Merate: la storia del capitano Gino Prinetti Castelletti e l'appello a tutelare la memoria
Da una parte la memoria che si sfilaccia, per evidenti ragioni di età e di mancanza di testimoni diretti, e dall'altra l'impegno di chi cerca in tutti i modi di tenerla viva andando a frugare tra gli archivi, di Stato e di famiglia, quello che è rimasto di quei tempi.
Da sinistra Claudio Rosato, Nicola De Giorgi, Laura Corti che ha condotto la conferenza, Gabriele Fontana, Alessandro Orsi
Se ne è parlato nel corso della conferenza incentrata sul capitano Gino Prinetti Castelletti e i protagonisti della resistenza nel meratese e che si è svolta nel pomeriggio di sabato 22 aprile a Merate.
Dopo la presentazione dell'assessore Fiorenza Albani che ha espresso il desiderio di conservare e dare vita a un archivio su questa parte di storia della città, andando alla ricerca di testimonianze, ricordi, materiale documentale, la parola è passata ai relatori che con interventi mirati hanno fornito dei "flash" storici.
Gabriele Fontana
A dare il via è stato Gabriele Fontana, profondo conoscitore di questo periodo e relatore a tanti eventi, che è partito con una fotografia di Merate, città caratterizzata da tanti monumenti ai caduti, uno in ciascuna frazione. Sulle lapidi vengono ricordate le vittime, con la data di nascita e morte ma spesso la mancanza di contestualizzazione (luogo di decesso, residenza, battaglia combattuta) le ha ormai rese prive di anima e dunque di una loro storia. Sono semplicemente dei nomi. Tanti furono i meratesi renitenti alla leva, deportati, trasferiti nei campi di lavoro, militari internati. Si hanno numeri, nomi, non sempre volti nelle immagini e meno ancora storie. Ma tutti confermano che "Merate la guerra l'ha sentita e anche profondamente".
Claudio Rosato
Al professor Claudio Rosato è spettato tratteggiare la 104^ brigata Garibaldi "un fantasma nella realtà". Un lavoro quello di trovare notizie molto difficile, ha spiegato l'ex dirigente scolastico del comprensivo di Robbiate, perchè non esiste più memoria oculare e perchè gli scritti in presa diretta sono molto rari. Pochi erano disposti ad esporsi e a "raccontare", onde evitare di scontentare qualcuno. Merate di certo non è stata tra i centri propulsivi della Resistenza e questo per tante ragioni: per la sua morfologia territoriale, per la presenza di un importante comando germanico in città, per la strada che fungeva da via di fuga dei tedeschi e dove non era prudente fare azioni armate. Al casellario, giusto per dare dei numeri, solo 6 meratesi erano segnalati come antifascisti su una popolazione di oltre 7.500 abitanti. La 104^ brigata è effettivamente esistita ma si hanno poche informazioni su quanti e chi siano stati i componenti, in quali episodi di rilievo sia stata coinvolta,... Ebbe origine nella primavera del 1944 a Cernusco lombardone collegandosi a una squadra di giovani che si erano schierati contro i nazi-fascisti. Poi entrò a far parte della "Divisione garibaldina Fiume Adda" e l'ultimo comandante fu Renato Andreoli, conosciuto per fare la spola da Milano con armi e documenti falsi.
Nicola De Giorgi
A prendere la parola, a questo punto, è stato il professor Nicola De Giorgi che conobbe di persona Andreoli. A parlare sono state soprattutto le immagini, inedite per la maggior parte dei presenti, che lo vedevano raffigurato in compagnia di altri protagonisti del tempo (Peppino Mosca, i fratelli Gerosa, Luigi Brambilla,...). Renato Andreoli fu un cattolico, liberale e pragmatico. "L'umanità di quei ragazzi in quei giorni" ha concluso il professore "oggi rischia di spegnersi" ricollegandosi così alla necessità di mettere assieme le forze per impedire alla storia di sfaldarsi.
Alessandro Orsi
Il funerale di Prinetti a Merate
A concludere è stato Alessandro Orsi che ha raccontato proprio della Resistenza del capitano Gino Prinetti Castelletti in Valsesia dove poi è morto, in uno scontro con le milizie nazi-fasciste, "per un eccesso di generosità" accompagnando i suoi uomini, nonostante il suo grado di comandante gli consentisse di non esporsi nelle prime file. Giunto dalla Svizzera per un sano patriottismo, con la volontà di difendere la sua terra, ha un approccio non particolarmente brillante con i partigiani che, come prima cosa, lo mettono in cucina. Ma il suo temperamento, la sua mitezza e al tempo stesso determinazione, la sua capacità di mettersi al fianco dei suoi uomini gli valgono ben presto la loro fedeltà e stima. "E' un monarchico e un borghese fino al midollo ma gli uomini si sono fidati subito di lui" è il ritratto che Moscatelli da di Prinetti, un uomo dunque di valore. Sulla sua bara verrà adagiata la bandiera con lo stemma dei Savoia a memoria di un partigiano patriota che ha combattuto contro l'invasore. Il funerale si celebra anche a Merate il 2 settembre del 1945 e la salma viene tumulata nella cappella nel cimitero cittadino. Nel 1948 il padre pubblica un libro in memoria del figlio e nel 1965 la sorella scrive un romanzo dove narra le vicende della sua famiglia, quelle avvenute per lo più a villa Subaglio.
Il conte Pier Alvise Zorzi
E proprio su questa dimora si è incentrato il brillante intervento, inatteso, del Conte Pier Alvise Zorzi, figlio della sorella di Gino Castelletti Prinetti, che ha raccontato diversi aneddoti di casa.
La conferenza si è conclusa con l'elencazione di alcuni libri, disponibili in biblioteca, che narrano le vicende di questo coraggioso ed eroico comandante, che si rifiutò di bombardare una città greca e fu mandato a casa in licenza, e che a Merate ora ha il riposo eterno.
S.V.