Olgiate: l'Elogio dell'attesa del cittadino Marco Belpoliti quale prima traccia di maturità

Tra le diverse tracce proposte per la prova di Italiano alla maturità 2023 ce n'è anche una di attualità - tipologia C - che prende come spunto da un articolo dello scrittore, saggista e critico letterario Marco Belpoliti, nativo di Reggio Emilia ma che da tempo ha scelto Mondonico come sua residenza, sul tema dell'attesa, intitolato proprio "Elogio dell'attesa nell'era di WhatsApp".

Marco Belpoliti



Nel testo, pubblicato nel gennaio del 2018 sul quotidiano 'la Repubblica', Belpoliti aveva esplorato il concetto di attesa nella vita quotidiana, analizzandolo da diverse prospettive e includendo l'aspetto individuale e collettivo. L'articolo esaminava anche come l'attesa influenzi la percezione del tempo, del desiderio, dell'ansia e della speranza delle persone. 

Partendo da questo articolo, ai maturandi è stato chiesto, traendo spunto dalle proprie esperienze, conoscenze e letture, di riflettere su quale valore possa avere l'attesa nella società del "tempo reale", offrendo la possibilità di articolare l'elaborato in paragrafi opportunamente titolati e presentarlo con un titolo complessivo che ne esprimesse sinteticamente il contenuto.
Insieme alla traccia è stato allegato anche un estratto dell'articolo di Belpoliti. 


«Non sappiamo più attendere. Tutto è diventato istantaneo, in "tempo reale" , come si è cominciato a dire da qualche anno. La parola chiave è: "Simultaneo". Scrivo una email e attendo la risposta immediata. Se non arriva 'infastidisco: perché non risponde? Lo scambio epistolare in passato era il luogo del tempo differito. Le buste andavano e arrivavano a ritmi lenti. Per non dire poi dei sistemi di messaggi istantanei cui ricorriamo: WhatsApp. Botta e risposta. Eppure tutto intorno a noi sembra segnato dall'attesa: la gestazione, l'adolescenza, l'età adulta. C'è un tempo per ogni cosa, e non è mai un tempo immediato. [...] Chi ha oggi tempo di attendere e di sopportare la noia? Tutto e subito. E evidente che la tecnologia ha avuto un ruolo fondamentale nel ridurre i tempi d'attesa, o almeno a farci credere che sia sempre possibile farlo. Certo a partire dall'inizio del XIX secolo tutto è andato sempre più in fretta. L'efficienza compulsiva è diventato uno dei tratti della psicologia degli individui. Chi vuole aspettare o, peggio ancora, perdere tempo? [...] Eppure ci sono ancora tanti tempi morti: "Si prega di attendere" è la risposta che danno i numeri telefonici che componiamo quasi ogni giorno. Aspettiamo nelle stazioni, negli aeroporti, agli sportelli, sia quelli reali che virtuali. Attendiamo sempre, eppure non lo sappiamo più fare. Come minimo ci innervosiamo. L'attesa provoca persino rancore. Pensiamo: non si può fare più velocemente?»

Le altre tracce proposte invece partivano da testi, riflessioni o lettere di Federico Chabod, Alberto Moravia, Piero Angela, Oriana Fallaci e l'ex ministro dell'Istruzione Patrizio Bianchi. 
E. M.
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