Lomagna: la disparità sociale tra uomini e donne nelle analisi di Pisanelli e Porcelli
Daniele Carboni, Federico Porcelli, Elena Pisanelli
Negli ultimi decenni la situazione è andata migliorando, ma la ricercatrice ha esortato a non adagiarsi sui "cambiamenti apparenti", che rischiano di essere fuorvianti in quanto esteriori. Andando infatti ad indagare più a fondo, gli studi di genere dimostrano ancora la forte asimmetria. Permangono infatti dei condizionamenti e delle pressioni sociali che fanno sì che statisticamente le donne tendono ancora a ricercare l'approvazione degli altri o a nutrire una maggiore insicurezza sul proprio corpo in misura superiore rispetto agli uomini. Questo perché le donne vengono giudicate ancora molto per l'aspetto estetico.
Una seconda norma sociale riguarda il carattere docile che la società si aspetta dalla donna, che dovrebbe così essere dolce e dovrebbe soprassedere rispetto al pensiero dominante maschile. Così accade che nell'ambito lavorativa la donna che compete per un ruolo di comando venga considerata troppo ambiziosa ed aggressiva. Si tratta di una conseguenza dell'immaginario comune secondo cui la donna mette da parte i propri sogni per accontentare il marito, i figli, gli altri, la società.
La chiave di volta, ha rivendicato Pisanelli, non può che essere l'empowerment femminile, vale a dire la conquista della consapevolezza dei propri mezzi e il controllo delle proprie azioni. Alla base della presa di coscienza Pisanelli ha individuato le mutate condizioni rispetto all'antichità, quando la virilità e la forza dell'uomo erano elementi fondamentali per la sussistenza. Oggi invece gli elementi qualificanti per la leadership della perspicacia, intelligenza e creatività non trovano differenze biologiche tra uomo e donna.
L'intervento di Elena Pisanelli è stato inframezzato dalle incursioni musicali al pianoforte di Daniele Carboni dell'associazione Amici della Musica, che ha proposto brani tratti dai repertori di Schubert e Chopin. Il contributo dell'associazione musicale di Lomagna è andato oltre. Il Maestro Federico Porcelli ha fatto un excursus storico e fino ai giorni nostri sul ruolo delle donne nel contesto della musica classica e orchestrale. Oggi le compositrici rappresentano circa il 40%, ma le musiche a firma femminile ad essere eseguite sono solo il 5%. E tra le orchestrali appena un quarto è donna, pur non essendoci una difficoltà fisica per il genere femminile a suonare gli strumenti. Probabilmente queste statistiche sono la conseguenza del fatto che tra i sovrintendenti, i manager e i discografici ci sono pochi giovani e pochissime donne. Ne viene da sé l'amara constatazione di Porcelli: "L'accesso alla musica alle donne è consentito, ma è difficile".
Il percorso a ritroso è partito dagli anni 1000, quando l'accesso alla musica alle donne era consentito solo alle nobili o alle religiose. La prima attestazione risale a Hildegard von Bingen, monaca tedesca che si espresse con brani religiosi. Per gli esempi italiani bisogna attendere il Rinascimento, in particolare con il nome di Maddalena Casulana, che si distinse per le composizioni polifoniche dei madrigali. Un altro esempio italiano è stato quello settecentesco di Maria Teresa Agnese, sorella della scienziata Maria Gaetana. Il Maestro Porcelli ha eseguito un Minuetto della compositrice e clavicembalista.
Maggiori dettagli sono stati forniti sulla storia di Clara Wieck, bambina prodigio. Il suo talento fu notato dal padre che la costringeva lunghe sessioni di pianoforte. Contro il volere del padre possessivo, si sposò a 21 anni con il compositore Robert Schumann. Wieck fu tra i principali musicisti a diffondere le composizioni di Schumann negli ambienti musicali in tutta Europa dell'epoca. La pianista propose anche delle apprezzabili variazioni sul tema dei componimenti del marito, poi ripresi e riadattati ulteriormente da Johannes Brahms. Wieck si avvicinò anche alla composizione ma, probabilmente segnata dalla cultura dell'epoca, rivelò lei stessa di abbandonare l'esperienza della scrittura musicale in quanto si riteneva troppo coinvolta dalle emozioni per essere in grado di dedicarsi al meglio alla composizione. Un retaggio di quel modo di pensare secondo cui la composizione appartiene ad una sfera alta, spirituale, quasi metafisica, che potesse essere raggiunta solo dagli uomini. Per cui alle donne veniva consentito solo di applicarsi nell'esecuzione tecnica e meccanica degli spartiti.