appuntamento con l'amministrazione neo insediata per sottoporre un progetto di riqualificazione della ex-scuola. Ancora non ci eravamo costituiti in associazione, ma volevamo contribuire al suo recupero e lo volevamo fare insieme al Comune che ne è proprietario, con l'ambizione di costruire dal basso un percorso di rigenerazione che lo potesse valorizzare. Per noi, quell'edificio era molto di più di un muro scrostato o di un giardino incolto. Pensare al suo domani non è stato per noi un esercizio di fantasia, ma un lavoro attento, alla ricerca di una prospettiva che partisse dal suo passato e che potesse farlo rinascere; abbiamo ascoltato lo spirito che ne ha riempito i corridoi, la spinta creativa ed educativa che lì è nata e lì è stata coltivata.
Da quell'idea abbiamo fatto nascere un progetto, da quel gruppo di persone è stata costituita un'associazione.
Il progetto di un Hub Culturale per la Valletta e per il territorio del Parco del Curone era per noi un'opportunità di coinvolgimento della comunità e di empowerment del locale, che potesse fornire nuovo e vitale senso di appartenenza attraverso la trasformazione da spazio a luogo dell'ex scuola. Un luogo di condivisione, dove si potesse ispessire il legame sociale di appartenenza al nostro territorio, alimentando tutte le potenzialità non ancora esplorate. Al primo incontro ne sono seguiti altri, che hanno portato alla presentazione di una proposta di finanziamento (€500.000,00) accolta da Regione Lombardia nell'ambito del bando di "rigenerazione urbana e territoriale, nonché per il recupero del patrimonio edilizio esistente" (D.g.r. 30 novembre 2020 - n. XI/3944).
Marzo 2022. Da allora, e per 10 mesi, il silenzio. Abbiamo in diverse occasioni richiesto la possibilità di incontrare l'amministrazione, ricevendo solo risposte dilatorie. Solo a febbraio 2023, siamo stati ricevuti dal Sindaco. Durante l'incontro ci è stato comunicato che il progetto esecutivo era già stato commissionato e realizzato e che prevedeva l'abbattimento totale del plesso e la costruzione di una nuova palazzina. Scelta che ha già ricevuto numerose critiche e che ha visto nascere una petizione per fermare la demolizione alla quale ho personalmente aderito. Arriviamo ai giorni nostri, al percorso di demolizione rigenerativa presentato dal Comune.
Alcune doverose premesse.
La planimetria e i render mostrati dal Comune appaiono essere il frutto di un compromesso al ribasso. Si tira giù e si ritira su. Sarebbe stato più complesso rigenerare senza abbattere, ma complesso non significa impossibile, anche se occorre impegnarsi maggiormente, dedicare più tempo, più energia nella progettazione.
Così com'è, l'edificio appare incollato da un altrove, incompatibile e snaturato dal luogo in cui è collocato. Il nuovo, NZEB o non NZEB, non può essere valore assoluto. Sebbene consapevoli che l'edificio esistente presentasse limiti strutturali e criticità collegate al restauro, la nostra proposta prevedeva la riqualificazione conservativa del corpo storico dell'edificio e l'abbattimento del solo ampliamento (opera realizzata negli anni 80 a titolo di compensazione edilizia e di scarsa qualità architettonica).
Crediamo si potesse e si possa ancora fare di meglio, con una valutazione di varianti al progetto che lo possano migliorare.
La seconda considerazione è sul significato dell'azione di rigenerazione.
Ci chiediamo se, anche alla luce dei numerosi incontri avuti prima della presentazione della richiesta di finanziamento, l'amministrazione abbia fatto sue le riflessioni sul "perché fare" o si sia limitata a predisporre un progetto esecutivo dei lavori e cioè il "Cosa fare".
Noi abbiamo svolto una riflessione vera e attenta sul valore attribuito e attribuibile all'edificio. Se è vero che la funzione segue la forma, ci chiediamo quale sia la lettura di esigenze fatta dall'amministrazione. Non si tratta di giocare al "si potrebbe farci un...", ma di una valutazione coerente sulle aspettative e i bisogni delle "popolazioni" che potranno abitare lo spazio.
Perché di "popolazioni" si tratta, ognuna portatrice di interessi specifici, a volte sovrapponibili ma che possono facilmente entrare in conflitto: visitatori, turisti, abitanti, studenti, associazioni, giovani, anziani. La riattivazione di uno spazio abbandonato da trent'anni non è qualcosa di semplice se non si è ancora compreso quali meccanismi hanno portato al vecchio abbandono e al lungo inutilizzo. Una cosa non vale l'altra. Quali garanzie abbiamo che da un vecchio edificio abbandonato si arrivi dopo domani a un nuovo edificio abbandonato?
Per questi motivi, la nostra associazione ha il piacere di invitare l'amministrazione a un momento di pubblico confronto aperto alla cittadinanza sul passato, il presente e il futuro dell''Ex Scuola di Spiazzo e sulla sua riqualificazione.
Crediamo possa essere l'occasione giusta per cucire un percorso partecipato e per disegnare assieme ai cittadini il futuro di uno spazio che vorremmo carico di prospettive e significati.
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Alberto Valli, Presidente Iperspiazzo