Olgiate: stalking in stazione e sul treno, in aula la testimonianza della giovane vittima
''Non riuscivo a fargli capire che non lo volevo vicino''. E' stata una deposizione ''sofferta'' per la giovane residente nel meratese chiamata a riferire stamani al giudice in ruolo monocratico Martina Beggio, quanto accadutole fra l'estate e l'autunno del 2021.
Episodi spiacevoli con teatro la stazione ferroviaria di Olgiate e il treno a bordo del quale ogni giorno raggiungeva l'hinterland di Lecco, per motivi di lavoro, che la costrinsero a rivolgersi alle forze dell'ordine denunciando una quotidiana presenza ritenuta molesta.
Un africano classe 1997 l'avrebbe infatti presa di mira, avvicinandola ogni giorno, in quel breve viaggio divenuto un incubo proprio per l'insistenza del giovane, oggi chiamato a rispondere dell'accusa di stalking (secondo l'articolo 612 bis del codice penale).
''Una volta mi toccò una spalla e gli dissi subito che non doveva più farlo'' ha detto la parte offesa, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Elda Leonardi, ricordando di quegli approcci indesiderati che avvenivano quotidianamente, da lunedì a venerdì, alle prime ore del mattino.
Una presenza - quella dell'imputato - che non si era limitata alla sola stazione olgiatese, con altri episodi, fra i quali uno avvenuto una sera a Calco mentre la ragazza (all'epoca dei fatti minorenne) si trovava in compagnia di alcuni amici. ''Lui passò per caso e non appena si accorse della mia presenza si fermò'' ha ricordato in aula la giovane. ''Mi fissava e non se ne voleva andare...lo ha fatto molto dopo, sollecitato dalle persone che erano con me''.
Mesi da incubo per la ragazza, recatasi altre due volte dalle forze dell'ordine dopo la prima denuncia per presentare ulteriori integrazioni, a seguito di fatti avvenuti successivamente. ''Tentavo di andare più lontano possibile, ma lui si avvicinava sempre'' ha proseguito, raccontando di aver chiesto in un'occasione anche l'intervento del personale ferroviario nella speranza che potessero tenerle lontana quella sgradita presenza, dalla quale spesso era costretta (invano) a nascondersi.
Quella sorta di ''persecuzione'' cessò soltanto qualche mese più tardi, quando la vittima cambiò abitudini relativamente agli orari dei treni utilizzati quotidianamente.
A riempire la lunga udienza odierna anche le testimonianze di familiari e amici, con il processo aggiornato all'11 luglio per l'esame dell'imputato - assistito dall'avvocato Paolo Giudici - ed eventuali testi della difesa, oltre alla discussione (se ci sarà spazio).
Episodi spiacevoli con teatro la stazione ferroviaria di Olgiate e il treno a bordo del quale ogni giorno raggiungeva l'hinterland di Lecco, per motivi di lavoro, che la costrinsero a rivolgersi alle forze dell'ordine denunciando una quotidiana presenza ritenuta molesta.
Un africano classe 1997 l'avrebbe infatti presa di mira, avvicinandola ogni giorno, in quel breve viaggio divenuto un incubo proprio per l'insistenza del giovane, oggi chiamato a rispondere dell'accusa di stalking (secondo l'articolo 612 bis del codice penale).
''Una volta mi toccò una spalla e gli dissi subito che non doveva più farlo'' ha detto la parte offesa, costituitasi parte civile tramite l'avvocato Elda Leonardi, ricordando di quegli approcci indesiderati che avvenivano quotidianamente, da lunedì a venerdì, alle prime ore del mattino.
Una presenza - quella dell'imputato - che non si era limitata alla sola stazione olgiatese, con altri episodi, fra i quali uno avvenuto una sera a Calco mentre la ragazza (all'epoca dei fatti minorenne) si trovava in compagnia di alcuni amici. ''Lui passò per caso e non appena si accorse della mia presenza si fermò'' ha ricordato in aula la giovane. ''Mi fissava e non se ne voleva andare...lo ha fatto molto dopo, sollecitato dalle persone che erano con me''.
Mesi da incubo per la ragazza, recatasi altre due volte dalle forze dell'ordine dopo la prima denuncia per presentare ulteriori integrazioni, a seguito di fatti avvenuti successivamente. ''Tentavo di andare più lontano possibile, ma lui si avvicinava sempre'' ha proseguito, raccontando di aver chiesto in un'occasione anche l'intervento del personale ferroviario nella speranza che potessero tenerle lontana quella sgradita presenza, dalla quale spesso era costretta (invano) a nascondersi.
Quella sorta di ''persecuzione'' cessò soltanto qualche mese più tardi, quando la vittima cambiò abitudini relativamente agli orari dei treni utilizzati quotidianamente.
A riempire la lunga udienza odierna anche le testimonianze di familiari e amici, con il processo aggiornato all'11 luglio per l'esame dell'imputato - assistito dall'avvocato Paolo Giudici - ed eventuali testi della difesa, oltre alla discussione (se ci sarà spazio).
G. C.