Satira o nato troppo tardi?

Gentile Direttore
Ho per molto tempo  evitato di commentare su queste pagine, le compulsive evacuazioni su tastiera di Emilio senza cognome, ma come ci ha insegnato il Principe De Curtis: ogni limite ha la sua pazienza.
Più avanti spiegherò le mie valutazioni in merito alle motivazioni del parossistico narrare dell'Emilio; voglio prima soffermarmi ad alcune delle decine di analisi "ad cazzum" su ogni argomento trattato, dalla difesa di Ignazio Benito con relativa condanna della Resistenza, all'acclarata omofobia, oltre alla previsione di una non accettazione  di un padre di sinistra qual ora scoprisse di avere  un figlio gay, potrei continuare, ma voglio limitarmi ad una sguaiata risata in merito a  centinaia di studenti che manifestano nelle tende contro la mancanza di affitti decenti, attribuibile dal nostro ad Elly Schein, magari, sarebbe come sostenere che la presa della Bastiglia si è avverata a luglio perché faceva caldo, o l'impresa dei Mille visto che Garibaldi voleva vedere il porto di Marsala.
Ma veniamo alle due possibili cause dell'imperversare del sociologo de no altri su queste pagine: L'Emilio è di sinistra! La sua è satira nera nei confronti della destra, ne svuota  la minima decenza, ricorda Antonio Cornacchione con il suo "povero Silvio" di cui tesseva le lodi, molti forza italioti pensavano che il comico non sbertucciasse ma amasse seriamente Berlusconi.
La seconda ipotesi è la dovuta insofferenza del senza cognome, di non essere nato cento anni prima, sarebbe stato inserito nelle squadracce in camicia nera e manganello a picchiare ebrei e comunisti.
Concludo ricordando che diversamente da quanto asserito da Emilio, Niccolò Macchiavelli a detta di storici e biografi non pronunciò mai la frase "il fine giustifica i mezzi".
Grazie per l'attenzione
Fulvio Magni
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