Montevecchia: incidente mortale del 2019. Chiesti 10 mesi per l'imputato

Arriverà settimana prossima, il 14 marzo, la decisione del giudice Martina Beggio in merito al tragico incidente avvenuto a Montevecchia il 3 settembre 2019, costato la vita al 17enne Emanuele Cosentino. Il giovane in sella al suo motorino stava rientrando a casa, a Seregno, dopo aver trascorso con amici il pomeriggio a Montevecchia, quando, all'incrocio fra Via Belvedere e Via Palazzetto, era sbucato un furgone: sembra che Emanuele abbia perso il controllo del suo scooter prima di urtare il mezzo e finire a terra, con la gamba incastrata sotto una ruota del veicolo. Le sue condizioni erano parse gravi fin da subito: dopo aver trascorso la notte in terapia intensiva al san Gerardo di Monza, l'indomani era deceduto.


Quest'oggi, nelle aule di giustizia del Tribunale di Lecco, è toccato al conducente del camioncino (ora accusato dalla Procura della Repubblica di omicidio stradale) rendere il proprio esame e raccontare la propria versione dei fatti. L'uomo, un 56enne di origini rumene residente in provincia di Pavia, ha ricostruito con la voce rotta quanto avvenuto quel giorno: "Ero lì per l'azienda per cui lavoro da 18 anni: dovevo portare la sabbia in una stradina stretta e quello era già il terzo viaggio che facevo". Ha incominciato l'odierno imputato, che ha proceduto a ricostruire la dinamica del sinistro sottolinendo la sua attenzione nell'intraprendere l'incrocio: "Ne avevamo parlato con i colleghi i giorni prima di quanto fosse pericoloso e di come la visibilità fosse scarsa".
Prima di immettersi su via Palazzetto, infatti, il 56enne avrebbe guardato più volte, prima per far passare un'autovettura, poi un altro giovane in moto: "ho guardato ancora e non c'era nessuno. Ho inserito la marcia e sempre guardando se arrivasse qualcuno sono partito. Poi ho visto il ragazzo, ma ormai ero già in mezzo alla carreggiata. Non pensavo minimamente che potesse venirmi addosso".
"Sono tre anni e mezzo che soffro. Non dormivo più la notte" ha dichiarato l'uomo, cui è stato anche diagnosticato in seguito all'evento un disturbo post traumatico da stress.
Una volta dichiarato concluso il dibattimento il vpo Caterina Scarselli ha chiesto la condanna del 56enne a 10 mesi di reclusione, tenendo conto anche delle attenuanti generiche.
Si è invece battuto per l'assoluzione del proprio assistito l'avvocato Massimo Adriatici che, citando quanto riportato in aula dai testimoni oculari, ha cercato di sconfessare quanto attestato dal consulente della pubblica accusa. L'ingegner Romaniello, in particolare, non aveva ravvisato sul luogo dell'incidente problemi di visibilità alcuna, mentre in aula questo punto era stato trattato più volte: stando alla tesi difensiva ci sarebbe un immobile che ostruirebbe completamente la visuale su chi "scende" da via Palazzetto. "Quando il camion ha iniziato la manovra non c'era nessuno all'orizzonte" aveva dichiarato una teste, confermando la versione dell'odierno imputato. Secondo l'avvocato, dunque, al conducente del furgone non si potrebbe muovere alcun tipo di rimprovero per la manovra ed alla luce di questo ne ha chiesto l'assoluzione piena.
Si attende quindi la sentenza, prevista per martedì prossimo.
F.F.
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