Merate: centinaia alla marcia della Pace che attraversa la città. ''Cambiano le strategie ma quello che resta sono le vittime''

Centinaia le persone che nel tardo pomeriggio di giovedì 2 marzo hanno preso parte alla fiaccolata della pace a Merate, a un anno dallo scoppio della guerra in Ucraina e dal presidio che si tenne in centro al paese per quella occasione proprio lo scorso 2 marzo. Il punto di ritrovo è stato fissato a Novate, presso la chiesa, dove don Davide Serra ha voluto accogliere i partecipanti e dare alcune indicazioni.




Sempre qui è intervenuto don Marco Tenderini, sacerdote a Bonacina di Lecco e responsabile della Caritas decanale, che ha consiviso una breve riflessione per accompagnare la fiaccolata: "Le notizie della guerra sono ormai fredda cronaca quotidiana e l'opinione pubblica è come assuefatta, un assuefazione che rischia di farci perdere quell'interrogativo e sofferenza interiore che sono parte della nostra umanità - ha detto - Certo sono gravi le conseguenze economiche, ma quello che non si riesce più ad avvertire è che c'è bisogno di uno sguardo di solidarietà, uno sguardo che sappia vedere le storie delle persone. Occorre andare oltre la cronaca e aprire spazi di riflessione interiore e comunitaria su quello che significa realmente la guerra, bisogna provare a porre gesti e azioni di pace sostituendo i segni del potere con il potere dei segni".




"Quello che siamo a vivere qui sta sera- ha continuato il sacerdote - è una azione di pace. In questo anno il cosiddetto popolo della pace, che qui è ben rappresentato, è stato spesso tacciato di stare dalla parte dell'aggressore o di volere la resa dell'Ucraina. Sgomberiamo il campo: chiedere la pace non è un'alternativa alla condanna senza se e senza ma dell'aggressore, ma significa immettere nel discorso pubblico un'energia contraria alla logica ferale e inevitabile della violenza". Ed è stato proprio con questa energia in corpo che i tanti manifestanti hanno lasciato la chiesa e, muniti di fiaccole, si sono incamminati lungo via De Gasperi, creando un lungo serpentone luccicante. 

Tanti i gruppi di cittadini e i rappresentati e i soci delle associazioni locali che hanno scelto di sostenere l'iniziativa. Diversi anche i membri delle amministrazioni dei comuni della zona con tanto di fascia tricolore tra cui Merate, Robbiate, Lomagna, La Valletta brianza.

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Il gruppo, risalendo da via Bonfanti, ha raggiunto il cuore della città, illuminandone le vie fino a raggiungere il sagrato della chiesa dedicata a San't Ambrogio, dove sono state condivise due testimonianze. Un rappresentante dell'associazione Reaction di Vimercate ha spiegato quanto ha fatto la realtà nell'ultimo anno. Costituita proprio a pochi giorni dallo scoppio della guerra, Reaction è nata dalla volontà di fare concretamente qualcosa per aiutare le persone vittime del conflitto. "In pochi giorni abbiamo raccolto 9 tonnellate tra cibo e medicinali e abbiamo organizzato carovane con 11 furgoni - ha spiegato Luca - Abbiamo  creato una rete di supporto che tutt'ora funziona, semplicemente portando le testimonianze dei viaggi di volta in volta. Ora la rete si auto-sostiene e raccoglie bisogni sempre più specifici, come medicinali chemioterapici per l'ospedale di Kiev".

La seconda testimonianza invece è stata di una giovane ucraina che da quando è scoppiata la guerra è approdata a Merate e a un anno di distanza è ancora in paese, dove ha dato vita al progetto "дах", dall'ucraino "Tetto". "Da piccola venivo in vacanza qui, un anno fa la guerra mi ci ha riportata - ha detto Helperina, fuggita da Černihiv - Stando qui ho voluto aiutare comunque le persone a casa mia, che stanno soffrendo la guerra, soprattutto gli anziani che hanno perso le loro case durante i bombardamenti. Con quattro fotografi di Černihiv abbiamo dato vita a questo progetto fotografico che raccoglie fondi per sostenere le famiglie di questi anziani che hanno perso le loro case. Grazie alla mia famiglia italiana e ai tanti meratesi che hanno sostenuto il progetto abbiamo fatto 15 mostre. Grazie anche all'associazione Cassago chiama Chernobyl, attraverso la quale abbiamo spedito soldi per la ricostruzione delle case. Abbiamo partecipato alla ricostruzione di più di 50 case, abbiamo costruito 5 piccole abitazioni per coppie di anziani, installato finestre, porte, e ripristinato elettricità e gas in alcune case". 


Il lungo serpentone con tante fiaccole accese ha lasciato la parrocchiale ed è giunto in piazza Prinetti poco prima delle 19, percorrendo i vicoli della vecchia Merate. Dopo un momento musicale, con brani famosi perchè legati proprio alla pace e all'attivismo dei vari movimenti nel corso della storia, a prendere la parola è stata una rappresentante di Emergency che ha ricordato il fondatore Gino Strada e il suo impegno fino all'ultimo per far comprendere la stupidità della guerra che cambia luogo e tattica ma che di costante, nei secoli e nel mondo, ha sempre e solo le vittime.
E' stata poi la volta di tre padri comboniani che hanno letto il messaggio (CLICCA QUI) diramato dalla loro comunità all'indomani della tragedia sulla spiaggia di Cutro. Vittime anche queste di una guerra che si chiama fame, disperazione, ricerca di un futuro migliore e che miete ogni giorno vittime.

"Abbiamo forse tutti e tutte perso quello che ci rende umani cioè il sentire compassione per chi soffre! È proprio questo che fa di noi dei Missionari e Missionarie, persone che sentono sulla loro pelle la sofferenza degli altri esseri umani e degli oppressi. Per questo sentiamo il diritto di parlare della sofferenza dei nostri fratelli e sorelle migranti, frutto amaro di questo sistema economico-finanziario militarizzato".
"Perchè ci dimentichiamo delle guerre?" ha domandato uno dei missionari, elencando poi tutti i conflitti attivi nel mondo e perlopiù sconosciuti, come quelli del centrafrica che vanno avanti da decenni e che hanno cause molto simili a quelle del contenzioso tra Russia e Ucraina.

"Quando gli elefanti litigano a rimanere schiacciata è sempre l'erba" ha ricordato poi un altro missionario citando un proverbio africano che sintetizza con una immagine come a farne le spese, in una guerra, siano sempre i più piccoli e i poveri.
E' stata poi la volta del sindaco Massimo Panzeri che ha letto un messaggio di ripudio della guerra e di speranza in un cessate il fuoco in tempi rapidi, rivolgendo un pensiero a tutti coloro che in questi mesi si sono dati da fare per accogliere e aiutare i profughi ucraini.
La manifestazione titolata "Responsabili di Pace" ha visto le associazioni proponenti e partecipanti sfilare al microfono per proclamare il proprio impegno quotidiano e chiudere così una parentesi che, escluso l'antefatto, ha saputo unire tutti in un momento corale, pacifico e sincero.

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