Comodamente sedute/82: costanza e fermezza nel perseguire i propri scopi

Giovanna Fumagalli Biollo
Che mi piacciono le serie TV non ho mai fatto mistero.
La sera dopo cena, mi concedo una puntata o due a seconda della stanchezza, mi prendo una pausa dalla vita e il peso del mondo si fa più leggero, perché si sa, vestire i panni degli altri qualche volta, insegna a stare più comode nei nostri.
Ne ho guardate veramente tante, e quando ne trovo qualcuna che mi piace particolarmente, la consiglio.
Siccome questa settimana abbiamo celebrato la Giornata internazionale della donna,che non è una festa, ma come amo sottolineare, un promemoria che ci ricorda che tutti possiamo fare di più e meglio per sollevare il genere femminile dalla condizione drammatica in cui versa ancora in troppi angoli della terra,  la serie tv di cui vi voglio parlare racconta proprio di donne.
Sto parlando di Cuori trasmessa lo scorso anno su Rai uno, e oggi disponibile su  Rai Play.
Di Cuori mi sono letteralmente innamorata, non solo perché racconta una complicata storia d’amore,  non solo perché è una serie TV ambientata in ospedale e confesso che questo genere è tra i miei preferiti, ma soprattutto per il pezzo di storia raccontata sullo sfondo.
E una fiction che oserei definire ambiziosa perché racconta e condanna  con coraggio i pregiudizi di genere e non solo. Siamo agli inizi degli anni  Sessanta, periodo di grande contraddizione dove progresso e tradizioni si incontrano e si scontrano di continuo, periodo in cui essere donna e medico sono due titoli difficili da concepire insieme. Se poi la donna in questione indossa minigonne, tiene il camice aperto, porta i capelli corti ed è innamorata di due uomini, vi lascio immaginare quanto impegno ci debba mettere a vivere la sua vita quotidiana.



Di cosa parla Cuori? Di un gruppo di giovani medici che negli anni 60 con il loro talento vogliono cambiare la storia della medicina, cimentandosi in interventi fino a quel momento mai realizzati.
Bellissima la ricostruzione ambientale, i costumi, la fotografia, bravissimi gli attori.
Le tematiche sociali pur tenute in sottofondo, emergono in tutta la loro prepotenza, il divorzio, l’aborto clandestino, i pregiudizi nei confronti delle donne che svolgono una professione ritenuta solo maschile e tanto altro.
Insomma una bella storia che vi consiglio  e che mi sarebbe piaciuto guardare con le mie figlie per ricordare loro ancora una volta quante battaglie le donne hanno dovuto combattere per ottenere quelli che oggi sono diritti acquisiti, quanta fatica, quanta umiliazione e quanti sacrifici hanno affrontato e quanto soprattutto sia importante che non diano per scontato tutto questo.
Ben vengano le fiction che portano a galla queste riflessioni, capaci di suscitare domande, curiosità, desiderio di andare alla ricerca della storia di personaggi femminili che hanno fatto la differenza e che ci insegnano la più grande delle lezioni: la perseveranza.
“Costanza e fermezza nel perseguire i propri scopi o nel tener fede ai propri propositi, nel proseguire sulla via intrapresa o nella condotta scelta”.
Vietato arrendersi, vietato rassegnarsi e soprattutto non curarsi di chi vorrebbe che rallentassimo, o peggio ancora di chi ci convince che non ce la faremo mai a raggiungere la meta.
E siccome questo articolo, l’avrete capito, oggi celebra il genere femminile, voglio cogliere l’occasione per celebrarci un po’, per non dimenticare quanto siamo speciali.
E lo voglio fare con le parole di una canzone che continuo a incontrare in questi giorni e che trovo molto significativa.
Sto parlando de La vita splendida, l’ultima canzone di Tiziano Ferro scritta da quel poeta assoluto che è Brunori SAS.



Ci siamo dentro un po’ tutte, per questo la voglio dedicare a noi.
A noi stanche, disilluse, scoraggiate, che solo Iddio sa dove troviamo la forza, eppure la troviamo e non se ne parla proprio di fermarci.
A noi che perseveriamo, ma qualche volta, forse dovremmo smettere di farlo, perché la direzione presa, non ci porta da nessuna parte.
A noi che ce ne abbiamo messo del tempo per trovare il coraggio di dire che siamo felici, per un lavoro che ci piace, per un amore che avevamo smesso di aspettare ed è arrivato a sorpresa, per un figlio che arriva oppure riparte, per una casa che ci accoglie ogni sera senza fare domande.
A noi che ogni santa mattina mettiamo i piedi giù dal letto con la ferma di intenzione di provare a cambiarlo almeno un po’ questo mondo, e finché continueremo a crederci che possiamo cambiare le cose, lo faranno anche le nostre figlie.
A noi che nonostante ci tarpino le ali, troveremo sempre la maniera di levarci in volo.
“Tu che più cadi più ritorni in piedi
Tu che alla fine ancora un po’ ci credi”.
Vi auguro una buona domenica che comincia a profumare timidamente di primavera e come sempre se volete tenermi compagnia vi aspetto nel mio blog www.comodamentesedute.com per leggere altri articoli.
Rubrica a cura di Giovanna Fumagalli Biollo
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