Merate: ''C'era una volta la sanità pubblica'', relatore il dottor Vittorio Agnoletto

"Spesso Regione Lombardia viene decantata dal nostro governo per l'alto livello di assistenza sanitaria, tra tecnologie avanzate e tecniche sperimentali introvabili nel resto d'Italia. Questo è sicuro, ma si tratta solo di un'ingannevole punta di un iceberg. Se dovessimo continuare in questo modo, non aprendo gli occhi sulle numerose problematiche della sanità pubblica in Lombardia ed Italia, rischieremmo di far crollare l'intero sistema sanitario". Con queste parole il dott. Vittorio Agnoletto, medico, docente di "Globalizzazione e politiche della Salute" all'Università degli Studi di Milano ed attivista del Movimento di Medicina Democratica, ha dato il via alla conferenza di giovedì 13 aprile, organizzata in sala civica a Merate dal Comitato Assistenza Domiciliare Pubblica, con l'adesione del Comitato per la difesa dell'ospedale di Merate e l'associazione culturale Puntorosso, per discutere riguardo lo stato di salute del sistema sanitario nazionale e del lento ed inesorabile processo di privatizzazione che sta subendo.

Se la logica del profitto e degli affari sovrasta un bene pubblico prezioso come la sanità, c'è il pericolo che i cittadini possano divenire vittime di un processo pericoloso per lo stesso SSN. E' il rischio assai concreto che incombe sulla Regione Lombardia, dove gruppi privati della sanità possono e fanno quello che più accresce i loro interessi, in un mondo senza leggi e controlli dove accreditano e "manipolano" i costi della sanità a proprio piacimento. "Tuttora il 40% della spese sanitaria corrente regionale va alle strutture private accreditate, limitando così drasticamente il pubblico, che si trova soffocato e costretto ad arruolare i cosiddetti medici a gettone, vedendo giovani neo laureati scappare all'estero o lavorare per privati. Queste mie critiche non sono una manifestazione di ostilità preconcetta al privato. Voglio solo sottolineare come la differenza tra pubblico e privato sia drastica, in quanto il privato non guadagna sulla salute e sulla prevenzione, ma sui malati e sulle malattie" ha spiegato Agnoletto, che ha poi evidenziato come la sanità lombarda abbia iniziato a seguire una logica sempre più privata, accreditando al SSN qualsiasi struttura privata, senza un'analisi delle esigenze territoriali e adeguati controlli. Le stesse Case di Comunità, strutture sociosanitarie polivalenti che garantiscono funzioni di assistenza sanitaria primaria, prevenzione e promozione della salute, ha proseguito il relatore, si prevede possano andare in gestione a privati grazie alle politiche di Attilio Fontana in Lombardia, così come a Stefano Bonaccini in Emilia-Romagna.

 

Il dott. Vittorio Agnoletto e Giuditta Pacchiarini del Comitato a difesa dell'Ospedale di Merate

Agnoletto, senza mezzi termini e facendo sempre i nomi nelle critiche mosse, ha poi voluto tracciare un punto di partenza per questo processo ormai continuo di privatizzazione ed indebolimento della sanità pubblica. Alla fine degli anni Novanta, Roberto Formigoni prese in mano la gestione di Regione Lombardia e spalancò le porta alla medicina convenzionata, collegandosi a grandi gruppi finanziari e industriali privati e convogliando un'enorme quantità di denaro dalla medicina territoriale ai gruppi sanitari privati i quali "scelgono su cosa accreditarsi, non fanno un'analisi del territorio per poi scegliere in base alle esigenze in campo. Il privato, come si è visto durante la pandemia, non è interessato a gestire le emergenze, il suo referente è la politica, non guarda alla prevenzione, come si è visto con il trasferimento degli anziani nelle RSA. In tutto ciò la sanità di base è stata ridotta ai minimi termini".

 

Con una battuta, Agnoletto ha mostrato come, se si fosse compiuto il progetto di Umberto Bossi di rendere la Padania stato autonomo, la Padania rientrerebbe nei primi dieci Paesi al mondo per decessi da covid. Nello specifico 400 morti ogni 100.000 abitanti.

Il dott Agnoletto ha poi criticato il PNNR, in quanto non all'altezza per costruire un futuro Sistema sanitario nazionale."Dopo due anni di pandemia e di sofferenza vera del territorio e alla luce degli investimenti annunciati, si doveva fare una grande campagna di assunzioni nel pubblico, togliere il numero chiuso a medicina, valorizzare gli stipendi di chi lavora nel pubblico, dagli infermieri ai medici, e non lasciare intoccato il divario tra stipendi pubblici e privati per funzioni identiche. Su questo terreno non è stato fatto nulla. Anzi, la Lombardia ha approvato una nuova legge regionale dove si stabilisce una totale equivalenza tra pubblico e privato, salvo che negli stipendi, mentre i finanziamenti e la politica salariale dovevano dare priorità al pubblico. Per esempio, sono arrivati i soldi per abbattere le liste d'attesa, ma la signora Letizia Moratti ha proposto di distribuire equamente le risorse tra pubblico e privato. La grave responsabilità di Roberto Speranza è di non aver denunciato questo rapporto perverso in Lombardia. Bisogna tornare a investire nel pubblico" ha concluso Agnoletto che ha poi lasciato spazio a domande ed interventi dal pubblico.

M.Pen.
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