25 aprile e santa Messa
In una chat di WhatsApp, a commento del programma della celebrazione del 25 Aprile di Merate, ho trovato questa frase: "Che una manifestazione laica come il 25 aprile inizi con una messa è veramente una cosa strana!!!". Una affermazione apparentemente legittima, che comunque merita un commento, una discussione. Io riscriverei quella fase cambiando la punteggiatura finale, sostituendo i tre punti esclamativi con uno interrogativo: "Che una manifestazione laica come il 25 aprile inizi con una messa è veramente una cosa strana?". A questo punto ognuno potrebbe dare la sua risposta, e io ho cercato la mia. Innanzitutto dobbiamo chiederci cosa rappresenta per ognuno di noi, per il popolo italiano, la ricorrenza del 25 aprile.
Definiamo quella ricorrenza come festa della LIBERAZIONE, raggiunta grazie a quel movimento popolare, diventato movimento di lotta, chiamato RESISTENZA. Possiamo definire la RESISTENZA un movimento puramente laico? Assolutamente no! La resistenza è comunista, ma non solo, è socialista, ma non solo, è cattolica, ma non solo, è ebraica, ma non solo, è liberale, ma non solo, è repubblicana, ma non solo, è monarchica, ma non solo. La RESISTENZA non può essere ingabbiata in una ideologia, in una religione, in un movimento politico. La RESISTENZA è un popolo di UOMINI e DONNE che si ribellano all'oppressione, nella ricerca della propria dignità, la LIBERAZIONE.
E ogni uomo e ogni donna che hanno lottato e lottano per la LIBERAZIONE trovano nel proprio credo (che sia politico, culturale, religioso, caratteriale) le motivazioni e gli stimoli per giungere a questo risultato. Se pensiamo che la strada per la ricerca LIBERAZIONE sia unica, etichettabile con un unico soggetto politico, se non rispettiamo i diversi percorsi culturali, . . . Cosa siamo? Probabilmente fascisti!
Molti partigiani della nostra zona erano cattolici, e probabilmente nel dopoguerra nessuno trovava strano accompagnare la parte laica della ricorrenza con la parte religiosa di fare memoria della LIBERAZIONE raggiunta per mezzo della RESISTENZA, insieme ad altri uomini spinti da valori diversi, ma sempre con lo stesso obiettivo. E che questo modo di ricordare il 25 aprile continui anche oggi non mi infastidisce per nulla. Anzi, mi spaventerebbe il contrario. Mi spaventerebbe una Chiesa che si rifiutasse di riconoscere al proprio interno quei valori che hanno ispirato la Resistenza, perchè rinnegherebbe tutti coloro che, spinti dai valori della loro fede, hanno lottato e in molti casi dato la vita per la libertà.
Poi ogni persona vive la commemorazione come vuole. Sono in molti ogni anno che all'inizio della celebrazione non entrano in chiesa. Attendono la fine della Messa sul sagrato. E' bello poi vedere chi esce dalla chiesa unirsi a chi aspetta sul piazzale per formare un solo corteo, UNITARIO, che percorre le vie del paese per celebrare una ricorrenza in cui tutti credono, in modo Laico. La mia vera preoccupazione sarebbe che la nostra Chiesa locale dimentichi di aver avuto un ruolo determinante nella Resistenza, si chiuda nelle proprie chiese di mattoni, nei propri oratori, nei propri gruppi sportivi e di volontariato e non si faccia più carico di indicare ai propri fedeli la via del servizio attraverso l'impegno politico. Anni fa venivano organizzati nei nostri decanati scuole per l'impegno politico, in cui si spiegava la Dottrina Sociale della Chiesa: che fine hanno fatto? Il prossimo anno ci saranno le votazioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Merate. Le nostre parrocchie si sentono ancora in dovere di incoraggiare giovani che ne hanno le capacità a intraprendere questo tipo di impegno?
Papa Pio XI pronunciò una frase, il cui senso fu ripreso da alcuni dei suoi successori, compreso Papa Francesco "La politica è la forma più alta di carità". Forse nelle nostre parrocchie ciò viene dimenticato.
Ritornando alla frase di partenza: se una manifestazione del 25 aprile non riconoscesse chi intende ricordare le vittime della Resistenza con una Messa, non sarebbe più una manifestazione Laica, ma Laicista.
Definiamo quella ricorrenza come festa della LIBERAZIONE, raggiunta grazie a quel movimento popolare, diventato movimento di lotta, chiamato RESISTENZA. Possiamo definire la RESISTENZA un movimento puramente laico? Assolutamente no! La resistenza è comunista, ma non solo, è socialista, ma non solo, è cattolica, ma non solo, è ebraica, ma non solo, è liberale, ma non solo, è repubblicana, ma non solo, è monarchica, ma non solo. La RESISTENZA non può essere ingabbiata in una ideologia, in una religione, in un movimento politico. La RESISTENZA è un popolo di UOMINI e DONNE che si ribellano all'oppressione, nella ricerca della propria dignità, la LIBERAZIONE.
E ogni uomo e ogni donna che hanno lottato e lottano per la LIBERAZIONE trovano nel proprio credo (che sia politico, culturale, religioso, caratteriale) le motivazioni e gli stimoli per giungere a questo risultato. Se pensiamo che la strada per la ricerca LIBERAZIONE sia unica, etichettabile con un unico soggetto politico, se non rispettiamo i diversi percorsi culturali, . . . Cosa siamo? Probabilmente fascisti!
Molti partigiani della nostra zona erano cattolici, e probabilmente nel dopoguerra nessuno trovava strano accompagnare la parte laica della ricorrenza con la parte religiosa di fare memoria della LIBERAZIONE raggiunta per mezzo della RESISTENZA, insieme ad altri uomini spinti da valori diversi, ma sempre con lo stesso obiettivo. E che questo modo di ricordare il 25 aprile continui anche oggi non mi infastidisce per nulla. Anzi, mi spaventerebbe il contrario. Mi spaventerebbe una Chiesa che si rifiutasse di riconoscere al proprio interno quei valori che hanno ispirato la Resistenza, perchè rinnegherebbe tutti coloro che, spinti dai valori della loro fede, hanno lottato e in molti casi dato la vita per la libertà.
Poi ogni persona vive la commemorazione come vuole. Sono in molti ogni anno che all'inizio della celebrazione non entrano in chiesa. Attendono la fine della Messa sul sagrato. E' bello poi vedere chi esce dalla chiesa unirsi a chi aspetta sul piazzale per formare un solo corteo, UNITARIO, che percorre le vie del paese per celebrare una ricorrenza in cui tutti credono, in modo Laico. La mia vera preoccupazione sarebbe che la nostra Chiesa locale dimentichi di aver avuto un ruolo determinante nella Resistenza, si chiuda nelle proprie chiese di mattoni, nei propri oratori, nei propri gruppi sportivi e di volontariato e non si faccia più carico di indicare ai propri fedeli la via del servizio attraverso l'impegno politico. Anni fa venivano organizzati nei nostri decanati scuole per l'impegno politico, in cui si spiegava la Dottrina Sociale della Chiesa: che fine hanno fatto? Il prossimo anno ci saranno le votazioni per il rinnovo del Consiglio Comunale di Merate. Le nostre parrocchie si sentono ancora in dovere di incoraggiare giovani che ne hanno le capacità a intraprendere questo tipo di impegno?
Papa Pio XI pronunciò una frase, il cui senso fu ripreso da alcuni dei suoi successori, compreso Papa Francesco "La politica è la forma più alta di carità". Forse nelle nostre parrocchie ciò viene dimenticato.
Ritornando alla frase di partenza: se una manifestazione del 25 aprile non riconoscesse chi intende ricordare le vittime della Resistenza con una Messa, non sarebbe più una manifestazione Laica, ma Laicista.
Lanfranco Consonni