L'ipocrisia della guerra
Se c'è un modo plastico per dimostrare che la guerra sia un affare, o come si dice nei "salotti economici" planetari un "business", si guardi la "Conferenza sulla ricostruzione dell'Ucraina" appena svoltasi a Roma sotto l'egida di questo Governo. https://www.repubblica.it/economia/2023/04/26/news/ucraina_conferenza_ricostruzione-397676556/
Come purtroppo, non solo in passato, è successo e continua a succedere con altri Governi di colori diversi che, a parole, predicano la Pace ma praticano quantomeno un "supporto armato" alle decine di conflitti attualmente attivi su scala planetaria. Arrivando all'assurdo che in piena e sanguinosa guerra in corso si pianifica una ricostruzione spartitoria apparecchiando una "tavola imbandita" e magari facendola passare per aiuti alla popolazione. Con una mano, di fatto, si finanziano massacri e distruzioni e con l'altra, contemporaneamente, se ne vorrebbero giustificare le cure riparatorie. Se questa non è ipocrisia cos'altro potrebbe esserlo? Ed, in più, a fronte di reiterate dichiarazioni inneggianti alla Pace, si fa concretamente ben poco per supportare adeguatamente i pochi tentativi di conciliazione in atto del conflitto russo-ucraino, anzi addirittura preventivamente si affossano (si guardi al no secco degli Usa e della Nato al tentativo cinese) in nome di una sospettosità quantomeno... sospetta. Se all'inizio si poteva o meglio si doveva sostenere, a mio parere con qualche dubbio sulle modalità più consone, la resistenza da parte dell'ucraina all'aggressione russa, dopo più di un anno di conflitto che ha fatto centinaia di migliaia di morti suona vergognoso contrabbandare, come fanno ancora in tanti, a partire dalla "nostra" premier, la vittoria sul campo degli ucraini quando i massimi esperti militari internazionali realisticamente la escludono. Come escludono ogni possibilità di prevalenza sul campo delle parti in conflitto (dirette o indirette) senza ricorrere all'escalation di armi nucleari talmente distruttive da coinvolgere l'intero pianeta. Ma allora quale ipocrita miopia si nasconde dietro reiterati e retorici appelli a difendere con le armi i valori cosiddetti occidentali quando, lo capirebbe anche un bambino, occorre invece creare le condizioni per sedersi ad un tavolo realmente conciliatorio. E basta con lo spacciare presunti unanimismi planetari in difesa della democrazia: gran parte del mondo quantomeno non si identifica col cosiddetto "blocco occidentale". Anzi, la cosa più deleteria consiste proprio in quel contribuire a riproporre la logica dei blocchi dando, nei fatti e paradossalmente, giustificazione alle teorie più o meno strumentali di Putin. E basta parlare di prevalenza del diritto sulle ragioni della forza quando le stesse bocche che proclamano tali giusti principi non li hanno applicati e continuano pure oggi a non applicarli in altre parti del mondo. Invece che "conferenze per la ricostruzione" e relativi "oculati investimenti" si appoggino realmente gli sforzi di Pace in atto (una Pace giusta e quindi non sanguinosa) compresi quelli di uno dei pochi leader carismatici e credibili come papa Francesco. Tutto il resto non fa certo gli interessi della martoriata popolazione ucraina come di tanta altra povera gente nel mondo.
Come purtroppo, non solo in passato, è successo e continua a succedere con altri Governi di colori diversi che, a parole, predicano la Pace ma praticano quantomeno un "supporto armato" alle decine di conflitti attualmente attivi su scala planetaria. Arrivando all'assurdo che in piena e sanguinosa guerra in corso si pianifica una ricostruzione spartitoria apparecchiando una "tavola imbandita" e magari facendola passare per aiuti alla popolazione. Con una mano, di fatto, si finanziano massacri e distruzioni e con l'altra, contemporaneamente, se ne vorrebbero giustificare le cure riparatorie. Se questa non è ipocrisia cos'altro potrebbe esserlo? Ed, in più, a fronte di reiterate dichiarazioni inneggianti alla Pace, si fa concretamente ben poco per supportare adeguatamente i pochi tentativi di conciliazione in atto del conflitto russo-ucraino, anzi addirittura preventivamente si affossano (si guardi al no secco degli Usa e della Nato al tentativo cinese) in nome di una sospettosità quantomeno... sospetta. Se all'inizio si poteva o meglio si doveva sostenere, a mio parere con qualche dubbio sulle modalità più consone, la resistenza da parte dell'ucraina all'aggressione russa, dopo più di un anno di conflitto che ha fatto centinaia di migliaia di morti suona vergognoso contrabbandare, come fanno ancora in tanti, a partire dalla "nostra" premier, la vittoria sul campo degli ucraini quando i massimi esperti militari internazionali realisticamente la escludono. Come escludono ogni possibilità di prevalenza sul campo delle parti in conflitto (dirette o indirette) senza ricorrere all'escalation di armi nucleari talmente distruttive da coinvolgere l'intero pianeta. Ma allora quale ipocrita miopia si nasconde dietro reiterati e retorici appelli a difendere con le armi i valori cosiddetti occidentali quando, lo capirebbe anche un bambino, occorre invece creare le condizioni per sedersi ad un tavolo realmente conciliatorio. E basta con lo spacciare presunti unanimismi planetari in difesa della democrazia: gran parte del mondo quantomeno non si identifica col cosiddetto "blocco occidentale". Anzi, la cosa più deleteria consiste proprio in quel contribuire a riproporre la logica dei blocchi dando, nei fatti e paradossalmente, giustificazione alle teorie più o meno strumentali di Putin. E basta parlare di prevalenza del diritto sulle ragioni della forza quando le stesse bocche che proclamano tali giusti principi non li hanno applicati e continuano pure oggi a non applicarli in altre parti del mondo. Invece che "conferenze per la ricostruzione" e relativi "oculati investimenti" si appoggino realmente gli sforzi di Pace in atto (una Pace giusta e quindi non sanguinosa) compresi quelli di uno dei pochi leader carismatici e credibili come papa Francesco. Tutto il resto non fa certo gli interessi della martoriata popolazione ucraina come di tanta altra povera gente nel mondo.
Germano Bosisio