Lomagna: Elena Sala in Statale all'evento di Obiettivo studenti
Il disturbo psicologico tra le giovani generazioni è stato il tema affrontato all'Università degli Studi di Milano nella giornata di venerdì 5 maggio. Una conferenza dal titolo "Emergenza psicologica: quale compito per l'Università?", che è rientrata nella due giorni del convegno "Università: incontro e conoscenza", promosso dai rappresentanti studenteschi della lista Obiettivo Studenti.
Al tavolo, insieme ai relatori scelti per andare a fondo nel dibattito, sedeva anche la lomagnese Elena Sala, al secondo anno di Filosofia in via Festa del Perdono, che milita nella formazione studentesca di stampo liberal-moderato. La Statale è l'ateneo più grande della Lombardia, conta 64 mila studenti, vanta 13 mila matricole ogni anno e, come è stato evidenziato nel corso del dibattito, può svolgere il ruolo di Ente sentinella nel registrare dei mutamenti sociali e psicologici tra i ragazzi.
L'argomento è stato introdotto in aula magna da Pietro Piva di Obiettivo Studenti. È stato riportato come il tema del disturbo psicologico è sempre più protagonista del dibattito universitario degli ultimi mesi sia a partire dalla situazione generale post-pandemica sia per alcuni casi paradigmatici. Gli organizzatori hanno espresso consapevolezza sul fatto che esempi come quello della studentessa dello Iulm che si è tolta la vita nei bagni dell'istituto a inizio febbraio - caso non citato espressamente - siano solo la punta di un iceberg, di una sofferenza diffusa tra i giovani e che non fa sconti nemmeno nel mondo universitario.
Con fare schietto e accattivante il prof. Vicari ha ribaltato i termini della questione, partendo dal concetto di felicità e dai variegati elementi che costituiscono il benessere mentale. Quando questi fattori vengono a mancare in maniera multipla, aumenta la potenzialità del rischio dell'insorgenza di uno stato patologico mentale. Ma l'assenza di solo uno dei parametri spia non è di per sé determinante, ha rassicurato il luminare. Il disturbo mentale non compare all'improvviso ma è il risultato di una lunga storia, ha ribadito il dottor Vicari.
È seguito l'intervento dello psichiatra e psicoterapeuta Cesare Maria Cornaggia, professore di Medicina fisica alla Bicocca di Milano. In seguito, per imprimere un taglio concreto all'incontro è stata interrogata l'Istituzione accademica, nella persona della prof.ssa Marina Brambilla, Prorettrice delegata ai Servizi per la didattica e agli Studenti di UNIMI. La sua presenza è servita per esercitare un dialogo con i vertici accademici e riflettere su come l'Università possa intervenire in generale per prevenire e gestire i disturbi psicologici, oltre al servizio di sportello psicologico già attivo.
Elena Sala ha interpellato la docente, che si occupa del centro funzionale che gestisce il counseling psicologico, per capire quali ambiti dell'università, dal suo punto di vista possano essere interpellati in un cambio di approccio, dalla didattica agli spazi e alle modalità d'esame. La rappresentante degli studenti ha perciò chiesto: "L'istituzione può avere un ruolo nella cura? Quali sono le responsabilità dell'Ateneo e quali del Ministero?". Domande propositive per delineare una collaborazione tra i due attori, l'istituzione e gli studenti.
La prof.ssa Brambilla ha salutato positivamente l'iniziativa di Obiettivo Studenti. Ha registrato come più si parli di salute mentale e più cala lo stigma sul tema. Gli studenti hanno imparato a chiedere aiuto e a esigere dei diritti, ha sostenuto la docente. È stato ricordato come gli psicologi in Statali siano aumentati da due a quattro, avendo utilizzato oltre 200 mila euro del Ministero per potenziare il servizio di counselling. Da un questionario posto alla popolazione studentesca dell'ateneo, a cui hanno risposto in 7 mila, si è ricavato che il 12% degli studenti di UNIMI presenta dei pre-sintomi psicologici. Ne è emerso un quadro di ansia e stress, seppur il contesto sociale all'interno dell'ateneo - ad esempio il rapporto con i colleghi universitari - sia stato valutato nel complesso positivamente. La prof.ssa Brambilla ha suggerito di realizzare un progetto pilota di sperimentazione sul momento e il metodo dell'esame, che costituisce un forte elemento di ansia. Ha poi sollecitato una riflessione sull'opportunità che il Ministero potrebbe attuare nel premiare le Università per il grado di benessere studentesco e non solo per il numero di fuori corsi o ponendo degli obblighi stringenti sui crediti formativi necessari per il conseguimento dell'anno accademico. Una via per superare il concetto che a contare sia solo la performance dello studente.
Sullo sviluppo di nuovi spazi funzionali al benessere psicologico e all'apprendimento dei saperi sono stati invece citati i progetti di rigenerazione urbana per il nuovo campus scientifico "MIND - Milano Innovation District", i cui lavori dovrebbero cominciare in estate per poi diventare operativo dal 2026, e per il campus umanistico in Città Studi.
Gli eventi organizzati da Obiettivo Studenti sono proseguiti anche di sera con una cena e con un percorso musicale e letterario a partire dall'esperienza in università di alcuni studenti, dal titolo "Cerco un sussurro in un mondo che grida".
Al tavolo, insieme ai relatori scelti per andare a fondo nel dibattito, sedeva anche la lomagnese Elena Sala, al secondo anno di Filosofia in via Festa del Perdono, che milita nella formazione studentesca di stampo liberal-moderato. La Statale è l'ateneo più grande della Lombardia, conta 64 mila studenti, vanta 13 mila matricole ogni anno e, come è stato evidenziato nel corso del dibattito, può svolgere il ruolo di Ente sentinella nel registrare dei mutamenti sociali e psicologici tra i ragazzi.
L'argomento è stato introdotto in aula magna da Pietro Piva di Obiettivo Studenti. È stato riportato come il tema del disturbo psicologico è sempre più protagonista del dibattito universitario degli ultimi mesi sia a partire dalla situazione generale post-pandemica sia per alcuni casi paradigmatici. Gli organizzatori hanno espresso consapevolezza sul fatto che esempi come quello della studentessa dello Iulm che si è tolta la vita nei bagni dell'istituto a inizio febbraio - caso non citato espressamente - siano solo la punta di un iceberg, di una sofferenza diffusa tra i giovani e che non fa sconti nemmeno nel mondo universitario.
Il prof. Stefano Vicari
La prima domanda è stata affidata proprio alla lomagnese Sala, che si è rivolta al prof. Stefano Vicari, partito di prima mattina direttamente da Roma, dove è direttore del Dipartimento di Neuropsichiatria infantile all'ospedale Bambin Gesù e professore alla sede capitolina della Cattolica del Sacro Cuore. Nel domandare quale sia l'origine del malessere giovanile, Elena Sala ha osservato: "Ci sembra un fenomeno complesso che manifesta da un lato una sua continuità, essendo un problema che forse da sempre attanaglia l'Uomo, eppure dall'altra parte sembra essersi aggravato negli ultimi anni. Questo malessere generale persiste da ben prima del Covid-19 e contemporaneamente la profonda discontinuità della pandemia ne ha segnato una grave crescita". Ha posto poi una serie di domande innanzitutto sulla correlazione tra il panorama sociopsicologico complessivo e la situazione pandemica o il fenomeno del suicidio. Proprio su quest'ultimo aspetto ha indugiato ulteriormente: "Perché stanno aumentando i casi tra i più giovani? Senza entrare nella profondità delle storie personali, di cui i motivi rimangono intimi e misteriosi e nessuno ha intenzione di metterli in discussione, che significato ha oggi per un giovane compiere questo gesto?".
Con fare schietto e accattivante il prof. Vicari ha ribaltato i termini della questione, partendo dal concetto di felicità e dai variegati elementi che costituiscono il benessere mentale. Quando questi fattori vengono a mancare in maniera multipla, aumenta la potenzialità del rischio dell'insorgenza di uno stato patologico mentale. Ma l'assenza di solo uno dei parametri spia non è di per sé determinante, ha rassicurato il luminare. Il disturbo mentale non compare all'improvviso ma è il risultato di una lunga storia, ha ribadito il dottor Vicari.
È seguito l'intervento dello psichiatra e psicoterapeuta Cesare Maria Cornaggia, professore di Medicina fisica alla Bicocca di Milano. In seguito, per imprimere un taglio concreto all'incontro è stata interrogata l'Istituzione accademica, nella persona della prof.ssa Marina Brambilla, Prorettrice delegata ai Servizi per la didattica e agli Studenti di UNIMI. La sua presenza è servita per esercitare un dialogo con i vertici accademici e riflettere su come l'Università possa intervenire in generale per prevenire e gestire i disturbi psicologici, oltre al servizio di sportello psicologico già attivo.
Elena Sala ha interpellato la docente, che si occupa del centro funzionale che gestisce il counseling psicologico, per capire quali ambiti dell'università, dal suo punto di vista possano essere interpellati in un cambio di approccio, dalla didattica agli spazi e alle modalità d'esame. La rappresentante degli studenti ha perciò chiesto: "L'istituzione può avere un ruolo nella cura? Quali sono le responsabilità dell'Ateneo e quali del Ministero?". Domande propositive per delineare una collaborazione tra i due attori, l'istituzione e gli studenti.
La prof.ssa Brambilla ha salutato positivamente l'iniziativa di Obiettivo Studenti. Ha registrato come più si parli di salute mentale e più cala lo stigma sul tema. Gli studenti hanno imparato a chiedere aiuto e a esigere dei diritti, ha sostenuto la docente. È stato ricordato come gli psicologi in Statali siano aumentati da due a quattro, avendo utilizzato oltre 200 mila euro del Ministero per potenziare il servizio di counselling. Da un questionario posto alla popolazione studentesca dell'ateneo, a cui hanno risposto in 7 mila, si è ricavato che il 12% degli studenti di UNIMI presenta dei pre-sintomi psicologici. Ne è emerso un quadro di ansia e stress, seppur il contesto sociale all'interno dell'ateneo - ad esempio il rapporto con i colleghi universitari - sia stato valutato nel complesso positivamente. La prof.ssa Brambilla ha suggerito di realizzare un progetto pilota di sperimentazione sul momento e il metodo dell'esame, che costituisce un forte elemento di ansia. Ha poi sollecitato una riflessione sull'opportunità che il Ministero potrebbe attuare nel premiare le Università per il grado di benessere studentesco e non solo per il numero di fuori corsi o ponendo degli obblighi stringenti sui crediti formativi necessari per il conseguimento dell'anno accademico. Una via per superare il concetto che a contare sia solo la performance dello studente.
Sullo sviluppo di nuovi spazi funzionali al benessere psicologico e all'apprendimento dei saperi sono stati invece citati i progetti di rigenerazione urbana per il nuovo campus scientifico "MIND - Milano Innovation District", i cui lavori dovrebbero cominciare in estate per poi diventare operativo dal 2026, e per il campus umanistico in Città Studi.
Gli eventi organizzati da Obiettivo Studenti sono proseguiti anche di sera con una cena e con un percorso musicale e letterario a partire dall'esperienza in università di alcuni studenti, dal titolo "Cerco un sussurro in un mondo che grida".
M. P.