Calco: ricoperta la buca che Davide Zani aveva evitato con la bici prima di impattare con l'auto. Il racconto dei primi soccorsi
A poche ore dalla tragedia che questa mattina, poco prima di mezzogiorno, ha strappato alla vita Davide Zani, classe 1977 di Sesto san Giovanni, la buca di via nazionale, ritenuta a prima vista (ma saranno i rilievi delle forze dell'ordine e dei periti e le testimonianze a stabilirlo con esattezza, ndr) la causa dello sbandamento del ciclista e del successivo investimento da parte dell'auto che lo seguiva, è stata chiusa da una colata di asfalto.
Ora se fosse confermata la versione dei fatti, secondo quanto emerso nell'immediatezza dell'evento, e cioè che Zani in sella alla sua bici da corsa mentre stava percorrendo l'arteria in discesa in direzione Lecco, alla vista dell'evidente buco sull'asfalto si sarebbe spostato verso il centro della carreggiata per evitarlo, andando a impattare contro l'utilitaria che lo seguiva, con le conseguenze tragiche che ci sono state, si potrebbero aprire diversi scenari.
Gli interrogativi che emergono sono tanti e anche comprensibili: senza quella buca Zani avrebbe proseguito la sua marcia senza sbandare e senza dunque andare incontro alla morte? Se ci sono state segnalazioni perchè non vi si è dato seguito in maniera celere ed efficace? Interventi di ripristino in queste condizioni (strada ad alta percorrenza, dimensioni della buca) non sono da considerarsi urgenti?
Domande che purtroppo lasciano il tempo che trovano rispetto alla vittima. Chi, invece, ha cercato, di strappare Zani a un destino tragico, mettendocela tutta ma purtroppo vanamente data la gravità delle sue condizioni, sono state due persone che per prime hanno superato paure, timori, angosce e hanno tentato di rianimarlo.
"Ero alla finestra e ha visto la scena" ha raccontato la vigilessa "ho subito compreso che la situazione era gravissima. Allora sono rientrata e ho urlato ai miei famigliari di chiamare immediatamente il 112 perchè c'era un ciclista che era finito a terra dopo l'impatto con un'automobile e che era in pericolo di vita". Le scale e i pochi metri che separano il giardino dalla provinciale, Milena Pizzagalli non li ha nemmeno visti e si è precipitata sul corpo dell'uomo, coordinandosi con l'automobilista. "Sono stati momenti terribili, la situazione era gravissima. Prima ha iniziato il massaggio cardiaco il signore che era con me, poi gli ho dato il cambio io. Ce l'abbiamo messa tutta in attesa dei soccorsi. Lo guardavo, era una maschera di sangue. Gli dicevo: non morire, non morire. Ma ho capito che forse il nostro tentativo non sarebbe riuscito a salvarlo. Pochi istanti dopo si è fermata un'altra autovettura, era un medico. Si è avvicinato e ci ha detto che non c'era più nulla da fare. In quel momento sono arrivati i mezzi di soccorso e purtroppo nonostante i tentativi è stato tirato il lenzuolo sul corpo di quel giovane ciclista. È stato devastante, ce l'abbiamo messa davvero tutta. Ma la situazione era disperata".
Per diverse ore la strada che dalla rotonda di largo Pomeo si snoda verso Lecco è stata a senso unico alternato, regolata dalle forze dell'ordine. A terra un lenzuolo verde, accanto il caschetto sganciato durante i tentativi di soccorso e la bicicletta nera quella su cui probabilmente la vittima aveva percorso tanti chilometri.
Sotto schock anche le persone che si trovavano sull'utilitaria, residenti a Olgiate, che evidentemente nulla hanno potuto per evitare l'impatto.
Il taglio sulla carreggiata, di una quarantina di centimetri per 15 almeno, all'altezza del civico 90, nei giorni scorsi sarebbe stato oggetto di segnalazioni da parte dei residenti che, temendo per la pericolosità, avrebbero sollecitato un intervento manutentivo da parte dell'ente di competenza.
Gli interrogativi che emergono sono tanti e anche comprensibili: senza quella buca Zani avrebbe proseguito la sua marcia senza sbandare e senza dunque andare incontro alla morte? Se ci sono state segnalazioni perchè non vi si è dato seguito in maniera celere ed efficace? Interventi di ripristino in queste condizioni (strada ad alta percorrenza, dimensioni della buca) non sono da considerarsi urgenti?
Domande che purtroppo lasciano il tempo che trovano rispetto alla vittima. Chi, invece, ha cercato, di strappare Zani a un destino tragico, mettendocela tutta ma purtroppo vanamente data la gravità delle sue condizioni, sono state due persone che per prime hanno superato paure, timori, angosce e hanno tentato di rianimarlo.
Si tratta di un giovane automobilista che risalendo via Nazionale ha accostato l'auto e si è avvicinato subito al corpo a terra del ciclista e di Milena Pizzagalli, agente di polizia locale del corpo intercomunale, prima a lanciare l'allarme.
Per diverse ore la strada che dalla rotonda di largo Pomeo si snoda verso Lecco è stata a senso unico alternato, regolata dalle forze dell'ordine. A terra un lenzuolo verde, accanto il caschetto sganciato durante i tentativi di soccorso e la bicicletta nera quella su cui probabilmente la vittima aveva percorso tanti chilometri.
Sotto schock anche le persone che si trovavano sull'utilitaria, residenti a Olgiate, che evidentemente nulla hanno potuto per evitare l'impatto.
Ora fondamentale saranno i rilievi dei carabinieri e le testimonianze per avere un quadro chiaro dell'accaduto e comprendere se in questa tragedia ci possano essere delle responsabilità.
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S.V.