Mandic, Scorzelli: l’Oculistica è chiusa come altri servizi. Il disastro è causato da scelte di direzione non da partiti

Francesco Scorzelli
Buongiorno

Sono mesi che non intervengo sulla situazione dell'ospedale di Merate. La motivazione di questa mia scelta non è certo dettata dai numerosi processi inutili in cui sono coinvolto e nei procedimenti disciplinari attraverso i quali i miei superiori hanno tentato, invano, di anticipare la mia pensione. La mia difesa della sanità pubblica continua nelle sedi istituzionali e sindacali. Ritengo che le motivazioni dello sfascio della sanità pubblica lecchese sia stata ben descritta dal Dott. De Salvo sulle righe di codesta testata. Il problema è la scelta, non l'appartenenza partitica. Nasco antifascista, di sinistra e non nascondo le mie simpatie per M5S. I miei anni lavorativi migliori li ho trascorsi con primari ciellini (dr.Achilli in Cardiologia di Merate) e con le Suore di Maria Bambina (Scuola infermieri di Niguarda). Pessimi i rapporti con dirigenze sanitarie di Sinistra craxiana. La differenza non la fanno le tessere di partito ma le competenze. Negli ultimi venti anni la scelta di direttori e dirigenti lecchesi, a prescindere dall'appartenenza politica è stata sempre e comunque imbarazzante.

Leggo di numerose lamentele dei cittadini, a seguito di disservizi, al Sig. Bagnato ricordo che gli oculisti di Merate non esistono più, il primario è da anni lo stesso di Lecco. Il chirurgo che ha operato la consorte lavora al Manzoni, al Mandic esiste solo un ambulatorio di oculistica.

Lo sfascio della sanità pubblica lecchese non è determinata da volontà precise politiche, ma dalla impreparazione di chi dovrebbe tutelarla. Tra questi segnalo anche l'impreparazione di noi delegati sindacali RSU, che non siamo riusciti a indirizzare i lavoratori ASST Lecco, verso forme di lotta utili alla difesa della sanità pubblica. Alcune organizzazioni sindacali al grido di " meglio poco che niente" hanno firmato contratti e accordi vergognosi al ribasso. Non si trovano medici e infermieri perché li paghiamo una miseria, altro che scuole di specialità insufficienti. Ho pagato i miei primi contributi da studente lavoratore nel 1976 in sanità pubblica dal 1981, il mio stipendio netto mensile (mi mancano due livelli per raggiungere il massimo Ds 4) è di ben 1947 euro. Con il vecchio contratto era di 1900. Mi spiace per il sig. Bagnato e la gentile consorte e per tutta la popolazione meratese il Mandic è già chiuso, chi si illude di interventi di sindaci e delle masse popolari, faccia una seria riflessione. Il problema purtroppo, non è più il Mandic, ma la sanità pubblica lecchese. Andatevi a rivedere i dati Covid di questa povera provincia.

Grazie per l'attenzione

Francesco Scorzelli
Delegato RSU ASST LECCO
USB PI LOMBARDIA

Condividiamo gran parte delle sue affermazioni e, del resto, da anni cerchiamo di frenare la “caduta” del presidio. Non condividiamo però la rassegnazione rispetto alla sanità pubblica lecchese e, di conseguenza al futuro del San Leopoldo Mandic. Vedremo chi arriverà al prossimo giro a dirigere l’azienda. Ma anche per il Mandic possiamo fare qualcosa ancora, se i sindaci comprendessero la gravità della situazione mettendo da parte l’appartenenza politica. Sia gli uni sia gli altri. E anche qui confidiamo nel prossimo giro. Ormai la città capofila, Merate non conta più nulla né sullo scacchiere provinciale né su quello distrettuale. Un cambio al vertice non può che migliorare la situazione. Noi restiamo in prima linea, a dispetto dei fogli che scrivono sotto dettatura. E certamente anche lei sta davanti.

 
C.B.

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