Utenti CDD e Granaio: perché siamo ricorsi al Consiglio di Stato. Vi racconto come vive la famiglia con un disabile e i suoi problemi

... al 23 di Marzo si discute al Consiglio di Stato il ricorso fatto da alcuni utenti del CDD e dal Granaio contro i 26 comuni del meratese e contro ReteSalute. Sono passati diversi anni e pertanto la memoria del caso sarà svanita ....il presente scritto per rinfrescare la memoria in merito alla materia del contendere.

 

 

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Finalmente dopo diversi anni (10) abbiamo una sentenza. Avevamo perso la speranza di ottenere una risposta. Abbiamo pensato ad una manovra poco chiara quando il ricorso è stato inviato al Consiglio di Stato (e lo pensiamo ancora); infatti il nostro ricorso era stato assegnato alla quinta sezione mentre gli argomenti da noi trattati venivano assegnati tutti, proprio tutti, alla terza sezione. È stato uno sbaglio? I più ottimisti dicono di sì. Infatti, dopo 3 anni ci si accorge che il fascicolo andava riconsegnato alla terza sezione.

 

Prima di ricorrere al Consiglio di Stato abbiamo tentato di raggiungere un accordo con la rappresentante dei 26 comuni del Meratese. Ci hanno sempre trattato come dei labili di mente. Non hanno mai voluto sedersi ad un tavolo e discorrere.

Nel distretto del Meratese da quando è entrata in funzione ReteSalute è stata una tragedia per gli utenti del CDD di Merate. Tutto quanto avevamo conquistato e consolidato nel tempo ci è stato tolto senza tanti complimenti. Complice e promotore il Comune di Merate. Ci hanno tolto i soggiorni di dieci giorni, conquista fatta negli anni e diventata ormai strutturale per sollevare un po' il morale ai genitori, per quei pochi giorni all'anno. Ci hanno accorciato l'orario di frequenza di un'ora al giorno. Ci hanno tolto una settimana di frequenza in un anno. Ed alla fine non erano mai contenti di toglierci ogni giorno qualcosa, con un'audacia che rasenta la cattiveria, la malvagità e volevano farci pagare circa 400 euro al mese, più i 130 euro al mese della mensa. Alcuni Comuni pretendevano addirittura che il ragazzo pagasse il trasporto da casa sua al CDD. Tutto questo tenendo presente che il soggetto disabile percepiva 270 euro di pensione al mese. Oggi paghiamo al CDD - tra costo mensa e retta - circa 300 euro al mese (a volte meno per i giorni di mensa in meno); per tenere un ragazzo 7 ore al giorno, dal lunedì al venerdì, escluse le settimane di vacanze; esclusi i ponti festivi, escluse le sospensioni di due - tre giorni per fare dei finti programmi: programmazione che si potrebbe definire un ‘copia e incolla'. Se scende un millimetro di neve, il CDD viene chiuso. E allora visto che la pensione del disabile viene spesa tutta per questa frequenza, ci eravamo chiesti: cosa resta alla famiglia nelle altre 17 ore che i ragazzi restano a casa? Cosa rimane ai genitori per gli altri 100 e più giorni/anno che rimangono sempre a casa, 24 ore, completamente assistiti dalla famiglia? Forse i nostri amministratori sono convinti che non ci sono costi a carico dei genitori, quando il ragazzo non frequenta il CDD? Le cure mediche, in questo periodo e con questa maledetta sanità Lombarda, sempre a carico del genitore; le visite specialistiche costosissime, il vestiario, l'alimentazione e tutte le spese che generalmente dovrebbero essere riconosciute ad un disabile? L'AST fornisce i pannoloni, in base ad un costo minimo fissato dalla Regione, senza che ci si ponga il problema delle esigenze differenti tra un utente e un altro. Sono circa tre pannoloni al giorno, che passa la Regione, ma se l'utente ne ha bisogno 8-9 al giorno la quantità mancante se lo devono acquistare privatamente i genitori e sono spese che rasentano i 2-3mila euro/anno (ogni pacco da 15 pannoloni costa mediamente 15/17 euro). Le creme per i decubiti, per le malattie della pelle - costosissime - non sono a carico della sanità ma a carico dei genitori. E poi bisogna anche vestirli questi ragazzi. E tanto e tanto altro ancora. E per chiudere il quadro da me descritto, illegalmente ed abusivamente i Comuni ed in particolare modo il comune di Merate chiedevano ai genitori il certificato ISEE - non del singolo come prevede la legge - ma quello della famiglia. Abbiamo dovuto inviare i nostri legali per fare rispettare la legge. A quel punto abbiamo dovuto scendere in campo, visto che non si poteva frenare questo accanimento di Rete Salute e del Comune di Merate - allora capofila - nei nostri confronti. A quel tempo la regista del tutto era la dott.ssa Milani. Ora non più presente in questa magnifica ammucchiata di RS. E loro, secondo me, erano convinti che più toglievano ai disabili, più dirigenti avrebbero potuto inserire in questa magnifica istituzione. Più soldi avrebbero accumulato, togliendoli ai più poveri, più velocemente e finalmente risolto il problema dei continui tagli alla Sanità. Abbiamo visto il risultato. Questi scienziati espertissimi di amministrazione, che si fanno chiamare anche dottori, hanno accumulato un debito enorme, che noi -genitori dei disabili - abbiamo dovuto contribuire a ripagare; tramite le nostre tasse ai comuni - e ultimamente, questa brava gente di ReteSalute ha procurato altri 80-90mila euro di debiti derivati dalla incapacità della dirigenza. E noi paghiamo, paghiamo e questi meravigliosi dirigenti non pagano mai nulla, anzi a fine anno ricevono anche un premio. Per quali risultati????

Colpa anche dei 26 Comuni, soci a tutti gli effetti, ognuno per la sua quota in questo magnifico meccanismo di distruzione che si chiama ReteSalute. Pur di non far fatica firmavano tutti i bilanci senza mai considerarli e studiarli; se lo avessero fatto vuoi che uno dei 26 comuni, il più illuminato, non si sarebbe accorto che i bilanci erano in passivo di 3milioni di euro o forse più? La legge nazionale prevede che il costo del CDD sia a carico della Sanità per almeno il 70%. Ora, non capisco il motivo di questo patto malvagio tra Comuni e Regione. i Comuni hanno dovuto - o voluto - sorbirsi il costo del 50%. Perché? E perché i Comuni che si trovano in difficoltà economiche non pretendono dalla Regione, di pagare solo il 30%? E di conseguenza si accaniscono contro i genitori chiedendo sempre più soldi? Cosa devono fare i genitori? Uccidere la figlia e togliersi la vita, come successo recentemente ad un frequentatore del CDD? È questa la soluzione che i nostri amministratori preferirebbero? I Comuni, l'AST, la Regione si mettano d'accordo con i loro esponenti politici e varino una legge nella quale è prevista la soppressione di un disabile appena nato.

A questo punto aspettiamo la sentenza e se il Consiglio di Stato dirà che noi abbiamo torto noi siamo persone che accettano quanto i giudici stabiliranno. Abbiamo subìto tanto nella nostra vita, soprattutto ingiustizie; ed i Comuni accettino anche loro le sentenze tranquillamente. Comuni che ci hanno sempre considerato dei mendicanti, che hanno firmato i bilanci falsi ed hanno sempre approvato tutto l'accanimento che RS ha sempre avuto verso i disabili.

Attendiamo con tranquillità la sentenza, la stiamo aspettando da tanti anni.

Costantino Scopel

 

La lettera di Costantino Scopel è di quelle che in gergo si definiscono “pesanti”. Ma racconta di una sofferenza cresciuta e maturata negli anni, gronda rabbia e voglia di farcela comunque. Noi non pensiamo che Retesalute, il comune di Merate e, soprattutto Simona Milani abbiano queste responsabilità. Possiamo capire il grande sconforto e siamo convinti che la regione l’ATS, l’Azienda Speciale e i Comuni soci possano fare di più. Tuttavia non crediamo che ci sia un accanimento né un “piano” per risparmiare denaro sulla pelle dei disabili (tanto meno per assumere altri dirigenti dato che in Retesalute dirigenti non ce ne sono). Abbiamo ritenuto però che fosse giusto pubblicarla in versione integrale. Con la speranza che smuova qualcosa, assicurando tutto lo spazio per una replica a ogni soggetto istituzionale e privato che desideri rispondere a questa, che, in fondo, ci sembra una struggente richiesta di aiuto.

 

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