Mandic: Favini chiude definitivamente il reparto di Psichiatria anche se il POAS lo prevede. Un altro duro colpo al Presidio
In questi quattro anni e mezzo abbiamo imparato a conoscere il dottor Paolo Favini pur essendo l'unico direttore generale dell'azienda ospedaliera lecchese col quale mai abbiamo avuto un vero colloquio dai tempi del compianto dottor Roberto Rotasperti. Lui, Favini, comanda, non deve rispondere a nessuno, né all'autorità politica locale, né alla stampa e nemmeno ai cittadini. Non ha rapporti con il personale del San Leopoldo Mandic che, peraltro, vede come il fumo negli occhi. Sospettiamo che se fosse in suo potere lo chiuderebbe domattina.
Nessuno può opporsi, non la direttrice medica del presidio, dottoressa Valentina Bettamio, non i camici bianchi nonostante che fuori microfono siano tutti concordi nel ritenere questa direzione una iattura per il Merate.
Ma quello che - almeno a noi - fa specie è l'acquiescenza del direttore sanitario d'azienda dottor Vito Corrao. Ci era stato presentato come un manager su cui poter contare dal precedente Dg Pietro Caltagirone, e per la proprietà transitiva, la stima nei confronti di quest'ultimo si è trasferita sul dottor Corrao.
Temiamo però di essere stati ingenui. E del resto ce lo sentiamo rinfacciare di continuo. Pazienza, incassiamo e mettiamo in cascina a futura memoria. Oggi abbiamo appreso che il Servizio Psichiatrico Diagnosi e Cura del Mandic non aprirà mai più. Non serve - ha detto Favini - i posti letto di Lecco sono sufficienti.
Un altro reparto intero da cancellare. Un reparto - come altri - un tempo eccellenza di Merate con la dottoressa Barbara Pinciara, che rivestiva anche il ruolo di direttore del Dipartimento di Psichiatria dell'azienda e con il dottor Ambrogio Bertoglio, nominato nel 2007 direttore generale dell'azienda ospedaliera lecchese. Avviato negli anni novanta, come ambulatorio era diventato poi una sorta di appartamento dentro l'ospedale con sei posti letto gestito con una concezione di base psicodinamica, poco farmacologica o psichiatrica. Poi con l'avvento della dottoressa Pinciara ha assunto l'attuale dimensione ed è stato pure oggetto di importanti investimenti strutturali.
Un reparto fortemente attrattivo fino al 2020. Poi chiuso per covid e ora soppresso definitivamente nonostante il Piano Organizzato Aziendale Strategico (POAS) recentemente approvato così recita a proposito del servizio del Mandic:
S.S. Psichiatria Area Ospedaliera Merate: Svolge la funzione di assicurare la gestione clinica e farmacologica dei disturbi mentali gravi in fase di acuzie all'interno dei Servizi Psichiatrici di Diagnosi e Cura, raccordandosi con le altre strutture del dipartimento, in particolare i Centri Psicosociali. Svolge attività di consulenza per il Pronto Soccorso e i reparti dei presidi ospedalieri...".
Senza troppo addentrarci per incompetenza, occorre considerare le tante controindicazioni che comporta questa decisione. Ad esempio nei casi di interventi coatti il trasferimento obbligatorio a Lecco impone la scorta di una pattuglia di carabinieri, distolta così dal controllo del territorio e non poche difficoltà per gli operatori che debbono assistere il paziente fino al Manzoni. Non solo ma la mancanza di un consulente psichiatrico nel presidio soprattutto per il Pronto soccorso induce i famigliari del paziente a dirigersi direttamente verso Vimercate.
A danno del reparto d'urgenza di Merate. Ma anche stavolta nessuno alzerà la voce, tanto meno il sindaco di Merate, che pure ha la delega alla sanità, argomento però a lui del tutto ignoto.
Senza una reazione interna ed esterna il massacro andrà avanti. Per fortuna che dicembre si avvicina e con esso il termine del mandato di questa Direzione Strategica. Al peggio non c'è mai fine, si dice. Ma questa volta siamo ottimisti.
Andrà tutto bene.
In caso contrario ci dovrà essere una chiamata alle armi. Cui però dovranno rispondere compatti anche primari, medici e infermieri del San Leopoldo Mandic.
Claudio Brambilla