Merate, Galimberti: la scuola italiana è un vero disastro. Un'ora di PC non vale dieci minuti di un bravo maestro
E' partito da alcuni assunti con cui la comunità educativa, ristretta (famiglia) e sociale (scuola, istituzioni, ecc), si trova a dover fare i conti: i giovani di oggi stanno male, mancano di scopo, non hanno risposte e i valori a cui fanno riferimento sono svuotati.
Concetti che il filosofo, saggista, psicoterapeuta e giornalista Umberto Galimberti ha offerto all'affollata platea che si è radunata all'oratorio di Merate per assistere alla serata dal titolo "Fragilità di un sistema educativo: genitori e insegnanti incapaci di trovare risposte" organizzata dall'associazione "Dietro la lavagna" con il patrocinio del comune.
Una esposizione fatta a braccio, infarcita di aneddoti, citazioni letterarie e soprattutto filosofiche, che per oltre un'ora ha tenuto il pubblico con gli occhi incollati al palco.
Provocatore, senza mezzi termini (dalla sua l'esperienza e la competenza) Galimberti ha più volte fatto sobbalzare sulla poltrona i rappresentanti del mondo della scuola, chiamata in causa e "strigliata" per non essere all'altezza dei giovani e dei loro bisogni. Spesso di essere il ricettacolo di fallimenti personali che diventano professioni, con conseguenze devastanti per chi ne dovrebbe invece beneficiare.
Rifacendosi alla lettera ricevuta da un preside, il relatore ha dato la fotografia di questa istituzione: un 40% è rappresentato da professionisti falliti che si sono riciclati nell'insegnamento, un 40% dei professori aspetta la pensione come i militari attendono il giorno del congedo e un 20% sono persone che svolgono la loro professione senza infamia e senza lode.
Da qui la sua proposta: sottoporre i docenti a test della personalità per verificare se hanno empatia con gli studenti, verificare che siano preparati nella loro materia e invitarli a frequentare una scuola di teatro perchè la cattedra è in realtà un palcoscenico. E poi stop alle classi pollaio e abolizione del ruolo ("quando un professore non funziona lo sanno tutti, ma in Italia non lo si può lasciare a casa perchè è di ruolo").
Terminato l'intervento, il relatore ha rivolto un velocissimo saluto alla platea e poi, inforcato il cappotto, ha lasciato la sala.
S.V.