Trattativa Stato-Mafia: il rovesciamento delle parti?

Attorno alle maggiori notizie che i grandi media quotidianamente, e spesso enfaticamente, ci propinano mi sono riproposto di trarre qualche considerazione non nell'immediatezza ma solo dopo qualche giorno dalla loro uscita. Questo perché spesso l'enfasi che le caratterizzano, a partire dalle titolazioni dei TG, muovono più all'emotività che alla documentata riflessione.

Come non considerare tale costatazione applicabile al turbinio di presunta informazione che sta cercando di plasmare l' “immaginario collettivo” intorno alle sentenza della Cassazione sulla “Trattativa Stato- mafia”?

Anzi, ritengo questa una di quelle occasioni particolari per qualificare (o squalificare) il comune sentire di un popolo, specie quello italiano.

E allora come non avvertire in gran parte del coro mediatico, tranne qualche meritoria eccezione, un tentativo più o meno palese di “rovesciamento delle parti”.

Un “rovesciamento” alla stregua di quanto successo in passato in analoghe occasioni e, ad esempio, al pluri Presidente del Consiglio Giulio Andreotti di cui abilmente era stato fatta passare per assoluzione anche morale, in realtà semmai solo una prescrizione giuridica, la processualmente documentata frequentazione coi vertici mafiosi di allora.

Quel rovesciamento, stando all'importantissimo tema in oggetto, che vorrebbe, non solo oggi, mettere sul banco degli imputati coloro (pochi magistrati e giornalisti coraggiosi) che testardamente hanno (e stanno ancora) cercando di illuminare inconfessabili contiguità di parti cospicue ed altolocate del nostro Stato con ambienti variamente mafiosi.

Mentre manda "assolti moralmente" alcuni esponenti di primo livello delle Istituzioni che in modo oggettivo hanno, al di là delle responsabilità assolutorie meramente giudiziarie (discutibili, vista anche l'alternanza dei verdetti?), concretizzato un osceno dialogo con i vertici mafiosi.

Una narrazione che fa a pugni non solo col buon senso del “buon padre di famiglia” ma rischia di ingenerare anche assuefazione alla “convivenza” con le mafie.

Rimandando, per ovvie esigenze di sintesi, alle specifiche e documentate argomentazioni pro e contro sotto riportate (*) - da notare come si siano scatenate frotte di noti e “benpensanti” intellettuali che negano la stessa esistenza di una trattativa, sich! - il cuore del ragionamento mi sembrerebbe questo:

Se uno Stato considera praticabile una “trattativa” (termine peraltro coniato – e quindi, di fatto, un'ammissione - dallo stesso generale Mori), più o meno mediata, con i massimi esponenti criminali e mafiosi perché, giustamente, si considera reato, oltre che un'azione riprovevole, se tale “trattativa” la svolgessero i propri Cittadini?

E non si cerchi d'invocare la regola del “male minore” o degli “interessi superiori” perché la sentenza della Cassazione letta dai comuni cittadini non solo può apparire contraddittoria anche nel tentativo di riproporre la logica del “fine che giustifica i mezzi”, visto che i presunti “nobili” fini ( “l'allentamento” delle stragi mafiose del 92) abbiano semmai prodotto risultati opposti (le stragi del 93), ma certamente non esiste “Bene superiore” che giustifichi l'assecondare un potere mafioso presuntivamente meno sanguinario (Il boss Provenzano, che nel frattempo commissionava altri omicidi) per “marginalizzare” quello più cruento (Il boss Riina).

Il tutto “condito” con covi mafiosi stranamente non ispezionati (l'abitazione di Riina), arresti inspiegabilmente “rimandati” nonostante precise segnalazioni di pentiti ritenuti attendibili( quello del covo agreste di Provenzano) e conseguenti strane morti e quant'altri episodi che ritenere sospetti sarebbe puro eufemismo. O come, per stare all'attualità, l'arresto di Messina Denaro effettuato solo dopo decenni di latitanza contornata da vari lati oscuri e anche a base di “rimozioni” di alcuni onesti servitori dello Stato.

Su tutto questo e quant'altro hanno indagato, a partire dal magistrato Nino Di Matteo, e stanno ancora indagando altrettanti effettivi servitori dello Stato: magistrati e forze inquirenti che rischiano di essere, in particolare da parte di certi media anche televisivi, ancora una volta e in vari modi delegittimati (ricordiamoci le accuse di “carrierismo” indirizzate a Falcone e Borsellino...) giocando sulla non conoscenza dei fatti di gran parte dell'opinione pubblica.

A tutti noi cercare d'impedirlo in vari modi evitando che questo Stato commemori per l'ennesima volta a posteriori i propri “eroi” morti ma sappia, proprio per onorarli realmente, proteggere quelli

che anche a nome nostro fanno semplicemente il proprio dovere.

(*) https://www.antimafiaduemila.com/rubriche/giorgio-bongiovanni/95175-sentenza-trattativa-lo-stato-puo-trattare-con-i-criminali.html

https://www.antimafiaduemila.com/home/primo-piano/95155-trattativa-stato-mafia-sentenza-della-cassazione-ci-porta-indietro-di-trent-anni.html

https://www.antimafiaduemila.com/home/mafie-news/306-giustizia/95188-ranucci-chi-dice-che-trattativa-e-invenzione-prende-in-giro-chi-non-ha-strumenti-per-capire.html


https://www.ilfoglio.it/giustizia/2023/04/27/news/la-sentenza-della-cassazione-e-la-pietra-tombale-su-anni-di-imbrogli-della-cosiddetta-trattativa-5211028/

https://www.ilriformista.it/chi-sono-i-registi-delloperazione-trattativa-10-anni-di-balle-su-mori-e-i-ros-carriere-di-magistrati-e-giornalisti-costruite-sul-fango-354355/

https://www.ilriformista.it/il-generale-mori-favoleggiamento-durato-27-anni-i-detrattori-ora-cosa-sinventeranno-per-vendere-libri-e-giornali-354357/
Germano Bosisio
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