Cernusco: l'ultimo saluto a Paolo Maggioni. La figlia Monica, ''ha lottato per un mondo migliore per i lavoratori e per gli ultimi''



Sono stati in moltissimi a porgere l’ultimo saluto a Paolino Maggioni, venuto a mancare nella notte tra il 2 e il 3 marzo all’età di 87 anni. Il funerale è stato celebrato nel pomeriggio di oggi, sabato 4 marzo, nella chiesa parrocchiale di Cernusco Lombardone. A celebrare l’omelia è stato don Carlo Motta, parroco di Calco, Comune dove si era trasferito il cernuschese. Il sacerdote ha espresso che per affrontare il mistero della morte bisogna sapersi abbandonare.


Don Carlo Motta

Un tratto di consapevolezza e umiltà che il prete ha riscontrato in Paolo Maggioni, che ha avuto modo di visitare negli ultimi tempi. “Sto chiedendo a Gesù di accompagnarmi a morire” aveva rivelato l’87enne a don Carlo. Un pensiero che ha richiamato nel sacerdote un passo di Giobbe: “Io so che il mio Redentore è vivo e che alla fine si ergerà sulla polvere”. Un ulteriore rimando alla Bibbia, in riferimento alla sofferenza del martirio di Cristo.



Don Carlo Motta ha poi descritto la partecipazione di Paolino Maggioni alla vita pubblica: “Non si è sottratto dal guardare seriamente alla vita, impegnandosi e dandosi da fare per gli altri e per la comunità”. Per il sacerdote il funerale è anche il momento di riconciliazione e di gratitudine con il defunto, così ha rivolto il suo personale grazie a Paolino. Ha infine ricordato l’ultima visita al fondatore della Emmetre Utensili, su sua richiesta per confessarsi e ricevere la comunione. “Abbiamo chiacchierato un po’ quel pomeriggio e alla fine mi ha salutato così: ‘Ti aspetto di là’. Io allora adesso gli dico: ‘Aspettami di là, che un giorno verrò anch’io e magari ci rivedremo’”.




L'ex ministro Maurizio Martina

Tanti i volti del tessuto politico e sociale locale alla funzione funebre. Erano presenti il sindaco e il vice di Merate, Massimo Panzeri e Giuseppe Procopio, mentre del gruppo di minoranza Patrizia Riva. C’erano diversi rappresentanti del gruppo di minoranza di Cernusco e l’ex sindaco Sergio Bagnato, ma c’erano anche esponenti della maggioranza di Osnago e del Partito Democratico del territorio. Così come tanti volontari nel ricco tessuto delle associazioni del Meratese. Tra le persone più conosciute, l’ex Ministro ed ex segretario nazionale del PD Maurizio Martina, il giornalista Marcello Sorgi e il consigliere regionale Gian Mario Fragomeli.


Il giornalista Marcello Sorgi

Prima della benedizione della salma e della conclusione della funzione funebre, ha preso la parola la figlia Monica, direttrice del Tg1, che ha cominciato con una citazione di sant’Agostino: “Signore, tu ce l’hai dato ed è la nostra felicità, Signore tu ce lo togli e noi te lo restituiamo con il cuore pieno di dolore”.





Ha poi ripercorso la vita del padre: “Nascere qui nel secolo scorso non era semplicissimo, era la Brianza povera, contadina. C’erano ciurme di ragazzini a scorrazzare per i cortili e tra i nostri boschi. Le scarpe erano un lusso per pochi, la stalla era a fianco della casa e c’era un rapporto forte con la terra, con i boschi e gli animali. Ti è sempre rimasto addosso tutto questo e lo hai trasmesso anche a noi. Abbiamo vissuto questi anni a guardare il ciclo delle nostre piante, ti abbiamo visto allevare i canarini e le specie esotiche. Ci hai insegnato ad accorgerci della bellezza del Creato”.


Monica Maggioni

Una biografia intima di una giornalista di razza, che ha descritto con orgoglio l’impegno sindacale del padre: “Per te la fabbrica era una dimensione per leggere nei tuoi compagni sfruttati quello che avevi pregato nel Vangelo. La fabbrica delle umiliazioni delle ragazze, della fatica del turno C, della salute distrutta dal nero fumo, di lavoratori che cercavano una strada per rispetto e non per sfruttamento".



"E allora con la tuta di operaio addosso, hai imparato a saltare sul tavolo nell’assemblea di fabbrica e diventare il riferimento per gli altri - ha proseguito Monica Maggioni - Altoparlante in mano per dire che gli operai lavorano duro ma devono essere trattati come uomini, per dire fine al cottimo, per affermare che doveva essere garantito il diritto alla salute e che il lavoro non doveva distruggere l’essere umano. Era il ’69 e spiegavi che il mondo si migliora impegnandosi in prima persona, anche in fabbrica”.



Quindi i valori trasmessi ai compagni ma anche ai famigliari sull’importanza dello studio, delle letture, della comprensione, dell’impegno. “Fede, lavoro e una fiducia incrollabile negli esseri umani – ha proseguito Monica Maggioni rivolgendosi direttamente al padre – La tua passione per la politica nasce qui, non è ideologia, è la costruzione di un mondo migliore per gli uomini, di un luogo in cui anche agli ultimi vengono date le opportunità, in cui l’ingiustizia non viene data come condizione accettata dell’esistere. Non hai mai smesso di lottare e di pensare al mondo come un posto senza confini”.



È stato poi richiamato il rapporto di amicizia con David Maria Turoldo e gli insegnamenti sull’accoglienza e sulla disponibilità verso il prossimo e anche verso i propri famigliari. Infine il suo personale grazie al padre e una citazione dello stesso Turoldo: “Non so come, non so dove, ma tutto perdurerà di vita in vita e ancora da morte a vita, come onde sulle balze di un fiume, senza fine”.
M. P.
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