10 marzo 2020: il covid dilaga come la peste. Tre anni dopo Merate sta ancora studiando il monumento agli ''eroi'', ormai dimenticati


Ore 14 del 10 marzo 2020: davanti al Pronto Soccorso del San Leopoldo Mandic sono in coda dieci ambulanze. Altre stanno scaricando i pazienti, dentro i locali dell'emergenza-urgenza si aggirano figure mai viste, coperte di teli con mascherine sul volto e copricapi.


Il pronto soccorso è sotto pressione da molti giorni con una media di 60 pazienti in attesa. Nell'area "polmone" i ricoverati sono ormai una sessantina.


Da ore, fuori, sostano mezzi di soccorso sono giunti da Boltiere, Mantova, Lomazzo, Bonate, Viadana, Bosisio Parini, Lecco. E Merate, naturalmente. Una via vai continuo e più la direzione medica di presidio guidata dalla dottoressa Valentina Bettamio riesce a reperire letti, più questi nuovi posti sono immediatamente occupati. Il pronto soccorso è sotto pressione da molti giorni con una media di 60 pazienti in attesa. Nell'area "polmone" i ricoverati sono ormai una sessantina.

 

 

 

E' il giorno più terribile nella pur lunghissima storia dell'ospedale cittadino. Il personale di qualsiasi rango è sotto una pressione insostenibile. Ci sono medici e infermieri che per non tornare a casa rischiando di contagiare i famigliari, cercano alloggi di fortuna dove riposare qualche ora. Prima di riprendere turni da 15-16 ore.

In breve sono diventati eroi. Fino alla fine dell'emergenza. Poi sono tornati dipendenti, costretti per la scarsità di organico a servizi allungati senza concreti riconoscimenti economici. Qualcuno è persino finito sotto la commissione disciplinare, si sono presto scordati del lavoro estenuante di quei mesi.

 

Ma dalla tragedia alla farsa il passo è breve, e questo, inevitabilmente, porta la firma della Giunta di Merate che per ricordare quei giorni, i morti di covid e soprattutto gli "eroi" ora dimenticati, lancia un concorso per la realizzazione di un monumento. Un classico italiano dei più vetusti: un'opera come ringraziamento. Il concorso lo vince tale Manuela Mocellin con il progetto "La Fenice". Ma nel frattempo esplodono i costi della materia prima e lo stanziamento del Comune non basta più. Il premio è di 10mila euro e il tempo di esecuzione dell'opera di 180 giorni. L'artista rinuncia. Ma la Giunta non demorde, come se importasse a qualcuno un monumento di tal fatta. E passa al secondo classificato, Giancarlo Leone con l'opera "Mani che pregano". Ma anche lui potrebbe declinare.

Nel frattempo il covid è uscito dalla scaletta dei telegiornali e dai menabo' dei giornali. Non fa più notizia. Ma Gli uomini e le donne di Massimo Panzeri sono determinati a andare avanti.

Anche se quelle immagini di tre anni fa, ormai appaiono sfuocate. E gli eroi sono tornati normali lavoratori.

 

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