Osnago: confiscato alla mafia da cinque anni l’immobile versa in un vergognoso abbandono tra rovi e topi. E il Comune latita

Il 21 marzo si è celebrata la Giornata della memoria e dell'impegno in ricordo delle vittime innocenti delle mafie. Ed è ormai la sesta primavera da quando il Comune di Osnago sa di avere un bene confiscato sul suo territorio e non l'ha ancora acquisito nel proprio patrimonio [clicca QUI]. L'immobile di via delle Robinie versa ormai in condizioni di abbandono. Dopo la confisca definitiva del gennaio 2018, l'abitazione è rimasta occupata abusivamente per circa due anni dai famigliari di uno dei proprietari. Prima di lasciare definitivamente la dimora hanno portato via tutto, infissi inclusi.

 

Il giardino è una giungla. La vegetazione ha preso completamente il sopravvento. Il decoro grida vendetta. La piscina in muratura a cielo aperto, che era stata costruita abusivamente, è vuota, ma quando la pioggia la riempie d'acqua diventa un ricettacolo di insetti che prolificano rapidamente.

Già, non solo piante. Da quanto abbiamo raccolto dai residenti, nella via si sono visti anche i ratti che si aggiravano intorno alla villetta. Dall'esterno si intravede una trappola per topi inserita da non si sa chi. Insomma un'oasi perfetta, che forse punta a candidarsi come area protetta del Parco del Curone.

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Scherzi a parte, l'area è residenziale, il civico 12 in questione fa parte di un complesso bifamiliare. Le due proprietà condividono vista e mura. Dall'altro lato invece il bene confiscato confina con una villetta da cui è separato da una siepe cresciuta a dismisura, tanto che l'anno scorso ad agosto è stato svolto un intervento d'urgenza. Il vicinato aveva infatti contattato ATS Brianza, dopo un primo sollecito nel mese di giugno all'amministrazione comunale che non aveva ricevuto risposta.

 

Un anno fa

Alla richiesta dei cittadini, il Comune - non avendo voluto la proprietà dell'immobile - ha gettato la patata bollente all'Agenzia Nazionale per l'amministrazione e la destinazione dei Beni Sequestrati e Confiscati alla criminalità organizzata. L'ANBSC ha mandato a metà luglio un suo coadiutore, che ha voluto accanto a sé il tecnico comunale e gli agenti di Polizia locale, per valutare le opere necessarie per la messa in sicurezza del luogo, mai avvenute. Ad agosto il coadiutore ha chiesto al Comune di farsi carico almeno del taglio della siepe dall'esterno, per evitare che occupasse la strada. Il personale comunale ha quindi obbedito con una potatura improvvisata e chiaramente parziale. Poi più nulla.

Il bene è di proprietà del Demanio e gestito provvisoriamente in questa fase amministrativa dall'ANBSC, in attesa della restituzione alla collettività. Al Comune di Osnago basterebbe approvare l'acquisizione a titolo gratuito in Consiglio comunale. Dopodiché dovrebbe avanzare una manifestazione d'interesse all'ANBSC, corredata da un progetto di utilizzo che potrebbe contemplare già la gestione da parte di Enti terzi, come associazioni o cooperative. Il Terzo settore del territorio ha già dimostrato di essere interessato a utilizzare il bene confiscato di Osnago [clicca QUI].

 

Dopo una serie di richiami dall'Agenzia dei beni confiscati e della Prefettura di Lecco, il Comune aveva dato la parvenza di volersi interessare al trasferimento dell'immobile nel patrimonio dell'Ente locale, esplorando quali attori del territorio sarebbero stati disponibili a sfruttarlo. Poi è subentrato improvvisamente l'interesse del Gruppo Carabinieri Forestali di Como-Lecco, per creare una propria sede distaccata. Il loro sopralluogo si è svolto nel gennaio del 2022, accompagnati dal personale del Comune di Osnago. Rimanendo soddisfatto, il Gruppo ha proceduto ad inviare la proposta al livello regionale e poi a quello nazionale. Da un anno la richiesta formulata dal Gruppo di Como-Lecco giace in qualche cassetto del Comando generale dell'Arma dei Carabinieri di Roma. A quanto ci risulta non è stato mai sollecitato da nessuno presso la sede centrale.

In Consiglio comunale il sindaco Paolo Brivio un anno fa aveva sostenuto che "gli apparati di sicurezza dello Stato abbiano una priorità". Gli amministratori comunali di Osnago però forse non conoscono bene la normativa in questione, che dice l'esatto opposto: i beni confiscati dovrebbero essere "trasferiti per finalità istituzionali o sociali, in via prioritaria, al patrimonio del comune ove l'immobile è sito, ovvero al patrimonio della provincia o della regione. Gli enti territoriali possono amministrare direttamente il bene o assegnarlo in concessione a titolo gratuito a comunità, ad enti, ad associazioni maggiormente rappresentative degli enti locali, ad organizzazioni di volontariato". Cosa non è loro chiaro?


 

Lo squallore di quel giardino, al netto degli evidenti problemi igienico-sanitari, dovrebbe interrogare le coscienze del gruppo di maggioranza di Osnago e magari del Partito Democratico di Lecco, sul cui sito non compare più una delega alla Legalità, fino a un anno fa assegnata all'osnaghese Federico Dusi, nonché capogruppo di Progetto Osnago. Da un punto di vista etico, lo stato di quel giardino, come dimostrano le immagini, è uno schiaffo a tutti coloro che credono davvero nei valori della legalità.

Marco Pessina
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