25 aprile: la mia giornata di festa. Devo la libertà di scrivere a chi si è sacrificato. Ma per alcuni questo è l'ultimo pensiero

Il mio 25 Aprile è una giornata di festa, la Festa della Liberazione.

È la mia giornata di festa perché se oggi io posso scrivere a questo giornale esprimendo liberamente il mio pensiero, lo devo a chi mi ha regalato la libertà di essere ciò che sono.

La libertà che mi ha regalato mio padre che, giovane soldato fu fatto prigioniero dai tedeschi a Roma, dopo l'armistizio dell'8 Settembre del 43 e che, rifiutando di collaborare con i nazifascisti fu deportato in Germania a soli 19 anni.
E per lui furono 17 mesi di dura prigionia, 17 mesi di umiliazioni e privazioni di ogni genere, 17 mesi vissuti con la sola speranza di poter un giorno riabbracciare sua madre, di rivedere i filari di betulle del suo paese e di risentire il profumo della
sua terra così simile alla distesa di campi che attraversava tutti i giorni quando con i suoi compagni era costretto a lavorare in schiavitù per l'industria tedesca.

17 mesi di vita rubati alla sua giovinezza.

La mia libertà la devo a mio padre e a mio nonno Ferdinando, partigiano scampato alla furia fascista. La mia libertà la devo a mia madre Pina e a mia zia Carmen, giovani staffette partigiane.

La mia libertà la devo a loro e a tutte le donne e a tutti gli uomini che lottarono e combatterono per liberarci dal nazifascismo.

Questo 25 Aprile sarò in piazza come sempre però onorare la loro memoria con lo stesso spirito di sempre ma con un unico rammarico e una domanda rivolta a chi amministra la nostra città: "Perché privilegiare al mattino la presenza del mercato settimanale a scapito della commemorazione della Festa della Liberazione posticipata alle 18,00 e oltre della sera?"

Il 25 Aprile è la Festa della Liberazione di tutti gli Italiani ma temo che per qualcuno questo sia l'ultimo dei pensieri.
Gloria Uggeri
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