L'on. Cecilia Carmassi
L'intervento più applaudito durante l'incontro sui tagli al welfare alla Festa del PD di Osnago è stato sicuramente quello dell'On Cecilia Carmassi, componente della Segreteria Nazionale PD e responsabile delle politiche per la famiglia, l'associazionismo e il terzo settore. La sua critica all'azione del governo e alle recenti bozze di manovra finanziaria ha inteso mettere in luce ciò che di culturale sta dietro le cifre e il polverone di questi ultimi mesi di manovre e contro-manovre:
"Il governo usa la crisi mondiale come scudo per qualsiasi proposta venga dall'opposizione. Ai cittadini non vengono solo messe le mani in tasca, ma con questa riforma del welfare gli si toglie anche la sedia da sotto. La chiave di volta culturale è rappresentata dal fatto che il governo ha deciso di non definire i livelli assistenziali di base. Questa destra è grande nel taglio delle spese, ma non lo è - come invece dovrebbe - nel taglio delle tasse. In Italia viene cancellata l'idea che i cittadini abbiano diritto ad avere un livello minimo di assistenza garantita. Attenzione, come PD siamo disposti a giocare seriamente la partita del welfare aziendale, di quello integrativo e del contributo del terzo settore. Sappiamo che abbiamo davanti grandi sfide e grandi cambiamenti, ma abbiamo anche chiara l'idea di comunità. Dalla destra non si sente più parlare di comunità. Parlano di solidarietà intergenerazionale, di auto-mutuo-aiuto, di buon vicinato, ma in una logica che in senso stretto prevede che si vada a chiedere una mano a chi ci è vicino. Ciò che manca è un disegno politico organico sull'assistenza, un progetto di lungo respiro. Per loro il welfare è un lusso che non possiamo più permetterci. Durante un recente tavolo con le Regioni il governo ha detto che non intende definire nemmeno i livelli essenziali delle prestazioni, perchè sarebbe qualcosa di esigibile dal cittadino. Non lo sa nessuno, ma va ricordato che in Europa noi italiani siamo quelli che spendono meno per il welfare, sia come spese per le politiche sociali, che su quelle per la famiglia. Dietro di noi c'è solo Malta. A ben vedere si tratta di due voci di spesa che vanno a influire fortemente su un fattore estremamente importante per il benessere di una nazione: la coesione sociale. Nell'Europa di oggi si sente parlare sempre meno di coesione sociale. I governi di destra dell'Europa odierna hanno deciso che la crisi finanziaria la deve pagare il buon vecchio welfare europeo. Quindi una crisi generata dalla finanza la va a pagare chi con la finanza ha poco o niente a che fare, il cittadino, la donna, il lavoratore, il pensionato. Ma il ministro Sacconi definisce i fondi già tagliati 'fondini'. Certo, perchè quello a cui si vuole arrivare sono i 'fondoni', quelli dell'INPS e quelli sanitari. Con il pretesto dei falsi invalidi - fenomeno che noi stessi non sottovalutiamo - il governo ha fatto passare una legge delega - quindi interpretabilissima - in cui si afferma che occorre prestare assistenza solo a chi è autenticamente bisognoso. In quell'avverbio si può mettere di tutto. E dato che devono tagliare 20 miliardi di Euro il passaggio successivo è quello per cui - come già accade in Regione Lombardia - tra l'avere una rete pubblica dei servizi integrata dal terzo settore e istituire il sistema dei voucher non c'è differenza. E invece la differenza c'è: la rete dei servizi offre servizi a tutti, con alcuni criteri di accesso, mentre i voucher escludono molte famiglie dal servizio. Non è un modo di fare politica sostenibile, perchè è vero che si ottiene un abbattimento dei costi, ma non si da più il servizio. Sacconi ha capito che parlare di libero mercato fa paura, allora parla di libertà di scelta. Lo Stato arretra e le belle e ricche famiglie italiane scelgono nella società libera e auto-organizzata in quale istituto privato andare a farsi curare. Non funziona così. E quando l'Europa ci dice che dobbiamo portare l'occupazione femminile almeno al 60% per poter avere una politica di sviluppo noi rispondiamo con politiche come questa, che vede la donna a casa a occuparsi di bambini, bambini e anziani, e quando poi capita il disabile ci aggiungiamo anche quello. Vogliono farci credere che questo non è altro che il riproporsi di un antico modello di famiglia propriamente italiano. La famiglia italiana sarebbe così. Studi sociologici europei indicano invece proprio nel sovraccarico di compiti assistenziali alle famiglie un fattore di debolezza decisivo della nostra società. Ma anche un bambino capisce che il mondo è cambiato, specie in occidente: le famiglie hanno sempre meno componenti, ci sono meno bambini e giovani, e sempre più anziani. Con un'aspettativa di vita che non cessa di allungarsi. Non se la sentono di dire 'vi togliamo l'accompagnamento', lo fanno fare alle Regioni con l'imposizione dei tagli. Ma quello che mi preme dire è che una buona spesa pubblica rappresenta anche un ottimo fattore di sviluppo. Questo governo vuole invece che cominci una specie di selezione naturale. Sopravvive il meglio adattato, il più forte. Mentre nell'articolo 3 delle nostra Costituzione si parla chiaramente di 'lotta alle disuguaglianze'."
Massimo Colombo