Merate: le bancarelle del mercato annullano il 25 aprile, festa della Liberazione
Quello che maggiormente colpisce è il silenzio che circonda l'assurdo. L'assurdo di autorizzare il mercato in piazza il 25 aprile, come se la festa della Liberazione dal nazifascismo fosse subalterna alle bancarelle degli ambulanti. Diciamo subito che la decisione assunta dal sindaco Massimo Augusto Panzeri, evidentemente revisionista come il suo partito - magari pure senza capirne le ragioni - non ci stupisce. E' assai probabile che si sia consultato fuori dal palazzo prima di concedere il nulla osta al mercato. Fa più specie l'avallo dell'assessore Giuseppe Procopio, di sicura fede democristiana e come tale fedele testimone della tradizione scudocrociata che a Merate ha sempre rispettato il 25 aprile.
Ma a indurre lo sconforto più totale è la latitanza dell'opposizione di centrosinistra. "Cambia Merate" produce ormai soltanto inutili interrogazioni che danno la misura dello sfaldamento totale del gruppo. Dopo Alessandro Pozzi, anche Gino Del Boca se n'è andato. Roberto Perego è già mentalmente fuori, Patrizia Riva insegue il sogno velleitario di una candidatura nel 2024. E Aldo Castelli conclude in modo assai poco dignitoso la sua lunghissima carriera politica in città, mai coronata dal successo pieno.
Non c'è molto da dire: la città è assopita, a dominare il pensiero politico sono i cantieri che non faranno certo crescere l'attrattiva di Merate. I grandi temi, dal recupero del Castello alla ristrutturazione di villa Confalonieri, dall'inadeguata biblioteca al mai nemmeno iniziato rilancio ambientale della fascia nord della città, sono ancora sullo sfondo nonostante la consigliatura ormai volga al termine.
E a questo bilancio si aggiunge lo sfregio alla festa della Liberazione. Davvero un quinquennio da dimenticare.
Ma a indurre lo sconforto più totale è la latitanza dell'opposizione di centrosinistra. "Cambia Merate" produce ormai soltanto inutili interrogazioni che danno la misura dello sfaldamento totale del gruppo. Dopo Alessandro Pozzi, anche Gino Del Boca se n'è andato. Roberto Perego è già mentalmente fuori, Patrizia Riva insegue il sogno velleitario di una candidatura nel 2024. E Aldo Castelli conclude in modo assai poco dignitoso la sua lunghissima carriera politica in città, mai coronata dal successo pieno.
Non c'è molto da dire: la città è assopita, a dominare il pensiero politico sono i cantieri che non faranno certo crescere l'attrattiva di Merate. I grandi temi, dal recupero del Castello alla ristrutturazione di villa Confalonieri, dall'inadeguata biblioteca al mai nemmeno iniziato rilancio ambientale della fascia nord della città, sono ancora sullo sfondo nonostante la consigliatura ormai volga al termine.
E a questo bilancio si aggiunge lo sfregio alla festa della Liberazione. Davvero un quinquennio da dimenticare.
Claudio Brambilla