Cernusco: consuntivo non ancora approvato. Il Comune ''sotto la lente'' della Prefettura
Il prolungato ritardo pone l'Ente comunale sotto la lente di ingrandimento delle autorità. L'articolo 243 del TUEL, il Testo Unico degli Enti Locali, sancisce che i Comuni che non sono intervenuti nei termini di Legge a deliberare il rendiconto della gestione sono soggetti ai controlli centrali, in via provvisoria fino all'adempimento. Il caso limite, quando l'inerzia dell'Ente non sembri avere uno sblocco, è addirittura lo scioglimento del Consiglio comunale.
Del resto sull'importanza che riveste il rendiconto e la sua corretta approvazione nei termini previsti, si è espressa in più occasioni la Corte dei Conti. La Sezione regionale della Lombardia della Corte dei Conti ha avuto modo di scrivere nel 2019: "Il predetto termine è stato stabilito dalla legge in considerazione della rilevanza che l'approvazione del rendiconto riveste nell'intero ‘ciclo di bilancio' dell'ente locale. Il rendiconto, infatti, oltre a costituire il documento attraverso il quale l'amministrazione dimostra i risultati della gestione trascorsa, costituisce un imprescindibile riferimento per gli eventuali interventi sulla gestione in corso d'esercizio e per la successiva programmazione finanziaria". Del resto, non poter applicare l'avanzo di amministrazione fino a metà giugno, condiziona inevitabilmente le scelte di un Comune.
La Legge impone al Prefetto un ruolo terzio di salvaguardia. È tenuto infatti, decorsi i termini, a notificare una lettera ai consiglieri comunali in cui si intima di approvare il consuntivo entro una scadenza non superiore ai 20 giorni. Superata anche questa ulteriore soglia, il Prefetto è tenuto, sempre in base all'ordinamento, a nominare un commissario per procedere allo scioglimento del Comune.
Da fonti qualificate della Prefettura di Lecco, la diramazione territoriale del Ministero dell'Interno avrebbe posto all'attenzione la questione di Cernusco, con una comunicazione formale al Comune. Secondo quanto abbiamo potuto ricostruire, il Prefetto Sergio Pomponio avrebbe intimato all'Ente guidato dal sindaco Gennaro Toto di procedere all'approvazione entro 20 giorni dalla ricezione della missiva.
Prima dell'approdo a Lecco, il dottor Pomponio è stato dal giugno 2017 all'aprile 2022 vice prefetto a Parma e per due anni (dall'aprile 2019 al 30 giugno 2021) è stato anche Dirigente delegato del Servizio Contabilità e Gestione Finanziaria, un ruolo che riguarda proprio gli affari relativi alle finanze comunale e provinciale, con relativa consulenza finanziaria e contabile in favore degli Enti locali. Il Prefetto avrebbe avvertito Cernusco Lombardone che, in assenza di una deliberazione entro 20 giorni dalla sua lettera, si procederebbe al commissariamento del Comune. Anche questo secondo termine, se la matematica non è un'opinione, non verrebbe rispettato, seppur per pochi giorni, se la convocazione del Consiglio comunale fosse confermata per il 16 giugno. La comunicazione sarebbe infatti arrivata a Cernusco il 24 maggio.
Oltre a perdere la faccia, il sindaco verrà estromesso? La Giurisprudenza può far dormire sonni tranquilli a Toto, che non sarà costretto a lasciare la poltrona. Il commissariamento sarebbe infatti l'extrema ratio, solo se il Prefetto dovesse riconoscere l'impossibilità o la riottosità dell'organismo comunale ad approvare il consuntivo. Non è però questa la condizione di Cernusco. L'Ente avrebbe infatti preso contatti con la Prefettura, fornendo le proprie motivazioni del prolungato ritardo. L'aver fissato una data del Consiglio comunale per l'approvazione del vituperato rendiconto, seppur fuori tempo, costituisce comunque un elemento di garanzia.
Quali sarebbero dunque le motivazioni dell'inadempienza, oltre alla carenza di personale che di per sé non basta a giustificare i ritardi? Il Comune avrebbe spiegato che in parte il rallentamento sarebbe stato causato dal cambio del software, con il passaggio dal sistema di Maggioli a quello di Halley. La migrazione dei dati avrebbe richiesto più tempo del previsto.
Ma ci sarebbe un'altra motivazione. La Prefettura di Milano ha infatti inviato da inizio maggio un segretario comunale reggente, Claudio Giuseppe Ministeri, a fronte della comunicazione del Comune della sede vacante. Senza il ritorno del vecchio segretario Giovanni Balestra, Toto aveva scelto, come atto fiduciario, di avvalersi di un vice segretario in pensione, Claudio Brambilla [clicca QUI]. Sembrerebbe che l'idillio tra i due si sia spezzato. L'arrivo del reggente non avrebbe fatto altro che peggiorare la situazione. Pare infatti che Brambilla e Ministeri condividano soltanto il nome, oltre ad un passato di avvicendamenti di incarichi (anche in ordine opposto) non sempre senza strascichi.
Brambilla, in linea teorica, avrebbe ancora l'incarico di vice segretario (non vi è evidenza di una sua rimozione formale), ma sarebbe sparito dai radar di Cernusco dall'arrivo "virtuale" di Ministeri, che segue diversi Comuni e il più delle volte si interfaccerebbe con l'amministrazione comunale da remoto.
Con il dott. Ministeri in funzione di segretario reggente, non si ha evidenza di atti della Giunta approvati oltre allo schema di rendiconto e al riaccertamento ordinario dei residui, entrambi risalenti al 18 maggio. Sembrerebbe che ponga ai raggi X ogni singolo atto che gli viene fatto pervenire, non senza porre obiezioni sulla precedente impostazione. E a ritardi si accumulano ritardi.
Emerge il quadro di una macchina amministrativa che arranca, con difficoltà. La Giunta ne sarebbe pienamente consapevole e avrebbe già in serbo delle ipotesi per uscire dall'impasse. Si vocifera che il sindaco Toto abbia preso contatti con il collega di Merate Massimo Panzeri per portare a Cernusco la segretaria Maria Vignola. Che caso vuole essere anche una vecchia conoscenza del consulente esterno al Bilancio Salvatore Krassowski. Nel 2018, quando la dottoressa Vignola era segretaria a Oggiono, avevano contestato insieme ad altri consiglieri comunali del Lecchese il patto di riservatezza che Lario Reti Holding aveva loro imposto per accedere alle informazioni relative all'operazione societaria volta alla creazione della multiutility Acsm Agam [clicca QUI]. Insieme si erano recati dall'allora Prefetto minacciando un ricorso al TAR che non sarebbe più stato formulato.