I prodotti dell'orto, i lupi e i sacerdoti del liberismo
Alcuni amici mi avevano segnalato un eloquente, a detta loro, articolo apparso su Casate e Merateonline che illustrava la serata di presentazione del nuovo libro di Nicola Porro svoltasi alcuni giorni fa presso l'ex granaio di Villa Greppi a Monticello.
Già il titolo del libro ''Il padreterno è liberale, Antonio Martino e le idee che non muoiono mai'' e l'essere ospitato da Maurizio Lupi e dalla “sua” Fondazione Costruiamo il Futuro li aveva incuriositi e a maggior ragione sconcertati dopo aver letto il resoconto della serata.
Ecco perché me lo avevano segnalato e, dopo averlo tardivamente letto anch'io, come dar loro torto?
Già il resoconto fotografico con l'espressione sghignazzante dei 2 “protagonisti” sembrerebbe connotare quantomeno un loro atteggiamento tra il saccente e l'arrogante esibito nel corso della serata, del resto prassi questa non insolita anche in altri loro interventi mediatici.
Ma è soprattutto il contenuto delle loro affermazioni, puntualmente virgolettato dal minuzioso articolista, a sollevare quantomeno sbigottimento per la loro ostentata sicumera che però ha fatto sorgere in me un istintivo motto di ironica satira: Sarà che si chiamano Porro e Lupi ma come non pensare ad interconnettere questi due “paladini del liberismo in salsa nostrana” immaginando un “Orticello dei lupi”?
Già in tema di orti e orticelli, infatti, come non pensare “all'orticello” che si dice (*) e si scrive (**) così ben curato da Lupi nel suo territorio di elezione anche attraverso “l'invenzione” di una delle prime Fondazione solidaristiche, così tanto in voga oggi, in particolare orientata ad interconnettere (specie attraverso altisonanti e ben visibili premi periodici destinati al mondo del volontariato) disponibilità economiche di benefattori benestanti con realtà associative sportive e sociali?
Intendiamoci: valorizzare il Volontariato in nome della tanto decantata Sussidiarietà, peraltro perorata anche dalla nostra preziosissima Costituzione, è cosa più che meritoria, anzi direi proprio da sviluppare!
Ma si converrà: tali benemerite “attività” non avrebbero certamente più valore, parlo in senso generale, non solo se non fossero, ma addirittura se non apparissero come un “orticello” abilmente coltivato anche a fini elettorali?
Del resto, da ex oratoriano impegnato per anni sia nel sociale ed educativo che nello sportivo dilettantistico, non sono certo stato l'unico a percepire l'esistenza di sotto-interessi che cercavano di gravitare intorno a tali realtà. Come non è insolito che anche in altri ambiti si cerchi abilmente di conciliare una genuina promozione solidaristica con altrettanti interessi variamente utilitaristici.
Ma, a parte queste ipotesi interpretative di carattere generale che ovviamente rimangono tali, e ritornando ai protagonisti della serata quello che sconcerta di questi personaggi spesso al centro della ribalta mediatica è il loro sprezzante giudizio sui vari aspetti caratterizzanti la nostra pur martoriata società peninsulare. Così pure il loro sottile gioco argomentativo teso ad impoverire (per non dire demolire), alla faccia del loro presunto solidarismo, quello che una volta veniva definito lo Stato Sociale o Welfare, ma soprattutto il ruolo insostituibile dello Stato in funzioni primarie per la Collettività come ad esempio la Sanità e l'Assistenza. Altro che Statalismo, semmai oggi si possono ben registrare Privatizzazioni sempre più spinte le cui relative conseguenze sono ormai sotto gli occhi di tutti.
''Che il padreterno sia liberale è una provocazione, ma è anche una verità''.
Già questa affermazione virgolettata di Lupi, a supporto delle tesi di Porro, trasuda un uso sfacciatamente utilitaristico addirittura del Padreterno, naturalmente pro domo la loro visione politica ed economica.
Del resto di questi tempi non è esercizio isolato l'accaparrarsi “figure prestigiose” a fini auto promozionali, Sangiuliano docet.
Ma quello che sorprende non è tanto il liberismo scontato di Porro quando sentenzia ad esempio ''Il punto non è come spendere i soldi pubblici, il punto è che ci dovrebbe essere una grande rivoluzione su come ridurre la spesa pubblica'', quanto non porsi neppure il problema di semmai miratamente qualificarla, quindi anche potenziarla laddove necessita, e non invece ridurla comunque.
Certo lui vive in un mondo privilegiato dove coi propri mezzi economici può ben tutelarsi dal punto di vista esistenziale, abitativo, sanitario… e certamente non appartiene alla categoria italiana di chi è in povertà assoluta (5,6 milioni) o in povertà relativa (8,8 milioni). Quindi con che coraggio predica di tagliare sommariamente il necessario agli altri ( questa è la sorte consuetudinaria di queste politiche restrittive) quando è palese che semmai lo Stato Sociale è sotto attacco da tempo proprio per le classi meno abbienti? Perlomeno un po' di rispetto per chi non gode come loro di posizioni benestanti e privilegiate!
Altro che affermare ''una persona normale, senza problemi, sotto i trent'anni, che vive in una famiglia normale, non può essere un problema della società''. E aggiunge: ''che deve farsi il culo, dovrebbe essere scritto in Costituzione''.
Qual è la “normalità” che ha sottocchio? Quella dei surreali e ben costruiti dibattiti televisivi, che anche lui alimenta, che si giovano di una studiata sceneggiatura caratterizzata da preordinate e quasi sempre urlate contrapposizioni e dall'immancabile collegamento fuori “salotto”con situazioni di precarietà “strappalacrime” del resto solo sfiorate? E, visto che si riferisce in un modo volutamente colorito ( non sarà per caso anche lui un “uomo che si è fatto da solo”?) alla nostra preziosissima Costituzione, invece che proporre estemporanee aggiunte cerchi di ricordarsi bene ciò che recita all'art.3“.. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Ma quello che sorprende ulteriormente, ma nemmeno tanto, sono le affermazione perentorie di Lupi tipo queste: ''La cosa più vergognosa che sia stata fatta a questo mondo, è l'idea che lo stato ti regala tutto” e “il lavoro non è solo prendere lo stipendio, ma è la dignità, è contribuire a sentirsi protagonista''.
Ma dove ha verificato che lo Stato ti regala tutto? vale forse per chi come lui è in Parlamento, dove chi ci dovrebbe rappresentare dispone spesso di trattamenti “agevolati”?
E riguardo al suo onirico afflato etico sul lavoro: provi a ripeterlo ad un lavoratore precario e sottopagato che potrebbe essere tutelato dall'introduzione di una legge sul salario minimo che invece la sua parte politica osteggia. Dignità e protagonismo, quelli non retorici, che derivano anche da quanto giustamente ci ricorda l'articolo della Costituzione già sopra richiamato.
Invece e al contrario, nella sua puntuale oratoria, esibita non solo in quella serata, non si scorge mai un barlume di seppur minima critica ad un sistema economico che subordina tutto alle logiche di un Mercato assolutizzato e peraltro condizionato fortemente dallo strapotere della Finanza.
Ma come, secondo il suo “credo” sociale e religioso, non dovrebbe essere l'Uomo, creatura di Dio, al centro del Sistema?
Di ben altri valori e contenuti è permeato il pensiero di un Papa di cui dovrebbe ben conoscere i pronunciamenti in campo non solo sociale.
Dall'Esortazione apostolica Evangelii Gaudium , vero e proprio documento programmatico di Papa Francesco, Cap. secondo, Punto 55: “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell'essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L'adorazione dell'antico vitello d'oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.”
Punto 56: “ Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l'autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”.
Punto 59: “Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell'ordina o di intelligence che possono assicurare illimitatamente la tranquillità. Ciò non accade soltanto perché l'inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi da sistema, bensì perché il sistema sociale e economico è ingiusto alla radice”.
Già il titolo del libro ''Il padreterno è liberale, Antonio Martino e le idee che non muoiono mai'' e l'essere ospitato da Maurizio Lupi e dalla “sua” Fondazione Costruiamo il Futuro li aveva incuriositi e a maggior ragione sconcertati dopo aver letto il resoconto della serata.
Ecco perché me lo avevano segnalato e, dopo averlo tardivamente letto anch'io, come dar loro torto?
Già il resoconto fotografico con l'espressione sghignazzante dei 2 “protagonisti” sembrerebbe connotare quantomeno un loro atteggiamento tra il saccente e l'arrogante esibito nel corso della serata, del resto prassi questa non insolita anche in altri loro interventi mediatici.
Ma è soprattutto il contenuto delle loro affermazioni, puntualmente virgolettato dal minuzioso articolista, a sollevare quantomeno sbigottimento per la loro ostentata sicumera che però ha fatto sorgere in me un istintivo motto di ironica satira: Sarà che si chiamano Porro e Lupi ma come non pensare ad interconnettere questi due “paladini del liberismo in salsa nostrana” immaginando un “Orticello dei lupi”?
Già in tema di orti e orticelli, infatti, come non pensare “all'orticello” che si dice (*) e si scrive (**) così ben curato da Lupi nel suo territorio di elezione anche attraverso “l'invenzione” di una delle prime Fondazione solidaristiche, così tanto in voga oggi, in particolare orientata ad interconnettere (specie attraverso altisonanti e ben visibili premi periodici destinati al mondo del volontariato) disponibilità economiche di benefattori benestanti con realtà associative sportive e sociali?
Intendiamoci: valorizzare il Volontariato in nome della tanto decantata Sussidiarietà, peraltro perorata anche dalla nostra preziosissima Costituzione, è cosa più che meritoria, anzi direi proprio da sviluppare!
Ma si converrà: tali benemerite “attività” non avrebbero certamente più valore, parlo in senso generale, non solo se non fossero, ma addirittura se non apparissero come un “orticello” abilmente coltivato anche a fini elettorali?
Del resto, da ex oratoriano impegnato per anni sia nel sociale ed educativo che nello sportivo dilettantistico, non sono certo stato l'unico a percepire l'esistenza di sotto-interessi che cercavano di gravitare intorno a tali realtà. Come non è insolito che anche in altri ambiti si cerchi abilmente di conciliare una genuina promozione solidaristica con altrettanti interessi variamente utilitaristici.
Ma, a parte queste ipotesi interpretative di carattere generale che ovviamente rimangono tali, e ritornando ai protagonisti della serata quello che sconcerta di questi personaggi spesso al centro della ribalta mediatica è il loro sprezzante giudizio sui vari aspetti caratterizzanti la nostra pur martoriata società peninsulare. Così pure il loro sottile gioco argomentativo teso ad impoverire (per non dire demolire), alla faccia del loro presunto solidarismo, quello che una volta veniva definito lo Stato Sociale o Welfare, ma soprattutto il ruolo insostituibile dello Stato in funzioni primarie per la Collettività come ad esempio la Sanità e l'Assistenza. Altro che Statalismo, semmai oggi si possono ben registrare Privatizzazioni sempre più spinte le cui relative conseguenze sono ormai sotto gli occhi di tutti.
''Che il padreterno sia liberale è una provocazione, ma è anche una verità''.
Già questa affermazione virgolettata di Lupi, a supporto delle tesi di Porro, trasuda un uso sfacciatamente utilitaristico addirittura del Padreterno, naturalmente pro domo la loro visione politica ed economica.
Del resto di questi tempi non è esercizio isolato l'accaparrarsi “figure prestigiose” a fini auto promozionali, Sangiuliano docet.
Ma quello che sorprende non è tanto il liberismo scontato di Porro quando sentenzia ad esempio ''Il punto non è come spendere i soldi pubblici, il punto è che ci dovrebbe essere una grande rivoluzione su come ridurre la spesa pubblica'', quanto non porsi neppure il problema di semmai miratamente qualificarla, quindi anche potenziarla laddove necessita, e non invece ridurla comunque.
Certo lui vive in un mondo privilegiato dove coi propri mezzi economici può ben tutelarsi dal punto di vista esistenziale, abitativo, sanitario… e certamente non appartiene alla categoria italiana di chi è in povertà assoluta (5,6 milioni) o in povertà relativa (8,8 milioni). Quindi con che coraggio predica di tagliare sommariamente il necessario agli altri ( questa è la sorte consuetudinaria di queste politiche restrittive) quando è palese che semmai lo Stato Sociale è sotto attacco da tempo proprio per le classi meno abbienti? Perlomeno un po' di rispetto per chi non gode come loro di posizioni benestanti e privilegiate!
Altro che affermare ''una persona normale, senza problemi, sotto i trent'anni, che vive in una famiglia normale, non può essere un problema della società''. E aggiunge: ''che deve farsi il culo, dovrebbe essere scritto in Costituzione''.
Qual è la “normalità” che ha sottocchio? Quella dei surreali e ben costruiti dibattiti televisivi, che anche lui alimenta, che si giovano di una studiata sceneggiatura caratterizzata da preordinate e quasi sempre urlate contrapposizioni e dall'immancabile collegamento fuori “salotto”con situazioni di precarietà “strappalacrime” del resto solo sfiorate? E, visto che si riferisce in un modo volutamente colorito ( non sarà per caso anche lui un “uomo che si è fatto da solo”?) alla nostra preziosissima Costituzione, invece che proporre estemporanee aggiunte cerchi di ricordarsi bene ciò che recita all'art.3“.. E' compito della Repubblica rimuovere gli ostacoli di ordine economico e sociale, che, limitando di fatto la libertà e l'eguaglianza dei cittadini, impediscono il pieno sviluppo della persona umana e l'effettiva partecipazione di tutti i lavoratori all'organizzazione politica, economica e sociale del Paese.”
Ma quello che sorprende ulteriormente, ma nemmeno tanto, sono le affermazione perentorie di Lupi tipo queste: ''La cosa più vergognosa che sia stata fatta a questo mondo, è l'idea che lo stato ti regala tutto” e “il lavoro non è solo prendere lo stipendio, ma è la dignità, è contribuire a sentirsi protagonista''.
Ma dove ha verificato che lo Stato ti regala tutto? vale forse per chi come lui è in Parlamento, dove chi ci dovrebbe rappresentare dispone spesso di trattamenti “agevolati”?
E riguardo al suo onirico afflato etico sul lavoro: provi a ripeterlo ad un lavoratore precario e sottopagato che potrebbe essere tutelato dall'introduzione di una legge sul salario minimo che invece la sua parte politica osteggia. Dignità e protagonismo, quelli non retorici, che derivano anche da quanto giustamente ci ricorda l'articolo della Costituzione già sopra richiamato.
Invece e al contrario, nella sua puntuale oratoria, esibita non solo in quella serata, non si scorge mai un barlume di seppur minima critica ad un sistema economico che subordina tutto alle logiche di un Mercato assolutizzato e peraltro condizionato fortemente dallo strapotere della Finanza.
Ma come, secondo il suo “credo” sociale e religioso, non dovrebbe essere l'Uomo, creatura di Dio, al centro del Sistema?
Di ben altri valori e contenuti è permeato il pensiero di un Papa di cui dovrebbe ben conoscere i pronunciamenti in campo non solo sociale.
Dall'Esortazione apostolica Evangelii Gaudium , vero e proprio documento programmatico di Papa Francesco, Cap. secondo, Punto 55: “La crisi finanziaria che attraversiamo ci fa dimenticare che alla sua origine vi è una profonda crisi antropologica: la negazione del primato dell'essere umano! Abbiamo creato nuovi idoli. L'adorazione dell'antico vitello d'oro (cfr Es 32,1-35) ha trovato una nuova e spietata versione nel feticismo del denaro e nella dittatura di una economia senza volto e senza uno scopo veramente umano. La crisi mondiale che investe la finanza e l'economia manifesta i propri squilibri e, soprattutto, la grave mancanza di un orientamento antropologico che riduce l'essere umano ad uno solo dei suoi bisogni: il consumo.”
Punto 56: “ Mentre i guadagni di pochi crescono esponenzialmente, quelli della maggioranza si collocano sempre più distanti dal benessere di questa minoranza felice. Tale squilibrio procede da ideologie che difendono l'autonomia assoluta dei mercati e la speculazione finanziaria”.
Punto 59: “Quando la società – locale, nazionale o mondiale – abbandona nella periferia una parte di sé, non vi saranno programmi politici, né forze dell'ordina o di intelligence che possono assicurare illimitatamente la tranquillità. Ciò non accade soltanto perché l'inequità provoca la reazione violenta di quanti sono esclusi da sistema, bensì perché il sistema sociale e economico è ingiusto alla radice”.
Ma forse queste esortazioni gli sono sfuggite...
* clicca qui - “Questo anche perché i candidati sono tutti di estrazione lecchese a parte Maurizio Lupi che però pur essendo milanese ha proprio a Merate e a Barzanò le sue basi operative attraverso "Costruiamo il Futuro" già dal lontano 2001”.
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Germano Bosisio