Quando la banda passò
Gentile Direttore
Derubricare l'ultimo "rutto " di Ignazio Benito La Russa, seconda carica dello stato a causa di una distrazione del buon senso; come eccesso etilico, scherzo da pesce d'aprile, tentativo di far dimenticare le sconcertanti incapacità della destra al potere, sarebbe fuorviante o comunque riduttivo. Da almeno un trentennio le destre hanno cercato di attribuire la causa della strage fascista e nazista delle fosse Ardeatine ai Partigiani che operarono un attentato in via Rasella a Roma, dove perirono 35 nazisti del battaglione Bozen. Indro Montanelli, Mario Cervi e Vittorio Feltri furono condannati a risarcire i Partigiani, per aver affermato stupidaggini comunque meno grottesche di quelle affermate da Ignazio Benito, che se avesse due dita di dignità si dimetterebbe dal improbabile carica che ricopre. Ma veniamo ai fatti: nella Roma occupata dai nazisti con l'appoggio dei fascisti della repubblichetta di Salò, venivano torturati a via Tasso antifascisti ed ebrei, le rappresaglie alla popolazione erano continue, le carcerazioni e deportazioni nei lager giornaliere. Il CLN (Comitato di liberazione nazionale) formato da Comunisti, Socialisti, Democristiani, Giustizia e Libertà, Partito d'Azione, decise di affidare ai GAP (gruppi di azione patriottica) un attentato che ebbe luogo in Via Rasella il 23 marzo 1944. Gli attentatori Rosario Bentivegna e Franco Calamandrei vennero insigniti di medaglia d'argento al valor militare dal Presidente della Repubblica Einaudi nel 1950, Carla Capponi che operò come basista venne più tardi insignita di medaglia d'oro. Due superstiti del battaglione Bozen, Franz Bertagnoli e Konrad Sigmund dichiarano che venivano "comandandati" a marciare per le vie di Roma cantando a squarcia gola armati fino ai denti con 5/6 bombe a testa allacciate alla cintura, il più giovane aveva 24 anni, il più anziano 42, altro che banda musicale di pensionati. Subito dopo vennero arrestati ignari passanti alcuni fra loro fucilati sul posto, fra cui una donna, sui muri delle case di via Rasella si possono ancora vedere i fori dei proiettili. Il colonnello Kappler con l'aiuto del Prefetto fascista Caruso, del Ministro repubblichino Buffarini Guidi e del torturatore Koch, compilò l'elenco di 335 vittime composto da antifascisti, ebrei ufficiali dell'esercito, carabinieri tre stranieri, tutti carcerati, tutti trucidati nelle cave ardeatine. Il negazionismo dell' estrema destra al potere è palpabile ed estremamente pericoloso, se erano anche italiani le vittime della strage nazi fascista, gli stessi erano certamente antifascisti, aggettivo che Meloni e soci non riescono proprio a pronunciare; è comprensibile considerando che gli italiani di Salò (dove nacque la fiamma tricolore simbolo del loro partito) sono stati di fatto i loro padri politici.
Grazie per l'attenzione
Fulvio Magni